L'esercito libanese si ritira dal confine mentre è tutto pronto per l'operazione di terra israeliana

Ieri sera il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato «la fase successiva dell'operazione in Libano,» ovvero l'operazione di terra. Durante la riunione di Gabinetto i ministri hanno protestato per le indiscrezioni provenienti dagli Stati Uniti sulla manovra militare, dopo che avevano ricevuto un aggiornamento da Israele. Il portavoce dell'IDF, Daniel Hagari, ha lanciato un appello pubblico, invitando gli israeliani a non divulgare informazioni sui movimenti delle forze armate. Questo avviene mentre si moltiplicano le notizie da varie fonti sull'operazione terrestre israeliana nel sud del Libano, secondo quanto riportato dal Times of Israel. Hagari ha ribadito l'importanza di attenersi esclusivamente alle comunicazioni ufficiali, sottolineando che la diffusione di rapporti non autorizzati o speculativi potrebbe mettere a rischio la sicurezza delle truppe impegnate nell'operazione.

Mentre scriviamo i jet di Israele stanno bombardando con intensità diverse località nel sud del Libano, non solo la linea di demarcazione tra i due paesi ma anche a nord di Tiro. Lo riferisce l'agenzia governativa libanese Nna, secondo cui le aree maggiormente prese di mira dai raid aerei israeliani sono Adaisse, Qasimiye, Khardali, Rihan, Baysariye, Kawkaba, Ghaziye, Bednayel, Qusayr, Kharbet Selem, Taybe, Humin. Le truppe libanesi si sono già ritirate dalle posizioni lungo il confine meridionale del Libano con Israele, almeno cinque chilometri a nord della frontiera, ha riferito alla Reuters una fonte della sicurezza libanese. Il ritiro, scrive il Times of Israel, avviene in un momento in cui aumentano le speculazioni su un'imminente incursione terrestre israeliana nel Libano meridionale. Dopo che l'Idf ha ordinato ai civili di fuggire da tre siti di Hezbollah nella periferia meridionale di Beirut, nota come Dahiyeh, sono iniziati raid israeliani nella zona. Lo riferiscono i media libanesi citati da Times of Israel. Tutto è iniziato appena trenta minuti dopo l'ordine di evacuazione dato da un portavoce delle Idf.

Nel pomeriggio di ieri, dopo le minacce e i proclami di vendetta, da Teheran è arrivato un freno per chi invocava una guerra totale con Israele. «L’Iran non invierà combattenti in Libano e Gaza per affrontare Israele» ha dichiarato Nasser Kanani, portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, durante la sua conferenza stampa settimanale. Che poi ha proseguito: « I governi di Libano e Palestina hanno la capacità e i mezzi per contrastare l'aggressione del regime sionista, e non c'è necessità di dispiegare forze ausiliarie o volontari iraniani. In tal senso non abbiamo ricevuto alcuna richiesta e siamo consapevoli che non hanno bisogno del supporto delle nostre truppe». In realtà a influire su questa decisione è anche lo stato di arretratezza delle forze armate iraniane, che sanno di non poter sostenere una battaglia aerea contro Israele. Di conseguenza, l'Iran lascia a Hezbollah, Hamas, agli Huthi e alle varie milizie nel "Siraq" (Siria e Iraq) l'onere di attaccare Israele, con tutti i rischi che questo comporta, come visto in Yemen, domenica scorsa. Sempre ieri pomeriggio l'esercito israeliano ha confermato l'uccisione del leader di Hamas in Libano, Fateh Sherif Abu el-Amin, secondo quanto riportato in un comunicato diffuso su Telegram. Inoltre, tre comandanti del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) sono stati eliminati in un attacco israeliano avvenuto nel centro di Beirut nelle prime ore di oggi, come dichiarato dal FPLP, gruppo militante impegnato nella lotta contro Israele. Si tratta della prima incursione dell'IDF nel cuore della capitale libanese dal 2006. Video dalla scena mostrano due piani di un edificio residenziale completamente devastati, mentre persone si precipitano verso il luogo dell'esplosione. Si vedono anche due corpi sopra un'automobile, apparentemente scaraventati all'esterno dall'impatto della detonazione, che è stata sentita in tutta la città.

Lunedì pomeriggio, l'Agenzia di Sicurezza Israeliana (ISA), nota come Shin Bet, ha avvertito di un incremento nei complotti iraniani finalizzati a compiere omicidi in Israele nelle ultime settimane. L'ISA ha dovuto adottare contromisure significative contro numerose minacce, alcune delle quali erano già in fase avanzata. Tuttavia, i dettagli specifici di queste trame non sono ancora stati resi pubblici. L'agenzia ha scoperto che l'Iran sta cercando di reclutare cittadini israeliani per attaccare funzionari di alto livello. Tra i casi più recenti c'è quello di Motti Maman, un cittadino israeliano che è stato reclutato dall'Iran per partecipare a un complotto volto all'assassinio del primo ministro Benjamin Netanyahu, del ministro della Difesa Yoav Gallant, del capo dello Shin Bet Ronen Bar, e dell'ex primo ministro Naftali Bennett. Inoltre, l'Iran sta intensificando i suoi sforzi per reclutare cittadini israeliani online, sfruttando piattaforme come siti web di valute digitali, finanza e ricerca di lavoro. Gli agenti iraniani offrono ingenti somme di denaro agli israeliani reclutati in rete per svolgere vari compiti, come nascondere denaro e telefoni in diversi luoghi d'Israele, distribuire volantini, scrivere graffiti, e persino incendiari auto o causare danni fisici alle persone. Spesso, gli iraniani si presentano come potenziali datori di lavoro, promettendo pagamenti per incarichi apparentemente innocui, ma col tempo questi compiti diventano sempre più pericolosi, minacciando la sicurezza dello Stato e dei suoi cittadini. L'ISA ha esortato il pubblico a rimanere vigile e a usare la massima cautela quando si sospetta una situazione sospetta, soprattutto se le ricompense economiche sono sproporzionate rispetto alla natura dei compiti richiesti. Se emergono dubbi o sospetti, l'agenzia ha raccomandato di segnalarli immediatamente alle autorità competenti.

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