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January 05 2018
Negli ultimi giorni del 2017 in Iran sono esplose manifestazioni che hanno portato in piazza migliaia di cittadini a protestare contro l'autoritarismo del regime e le difficoltà economiche. Bersagli le autorità politiche ma anche quelle religiose. In alcuni slogan si è anche sentito chiedere la rimozione della guida suprema, l'Ayatollah Ali Khamenei: i manifestanti hanno urlato "Pane, lavoro, libertà" e "La nazione mendica, mentre il clero vive come Dio".
Le autorità hanno reagito con una repressione violenta nelle piazze, gestita dalla Guardia Rivoluzionaria. Sono 23 i morti contati finora tra cui un ragazzino di 11 anni. E 450 i feriti.
Dopo una settimana di scontri, il comandante dei Guardiani della rivoluzione (Pasdaran), il generale Mohammad Ali Jafari, ha affermato: "La rivolta in Iran è stata sconfitta" e
ha accusato, pur senza nominarlo, l'ex presidente Mahmoud Ahmadinejad, di essere dietro alla sommossa. "Tutto è avvenuto dopo un appello di un sito affiliato a una persona che oggi parla contro il sistema islamico", ha detto Jafari.
Un capro espitorio, probabilmente, per distogliere le attenzioni dalla natura delle proteste che attaccano direttamente il Governo.
La comunità internazionale, tuttavia, si è mossa. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha convocato per il 5 gennaio una riunione d'emergenza sull'Iran, su richiesta degli Stati Uniti che hanno chiesto di dimostrare sostegno alle proteste antigovernative. I membri del Consiglio appaiono divisi, con la Russia che ha messo in guardia da "interferenze esterne" negli affari interni all'Iran.
Dal 2009 non si vedevano manifestazioni analoghe nel paese governato da un'elite politico-religiosa autoritaria, dove però l'elezione alla presidenza di Hassan Rouhani, nel maggio 2017, aveva suscitato speranze di rinnovamento politico sociale e miglioramento delle condizioni economiche.
Allora, nel 2009, era stata l'elezione del conservatore Mahmud Ahmadinejad a generare le dimostrazioni. Questa volta sembra più il frutto delle delusioni per l'attività di Rouhani - è apparso anche qualche cartello "Morte a Rouhani" e "Dimenticate la Siria, pensate a noi" - cui viene attribuito la responsabilità di uno sviluppo economico non equo.
L'Iran è nel pieno di una crescita economica senza sviluppo, processo incapace di accrescere il benessere dei ceti più deboli, con la classe media che si è ridotta invece di aumentare. E soprattutto con un tasso di disoccupazione molto alto, effettivamente assai maggiore del 12% ufficiale.
Questo in un paese nel quale il Pil è cresciuto del 5,6% nel 2017, le esportazioni petrolifere sono cresciute notevolmente dopo la firma del trattato sul nucleare nel 2015: da circa un milione di barili al giorno agli attuali 2,6 milioni.
Come ricorda Il Sole 24 Ore del 31 dicembre 2017 è però la corruzione a impedire una più ragionevole distribuzione della ricchezza. E nel paese i beni e i patrimoni sono concentrati in poche mani.
Metà della popolazione ha meno di 30 anni e ogni anno sono 750mila i giovani che si affacciano sul mercato del lavoro. E almeno il 25% dei giovani sotto i 30 è disoccupato.
Dopo tre giorni di scontri è arrivata la reazione della Casa Bianca che chiede all'Iran di rispettare i diritti dei cittadini nelle proteste in corso nel Paese. Lo ha detto la portavoce Sarah Sanders. Trump, ha spiegato, vorrebbe vedere l'Iran rispettare i diritti umani e non essere più sponsor di terrorismo. Poi la sottile minaccia: Donald Trump non ha ancora preso la sua decisione finale sulla firma, entro fine gennaio, delle esenzioni delle sanzioni previste dall'accordo sul nucleare.
Intanto anche la Ue fa sapere che "sta seguendo da vicino le dimostrazioni in corso in Iran, l'aumento della violenza e la perdita inaccettabile di vite umane" come ha dichiarato l'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini, sottolineando che "dimostrazioni pacifiche e libertà di espressione sono diritti fondamentali che si applicano a ogni Paese, e l'Iran non fa eccezione". "Ci aspettiamo che tutte le persone coinvolte si astengano dalla violenza". L'Ue, avverte Mogherini, "continuerà a monitorare la situazione".
Il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto appello all'Iran alla "moderazione e alla pacificazione" invitando Teheran a "rispettare la libertà di espressione e di manifestare". L'appello di Macron è arrivato in una conversazione telefonica con l'omologo iraniano Hassan Rohani che ha a sua volta chiesto alla Francia di non dare ospitalità ai mujaheddin del popolo - organizzazione considerata terroristica da Teheran - perché il gruppo ha incoraggiato le proteste "per fomentare l'ostilità contro la Repubblica islamica".