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LAKRUWAN WANNIARACHCHI/AFP/Getty Images
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L'estremismo religioso e politico che assedia l'Asia

Organizzazioni religiose integraliste musulmane, buddiste e indù, stanno crescendo in tutta l’Asia, creando nuove e pericolose divisioni all’interno delle comunità.

Questi movimenti, che hanno la capacità di riaccendere i conflitti etnici e molto spesso si muovono nella zona grigia tra religione e politica, hanno aumentato il loro potere grazie a Internet, soprattutto conducendo campagne sui maggiori social network.

AUTORITÀ PREOCCUPATE IN INDONESIA

In Indonesia diversi gruppi estremisti islamici stanno aumentando il loro consenso tra la popolazione.

Tra questi troviamo l’Islamic Defenders Front (Fpi), che negli ultimi giorni ha minacciato "azioni radicali" contro le imprese colpevoli di far indossare vestiti da Babbo Natale ai propri dipendenti durante le feste.

L’organizzazione nei mesi scorsi si era resa protagonista di numerose incursioni nei ristoranti e nei bar che servivano alcolici durante il digiuno del Ramadan.

Il gruppo non rivendica l’affiliazione con Al Qaeda – che sta cercando di riorganizzarsi proprio nel sud-est asiatico, vista la perdita di consenso in Medio Oriente – né con i miliziani dello Stato Islamico, ma le loro minacce e i loro comportamenti radicali preoccupano le autorità.

NELLE FILIPPINE AVANZA L’ISIS

Nell’isola di Mindanao, nelle Filippine meridionali, lo stallo del trattato di pace tra il governo guidato da Rodrigo Duterte e il Moro Islamic Liberation Front (Milf) che da anni richiede l’autonomia, sta favorendo l’avanzata delle organizzazioni che hanno giurato fedeltà a Isis.

Lo scenario è preoccupante. I miliziani legati allo Stato Islamico hanno occupato per quasi cinque mesi la città di Marawi e molti giovani, che sono rimasti affascinati dall’azione degli jihadisti, si stanno unendo ai tagliagole. Sidney Jones, direttrice dell’Institute for Policy Analysis of Conflict di Giacarta, ha spiegato che i gruppi radicali sono cresciuti «grazie all’uso di internet», riuscendo ad «attirare anche studenti e docenti della Mindanao State University di Marawi».

IN BANGLADESH L’ISLAM RADICALE CRESCE

In Bangladesh, l’islam è religione di Stato e più del 90 per cento delle persone si riconoscono nel Corano.

In questo contesto, in gran parte caratterizzato da un islam tollerante e moderato, però, l’estremismo sta avanzando. E dopo l’attentato del luglio 2016 nella zona diplomatica di Dacca rivendicato da Isis, che ha provocato la morte di 23 persone, compresi 9 nostri connazionali, la paura di un islam radicale sempre più forte è concreta.

Uno dei gruppi più attivi e Hefazat-e-Islam, nato nel gennaio 2010, che ha portato avanti diverse proteste. Negli ultimi giorni è scesa in strada anche per manifestare il proprio dissenso alla decisione di Trump su Gerusalemme capitale di Israele.

Con queste azioni, il gruppo, scrive il giornalista Shantanu Mukharji su Dailyo, «ha ottenuto il sostegno delle organizzazioni fondamentaliste internazionali ed è riuscito ad avvicinarsi ad Al Qaeda e, molto probabilmente, anche allo Stato Islamico».

IN BIRMANIA AUMENTA L’ESTREMISMO BUDDISTA

Nella ex Birmania – ribattezzata Myanmar dalla giunta militare nel 1989 – gli intransigenti buddisti hanno alimentato le violenze contro l’etnia Rohingya, considerata la minoranza musulmana più perseguitata al mondo.

In particolare il gruppo 969 – tre cifre che rappresentano le virtù del Budda, le pratiche buddiste e la comunità dei fedeli –, nato nel 2012, guidato dal monaco Bhikkhu Wirathu, che ha portato a termine molte azioni anti-islamiche. Secondo il loro leader, si legge in diverse pagine Facebook, i buddisti sarebbero «superiori agli altri».

BUDDISTI ALL’ATTACCO ANCHE NELLO SRI LANKA

Nello Sri Lanka, invece, preoccupa il Bodu Bala Sena (Bbs) – che tradotto, significa «Forza potere buddista» –, un gruppo radicale buddista cingalese. Per molti analisti, molto simile al 969 birmano. Guidato dal monaco Galagoda Aththe Gnanasara Thero, l’organizzazione è nata con lo scopo di difendere la «minacciata identità buddista» dalla minoritaria popolazione di fede musulmana.

«La loro influenza non va sottovalutata: il Bbs ha contatti con le alte sfere del potere, come nel caso di Gotabaya Rajapaksa, il Segretario della Difesa», scrive Emanuele Bompan su La Stampa.

IN INDIA, LE VIOLENZE DEGLI INDÙ

In India gli estremisti indù si sono resi protagonisti di numerose violenze. Secondo il recente rapporto A Narrowing Space: Violence and Discrimination Against India’s Religious Minorities, prodotto dal Center for Study of Society and Secularism di Mumbai e da Minority Rights Group International, i musulmani sarebbero le principali vittime dell’estremismo.

Ma anche cristiani e sikh sono colpiti. La situazione rischia di sfuggire al controllo. «Una violenza a volte aperta, a volte strisciante, ha avuto, negli ultimi cinque anni, conseguenze significative sulle minoranze religiose in molte aree dell’India.

In particolare i musulmani, la minoranza più consistente con 190 milioni di individui (il 14 per cento della popolazione) hanno subito minacce, aggressioni, devastazione di luoghi di culto e conversioni forzate», si legge nel documento. Una sorte simile è toccata ai cristiani (2,7 per cento) e ai sikh (1,7 per cento).

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