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February 16 2015
L'avanzata dell'Isis in Libia accelera il dibattito nella comunità internazionale su come fermare i miliziani jihadisti. Dopo il video con la brutale esecuzione dei 21 cristiani copti su una spiaggia di Tripoli, l'Egitto ha bombardato con otto raid campi d'addestramento e luoghi di riunione ed arsenali jihadisti lungo il confine con la Libia. Dal Cairo è arrivata la richiesta di "un intervento globale" contro questa "chiara minaccia alla sicurezza internazionale e alla pace".
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I presidenti di Egitto e Francia, Abdel Fattah Al-Sisi, e Francois Hollande, hanno chiesto una riunione d'urgenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Abdullah al Thani, il premier del governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale, ha rinnovato l'appello al dialogo ma in caso di fallimento ha chiesto un'offensiva aerea dell'Occidente per stanare gli jihadisti che controllano Tripoli. Altrimenti, ha avvertito, "la minaccia arrivera' in Italia".
Nella notte il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, ha preso un aereo alla volta di New York per chiedere alla comunità internazionale che "affronti le sue responsabilita'" e adotti misure "forti ed efficaci" contro i gruppi terroristici. L'Ue è in stretto e permanente contatto con gli Stati e con i partner internazionale sulla situazione e chiede di fare "il massimo per sostenere il processo di dialogo e trovare una soluzione". Il premier Matteo Renzi, che ha sentito al-Sisi al telefono, ha ammesso che in Libia "la situazione è fuori controllo", ma ha invitato a non cedere agli estremismi. A suo avviso ancora "non è tempo per un intervento militare" ma si aspetta che "il Consiglio di Sicurezza lavori un po' più convintamente" sul tema.
La Casa Bianca ha insistito che serve una soluzione politica. Intanto, dopo la rappresaglia all'alba dei caccia del Cairo, la coalizione islamista dell'Alba Libica (Fajir) che controlla dalla scorsa estate Tripoli e la Tripolitania ha dato un ultimatum a tutti gli egiziani: lasciate il Paese entro 48 ore. Anche gli aerei da guerra libici, oltre a partecipare ai raid condotti dagli egiziani, hanno bombardato autonomamente obiettivi dell'Isis; obiettivi le città di Sirte e Ben Jawad e sotto le bombe dei caccia di Tobruk ed egiziani sono stati uccisi 64 jihadisti, ha assicurato il comandante delle forze aeree libiche. Ma i raid avrebbero fatto vittime anche tra i civili, tre bambini e due donne, morti a Derna dove sono state colpite diverse case. Il Papa intanto piange i 21 lavoratori egiziani: "Sono stati assassinati per il solo fatto di essere cristiani" e il loro sangue "è testimonianza di fede". (AGI)