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March 12 2018
Sul cervello ci sarebbe un mondo di cose da dire, essendo non solo l’organo più principale del nostro corpo, ma anche l’oggetto più complesso dell’intero universo.
Nella Settimana Mondiale del cervello, la campagna di sensibilizzazione promossa dalla Società italiana di Neurologia (Sin) dal 12 al 18 marzo, dal titolo «Non c’è muscolo senza cervello», l’importanza è stata data alle malattie che ne compromettono il funzionamento (colpiscono, in Italia, 5 milioni di persone) e alle novità terapeutiche.
E non parliamo solo di farmaci, per quanto innovativi. A dare una mano ai pazienti con disabilità neurologiche sono anche i social network e le nuove tecnologie. I primi, se di qualità e ben gestiti, diventano un modo veloce ed efficace per ricevere informazioni scientifiche altrimenti non raggiungibili. Un esempio è quello del social network dedicato alla sclerosi multipla della Clinica Neurologica all’Università della Campania «Luigi Vanvitelli» (Napoli), diventato un punto di riferimento in Italia.
«Il nostro social network è nato per interagire con i pazienti» spiega Gioacchino Tedeschi, direttore della I Clinica di neurologia e neurofisiopatologia all’Università della Campania. «Naturalmente prevede la supervisione dei noi medici, perché è fondamentale impedire fake news e dare contenuti corretti. Il vantaggio del social network che i pazienti possono parlare in libertà sentendosi più a loro agio che di fronte al medico. Finora 13 mila partecipanti». Oltre ai blog dei pazienti, ci sono spazi in cui i medici rispondono alle domande dei malati, e due psicologi.
Un’altra possibilità offerta dalle nuove tecnologie è quella dei videogame terapeutici, i cosiddetti exergaming: videogiochi che arrivano fino alla realtà aumentata o alla realtà virtuale, applicati alla riabilitazione nella sclerosi multipla così come dopo un ictus, o nella sindrome di Down, nei disturbi dello sviluppo, nel Parkinson.
«Il nostro gruppo, insieme a un’azienda farmaceutica e a un’altra che produce consolle, sta avviando un progetto per la riabilitazione a casa» dice Tedeschi. «Il vantaggio che ci aspettiamo è riuscire a fare ai pazienti la riabilitazione domiciliare, in modo autonomo seppure monitorato dai medici». Un approccio «casalingo» applicabile a casi mirati, peraltro, dove i pazienti non hanno gradi severi di disabilità o non sono troppo anziani. L’obiettivo futuro è mettere a punto console specifiche e terapeutiche.
Un percorso più semplice (ed economicamente più accessibile) è, infine, quello dei wearable device: dai braccialetti che monitorano l’attività fisica a quelli che tengono sotto controllo i parametri vitali, fino ai vestiti realizzati con filati intelligenti che regolano la temperatura corporea o incorporano sensori di movimento.
«Strumenti indossabili che sono la versione moderna e miniaturizzata degli accelerometri e degli actigrafi» conclude Tedeschi. Danno al medico che riceve le informazioni sul suo smartphone, la possibilità di seguire l’attività del paziente su un tempo più lungo, e in modo più accurato, di quello di un controllo in ambulatorio: dati calati nella realtà quotidiana e nella vita reale».
Tutti i temi della Settimana mondiale del cervello: www.neuro.it
- L’orologio biologico e il sonno nelle patologie neurologiche.
- Le demenze: la ricerca su nuove terapie e procedure diagnostiche.
- Le malattie neuromuscolari: novità terapeutiche.
- Le innovazioni tecnologiche al servizio della neurologia.