Dal Mondo
June 29 2020
L'incidente aereo di Karachi svela che un terzo dei piloti pakistani ha una licenza falsa
Le autorità aeronautiche pakistane hanno messo a terra 262 piloti appartenenti a cinque diverse compagnie aeree le cui licenze di volo potrebbero essere false o essere state in parte falsificate falsificate. Uno scandalo nato in seguito alle indagini compiute dall'Aircraft Accident Investigation Board (Aaib), ovvero l'ente per la sicurezza aerea pakistano, sullo schianto avvenuto il 22 maggio all' Airbus 320 della Pakistan International Airlines, nel quale sono morte 97 persone e se ne sono salvate soltanto due. L'aereo era partito da Lahore per Karachi, e dalla lettura dei registratori di volo è emerso che l'equipaggio si è dimostrato incompetente, che le comunicazioni tra i piloti sono state pessime, al punto che l'aeroplano, arrivato troppo alto e veloce sul sentiero di avvicinamento all'aeroporto, ha toccato la pista con il carrello retratto appoggiandosi e strisciando sull'asfalto con i motori, per poi tentare di ridecollare e riportarsi all'atterraggio, quando ormai i motori erano danneggiati irrimediabilmente.
Gli investigatori, se da un lato hanno avuto subito delle evidenze tecniche incontrovertibili, dall'altro hanno notato che l'equipaggio aveva esitato a programmare la procedura nonostante l'aeroporto Jinnah di Karachi avrebbe dovuto essere per loro un luogo familiare. Si è scoperto che due hanno violato ogni regola procedurale sin dall'inizio del volo, mostrandosi più preoccupato per l'epidemia di Covid che per il volo, sulla condotta del quale non era per nulla concentrato.
Dalle registrazioni si nota anche che il controllore del settore radar di avvicinamento all'aeroporto di Karachi aveva consigliato loro di interrompere la procedura e di ripresentarsi alla quota e alla velocità previste. Ecco perché l'Aaib ha continuato l'indagine anche sul fronte dell'addestramento e della qualificazione dei piloti, trovando gravi carenze e irregolarità riferibili a oltre 200 piloti professionisti. Il ministro dell'aviazione Ghulam Sarwar Khan ha dichiarato che dal 26 giugno costoro sono stati fermati e sono sotto inchiesta, mentre cinque alti funzionari dell'Autorità per l'aviazione civile, già licenziati per lo scandalo, saranno perseguiti. Ha anche precisato che da quando l'esecutivo del primo ministro Imran Khan è salito al potere due anni fa, nessun pilota con una falsa licenza ha ricevuto un lavoro presso la Pia. "Questi piloti contro i quali vengono condotte indagini sono stati tutti reclutati prima del 2018", ha detto Khan. "Stiamo chiarendo il caos che è stato creato dal governo precedente".
Dei 262 piloti messi a terra, 141 lavoravano per la Pakistan International Airlines (Pia), ovvero la compagnia di bandiera che ne impiega 450. I restanti erano in servizio per compagnie aeree private e servizi charter. Il 25 giugno Pia ha dichiarato di aver messo a terra 150 dei suoi piloti per aver ottenuto la licenza in modo non trasparente né tracciabile e ha iniziato a risolvere i loro contratti.
Il ministro Khan durante la sessione parlamentare del 24 giugno ha quindi dichiarato che un'altra indagine ha rilevato che 262 piloti - su un totale di 860 attivi nel paese - avevano ottenuto le loro licenze imbrogliando e facendo fare ad altri gli esami per loro a partire dal 2018.
La disgrazia e l'inchiesta hanno ovviamente messo in dubbio la fattibilità finanziaria di Pia e gettato un'ombra sulla credibilità dell'autorità per l'aviazione civile pakistana.
Come era ovvio l'International Air Transport Association (Iata) ha dato l'allarme per il problema definendolo "un grave errore nella gestione delle licenze e della sicurezza da parte del regolatore nazionale" e ha inviato un bollettino d'allerta a tutte le nazioni con i quali la Pia ha collegamenti attivi. Intanto Fahad Masood, un ufficiale in pensione dell'aeronautica militare pakistana ed ex dipendente dell'International Flight Safety Foundation, ha dichiarato a Radio Mashaal che la notizia offuscherà l'immagine dell'industria aeronautica del paese e causerà enormi perdite finanziarie a Pia, la cui reputazione era già crollata negli ultimi anni sia per episodi di cattiva gestione, per i troppo frequenti annullamenti di voli e per difficoltà finanziarie. Non è la prima volta che l'aviazione civile affronta fatti come questi, una decina d'anni fa era balzata alle cronache la vicenda del finto comandante Thomas Salme, che volò anche in Italia per migliaia di ore in condizioni di "capable not qualified", ovvero dimostrando di essere bravo ma senza possedere i titoli aeronautici necessari. Certo in questo caso della compagnia Pia le cose si stanno dimostrando ben più gravi.