Politica
April 02 2024
L’avvicinarsi delle elezioni europee (mancano 2 mesi ed una settimana) porta con se la consueta riffa per le candidature. Una cosa simile nelle segreterie di partito, qualsiasi esso sia, alla chiamata dei cavalli delle contrade al Palio di Siena: zuffe, nomi lanciati per essere bruciati, ripicche, dispetti, di tutto di più. Purtroppo per la sinistra le cose più divertenti in assoluto arrivano dal Pd dove ormai siamo andati ben oltre le «correnti»; perché le varie fazioni interne sono tre, forse quattro, ma a leggere i nomi che girano attorno al Nazareno l’idea che traspare chiara è quella di appropriarsi del noto slogan Rai «di tutto, di più».
Alcuni nomi, tanto per gradire: Lucia Annunziata, Patrick Zaki, Ilaria Salis, Marco Tarquinio… Oltre ai soliti nomi interni dove anche qui ce ne sono per tutte le sfaccettature, da sindaci apprezzati come Ricci e Nardella a chi è noto per alcune battaglie sociali quasi personali, come Zan.
Candidature e nomi dove c’è, chiara, l’idea di voler far contenti tutti: l’ex direttore di Avvenire si è conquistato una bella fetta di popolarità con le sue posizioni sulla guerra di Ucraina che non hanno nulla a che fare con la linea europea e della Nato, che il Pd continua a dire di voler sostenere. Lo stesso Tarquinio però, da buon direttore di Avvenire, ha delle posizioni ad esempio sull’aborto non proprio compatibile al 100% con i sogni di Elly Schlein che proprio della rivoluzione sui temi dei diritti ha fatto il suo cavallo di battaglia. Così, per equilibrare il tutto, ecco che a Bruxelles il Nazareno prova a spedirci l’esatto opposto, cioè quell’Alessandro San che ha dato due anni fa il nome alla proposta di legge sull’omotransfobia, a proposito della quale si discusse a lungo ma che fu bloccata dal Parlamento.
Ci sono poi le candidature di facciata: Ilaria Salis è l’ultimo nome di questa categoria; un’idea quella dell’anarchica da oltre un anno in carcere in Ungheria che ha lo scopo ben preciso (e per certi versi lodevole) di toglierla con questa scusa dalla galera e riportarla in patria. Una scelta che fa discutere perché da una parte Ilaria Salis non è certo una «cittadina modello» avendo già un ricco carteggio con la giustizia italiana e non solo ma anche perché se lo si fa per la Salis la stessa scelta andrebbe fatta per tutti gli altri 2600 italiani ospitate dalle prigioni dei vari paesi del mondo.
C’è poi Patrick Zaki, il paladino del politically correct liberato dal lavoro del Governo Meloni che però, lo studente dell’Università di Bologna, ha pensato bene di non voler incontrare per un ringraziamento pubblico, giusto per non dare sponda alla destra. Quello che non si capisce è quale sarebbe il contributo che Zaki porterebbe a Bruxelles…
Ed in ultimo l’uomo politico del mese di marzo, il sindaco di Bari, Antonio Decaro, visto piangere in pubblico alla notizia dell’arrivo nella sua città degli ispettori del Viminale, sentito dire che era presto per parlare di una sua candidatura, ascoltato dichiarare che Bari è la città più bella d’Italia etc etc etc… Ecco, il segreto di Pulcinella è venuto alla scoperto. Quegli ispettori mandati da Piantedosi si sono rivelati il miglior dei megafoni per lanciare la sua campagna elettorale con vista su Bruxelles. Peccato che poi non abbiamo sentito dire nulla, da lui e dai suoi che lo difendevano a spada tratta, sull’ondata di violenza esplosa a Bari negli ultimi giorni con attentati, morti, assalti.
Non avendo una linea politica su qualsiasi cosa, non avendo un leader convincente ed aggregante, non avendo un ruolo definito nell’opposizione che viene gestita da Giuseppe Conte nel bene e nel male, il Pd ha scelto di trasformare questo difetto in un punto di forza: la nostra linea? Tutte le linee ed i loro contrari.