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March 28 2017
Capire l’universo che ci circonda, conoscere – almeno in minima parte – le leggi fisiche che lo governano: questi sono gli obbiettivi del saggio divulgativo L’esplorazione dell’universo (Bollati Boringhieri 2017) di Priyamvada Natarajan.
Natarajan è un’astrofisica che nelle sue ricerche si occupa principalmente buchi neri, energia oscura e materia oscura, i tre grandi misteri dello spazio. Ma per riuscire ad avere un’idea, per quanto inevitabilmente ancora confusa, dell’argomento, è necessario fare un passo indietro, e scoprire com’è cambiata la nostra visione del cosmo da quando Anassimandro ipotizzava che la Terra fosse un cilindro galleggiante, alle ultime ricerche sugli esopianeti.
Ampliare la mappa
Come è avvenuto con le cartine dei primi navigatori ed esploratori terrestri, anche la mappatura del cielo è stata graduale. Una delle prime mappe celesti che conosciamo è il Disco di Nebra, un manufatto dell’età del bronzo che rappresenta Sole, Luna e stelle. Ma la strada è ancora lunga e Natarajan, con un corposo ma per nulla noioso excursus, ci fa conoscere le ricerche dell’astronomo Tolomeo (proprio quello del modello tolemaico!), la rivoluzione di Niccolò Copernico, che pone il Sole – e non più la Terra – al centro dell’universo, e le ricerche di Keplero.
Quello a cui le ricerche moderne hanno condotto, però, è un modello di dimensioni e implicazioni mai immaginate: siamo usciti dalla nostra galassia per scoprire che ci sono infinite altre nebulose fuori dalla Via Lattea. Siamo partiti pensando alla Terra come un unicum per scoprire che il nostro pianeta è uno tra molti, il nostro Sistema Solare è uno tra molti, e anche la nostra galassia è una tra molte. Possibile che lo sia anche l’intero Universo? È quello che sostengono i fautori della teoria del multiverso.
Passare al lato oscuro
Quello di “buco nero” è un termine che è stato utilizzato fin dalla seconda metà del '700 per parlare di esperienze orribili e di buie e inaccessibili prigioni. Questo fino alle teorie della relatività di Einstein e al concetto di curvatura dello spazio-tempo, quando “buco nero” ha cominciato a significare tutt’altro. Con questo termine ci riferiamo infatti alle singolarità, infinitamente piccole e dense, in cui si trasformano alcune stelle morenti. I buchi neri appunto, impossibili da vedere ma di cui percepiamo la presenza perché provocano una curvatura estrema dello spazio-tempo e influiscono sulla propagazione della luce nelle loro vicinanze. Cosa succede al loro interno? Non lo sappiamo, non siamo ancora stati capaci di andare oltre quel limite a cui è stato dato l’evocativo nome di “orizzonte degli eventi”.
Ma i buchi neri non sono l’oggetto più misterioso dell’astrofisica: vi è infatti una sostanza invisibile e inerte presente in tutto il cosmo e di cui possiamo solo cogliere gli effetti. È la materia oscura e rappresenta la quasi totalità della massa dell’universo. La sua storia è complessa come un’investigazione poliziesca in cui manca il corpo del reato, perché la sua esistenza non è provata da nessuna teoria matematica e la sua scoperta è dipesa da osservazioni che Natarajan stessa definisce sconcertanti, in quanto del tutto incompatibili con le teorie newtoniane. Grazie al lavoro di svariate equipe di astrofisici e del telescopio spaziale Hubble, è stato possibile mappare la concentrazione della materia oscura. Ma anche in questo caso, la strada per una risposta certa sulla sua natura è ancora lunga.
C'è vita nell'universo?
L’esplorazione dell’universo racconta tutte quelle scoperte che, dalle osservazioni di Galileo Galilei, alla radiazione fossile del Big Bang, hanno rivoluzionato la nostra percezione del cosmo e del nostro posto in esso. Di fronte a studi sempre più avanzati sugli esopianeti (ossia pianeti abitabili intorno ad altre stelle), la domanda che ci tormenta, accanto a tutti i misteri dello spazio che ancora non abbiamo risolto, è: siamo davvero soli nell’universo? La maggior parte degli scienziati è propensa a ritenere che con ogni probabilità, nelle infinite galassie che roteano intorno a noi, ci possa essere vita. Tuttavia il dibattito su cosa sia effettivamente vita non si è ancora risolto: parliamo di cellule infinitesimali o di forme di vita senzienti?
Altre problematiche relative alla possibilità di vita nell’universo sono la percentuale di pianeti abitabili, e quella di civiltà con tecnologie abbastanza sviluppate e con una longevità avanzata (e che, soprattutto, abbiano queste caratteristiche contemporaneamente a noi). Sembrano ipotesi da romanzo di fantascienza ma in realtà sono possibilità su cui varie équipe di ricercatori si sono trovate più volte a riflettere e a scontrarsi.
Una cosa è certa, l’astrofisica sta raggiungendo stadi estremamente avanzati e conoscere l’universo che ci circonda è emozionante oltre che necessario. Il saggio divulgativo di Priyamvada Natarajan, è facilmente fruibile, interessante ed esaustivo, insomma un ottimo strumento per dare inizio alla propria personale esplorazione dell’universo.
Priyamvada Natarajan
L'esplorazione dell'universo
Bollati Boringhieri, 2017
249 pp., 24 euro