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Le dimissioni di Vasco Errani

Dopo essere stato condannato in Appello a un anno di reclusione per falso ideologico nell'ambito del processo Terremerse, Vasco Errani, da quindici anni governatore dell'Emilia-Romagna, ha stamane rassegnato le dimissioni, scrive, come gesto di responsabilità per «tutelare l’istituzione» che rappresenta: «Non si faccia nessuna confusione: quanto subisco io personalmente non diventi fango per l’istituzione. Per questo intendo rassegnare subito le mie dimissioni, e nel farlo rivendico il mio impegno e la mia onestà lungo tutti questi anni». Con lui sono stati condannati anche i dirigenti regionali Terzini e Mazzotti, condannati rispettivamente a un anno e due mesi per falso e favoreggiamento, accusa - quest'ultima - caduta nei confronti di Errani perché il favorito - per la Procura - è stato il fratello del governatore, Giovanni.

L'inchiesta - che ora produrrà l'effetto politico di commissariare la regione per tre mesi, fino a nuove elezioni - risale al 2006, quando la coop Terremerse, che era presieduta appunto da Giovanni Errani, ricevette un finanziamento da un milione di euro dalla Regione per costruire una cantina vinicola a Imola senza averne i requisiti. Fu nel 2009, dopo l’uscita di un articolo de Il Giornale sul caso, che il governatore dimissionario fece scrivere una relazione dai due dirigenti condannati (Terzini e Mazzotti), inviandola in Procura, dove era scritto non c’erano state irregolarità.

Quello, secondo i pm, fu un tentativo di depistare le indagini:  Errani avrebbe fatto pressing sui due funzionari per far compilare loro la relazione falsa su Terremerse. Nel novembre del 2012, in primo grado, arrivò l’assoluzione del gup Bruno Giangiacomo a carico di Errani, difeso dall’avvocato Alessandro Gamberini, perché «il fatto non sussiste». Oggi, in appello, quello che è stato il dominus della politica emiliano-romagnola per tre lustri viene condannato. Il suo avvocato parla di sentenza sconcertante. Intanto, il Pd chiede al governatore di rimanere al suo posto fino a nuove elezioni, per evitare il commissariamento della Regione. 

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