Ucciso il comandante libico, accusato di traffico di esseri umani

Domenica, funzionari libici hanno confermato l’uccisione di Abdulrahman Milad, noto anche come Al-Bidja: maggiore della guardia costiera libica, nonché comandante della locale Accademia navale, sanzionato nel 2018 dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dal Dipartimento del Tesoro americano con l’accusa di traffico di esseri umani.

In particolare, è stato freddato, domenica stessa, da non meglio identificati uomini armati, mentre si trovava in automobile nella zona di Sayyad a Tripoli, nei pressi dell’accademia navale di Janzour. Si è trattato di un agguato in piena regola.

Stando a Libya Review, “nel corso degli anni, Milad aveva ampliato le sue attività criminali, trasformando la città costiera di Zawiya in un centro sia per il traffico di esseri umani che per le esportazioni illegali di petrolio”. Ricordiamo che proprio Zawiya era la città natale di Bidja.

Per il momento nessuna organizzazione sembra aver rivendicato l’attentato né quanto accaduto è stato ufficialmente commentato dal governo guidato dal premier Abdul Hamid Dbeibah. Ad addolorarsi per la morte di Milad è stato Moammar Dhawi, uno dei leader delle milizie della parte occidentale della Libia, che ha invocato un’indagine per arrestare gli esecutori dell'agguato. Dal canto suo, il presidente dell'Alto Consiglio di Stato libico, Khaled al-Mishri, ha chiesto al procuratore generale che venga fatta luce sui fatti di domenica.

Poche ore fa, Agenzia Nova ha riferito che alcuni gruppi armati provenienti da Zawiya “hanno bloccato la strada costiera che collega Tripoli alle città dell'ovest, fino a Ras Jedir, al confine con la Tunisia”. La medesima tesata ha anche riportato che sono stati avvistati dei convogli armati diretti verso il luogo dell’uccisione. Inoltre, secondo Libya Observer, sarebbero esplose delle proteste nella stessa Zawiya.

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