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November 09 2014
L'ipotesi che la larga maggioranza guidata da Antonis Samaras non riesca a eleggere entro tre votazioni il nuovo presidente della Repubblica rende possibile il voto anticipato in Grecia e spaventa le borse. La maggioranza, infatti, dispone di 155 parlamentari contro i 200 necessari per eleggere il nuovo capo dello Stato. Né il nome di Stavros Dimas, ex commissario Ue all'Ambiente, fatto oggi da Samaras sembra sufficiente per allargare la maggioranza oltre i suoi confini naturali, quelli di Nuova Democrazia (centrodestra) né quelli dei socialisti (centrosinistra). Sullo sfondo, il rischio di una vittoria di Alexis Tspras, che tutti i sondaggi indicano come primo partito. Ma chi è Tsipras? Ecco un articolo di Panorama.it firmato Puca e Pedersini.
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Conoscete Alexis Tsipras? Forse ne avrete sentito parlare: è un politico greco, che avrà una lista anche in Italia alle elezioni europee. È giovane, di sinistra e si presenta bene, anche per una certa somiglianza con Antonio Banderas. Che cosa vuole? Dipende. Perché gli Alexis Tsipras, a ben vedere, sembrano essere due: uno di lotta, che vive in Grecia e si scaglia contro un’Europa "merkelistès" (merkeliana, aggettivo che ama ripetere, anche perché è una sua invenzione); uno di governo, che viaggia all’estero, tiene conferenze e dice che non vuole uscire dall’euro. Di più: all’Università del Texas, parlando in inglese, ha detto che "l’Eurozona potrà anche essere un errore, ma va salvata, anche perché le alternative sono peggiori e un’uscita dall’euro non farebbe bene a nessuno".
Se cercate uno Spartaco che si ribellerà all’austerità oppressiva resterete delusi. Tsipras è più smaliziato di quanto immaginiate. Nato nel 1974, quattro giorni dopo il crollo della dittatura dei colonnelli, ha militato per anni in Syriza, una coalizione della sinistra instransigente che non ha mai superato il 5 per cento dei voti. Poi, nel 2012, la crisi ha frantumato la politica greca e Syriza si è trovata di colpo al 27 per cento. A quel punto, la coalizione ha dovuto fare una scelta: continuare a fare opposizione o diventare una forza di governo? Syriza ha scelto la seconda via. Si è costituita come partito, si è data una struttura matura e ha deciso di fare del ribelle Tsipras, espulso dall’Italia nei giorni del G8 di Genova, una persona di cui ci si può fidare, uno a cui si potrebbe affidare un governo.
"Tsipras si è trovato con una doppia personalità che gli crea problemi" dice a Panorama Nick Malkoutzis, vicedirettore del quotidiano greco Kathimerini. "Perché, diciamocelo, non è Tony Blair e non può rifare Syriza senza ritrovarsi contro la parte dura del suo partito. Perciò si ferma a metà, su una posizione che insospettisce la base e non convince possibili nuovi elettori".
Tsipras è più calcolo che poesia. Il governo greco è fragile, Syriza più volte avrebbe potuto abbatterlo con una spallata. Invece lui ha sempre scelto di aspettare. Si è sdegnato quando la tv pubblica Ert è stata chiusa d’imperio, ma si è guardato bene dal passare dalle parole alla pratica. Sa che avrà una sola occasione per cambiare la Grecia: se fallisce, si tornerà alla vecchia politica. Le elezioni europee gli offrono quello di cui ha bisogno: visibilità, con tanto di dibattiti tv trasmessi in eurovisione. Agli oppositori che lo dipingono come un terrorista, Tsipras potrà dire: ho una statura internazionale, ho persino una lista in Italia (dove ha ricevuto un’accoglienza che ha sorpreso anche i più ottimisti del suo apparato).
Nel Belpaese, del suo doppio gioco non si sono accorti. D’altronde l’esterofilia della sinistra nostrana è nota e colma di cantonate epocali, subito rimosse (da "Viva Zapatero" a "Zapatero chi?" è stato un attimo). Stavolta, però, è diverso. La meglio intellighenzia si è sporcata le mani, mettendo volto, anima e candidatura sul candidato Tsipras. Moni Ovadia, Curzio Maltese, Marco Revelli, soprattutto Barbara Spinelli, rinuncereranno all’eventuale elezione e non hanno esitato a scendere in campo al fianco di figure storiche del movimentismo italiano come (l’ex?) Disobbediente Luca Casarini. I primi sondaggi dicono che la lista è al momento destinata a superare lo sbarramento del 4 per cento (Spinelli punta al 10) e a eleggere quattro-cinque eurodeputati. Un’ipotesi che ha acceso l’entusiasmo dei salotti radical-chic.
Un’esaltazione, in verità, poco condivisibile. Nel 2009 Rifondazione comunista di Paolo Ferrero e Sel di Nichi Vendola ottennero rispettivamente il 3,39 e il 3,13 per cento, per un totale di 6,52. Siccome sia Ferrero sia Vendola sono parte del progetto, e a questo giro si è mobilitata la sinistra italiana chic, se venisse pure confermato il 5 per cento dei sondaggi, di certo non si potrebbero stappare bottiglie (di gazzosa in pubblico, di champagne in privato). Anche perché gli chic potrebbero ridursi al ruolo di freak. Nella traduzione "fenomeno da baraccone".
Il progetto, infatti, nasce per dare voce e visibilità alla società civile. Convinti di essere stimatissimi e conosciutissimi nel Paese, sopravvalutando quindi il proprio appeal elettorale, Spinelli e soci hanno agganciato i partiti tradizionali soltanto per coinvolgerli, con i loro circoli di base, nella complicata raccolta delle firme necessarie per la presentazione della lista. Ma decidendo di coinvolgere Prc e (soprattutto) Sel, la suddetta società si è già spaccata: padri fondatori com Andrea Camilleri e Paolo Flores d’Arcais si sono allontanati dal movimento, perchéhanno intuito che i partiti tradizionali hanno nelle liste candidati fortissimi, sui quali far convergere i voti delle proprie truppe cammellate. Sel presenta addirittura candidature multiple per circoscrizione, per cui i prescelti (già soprannominati "gli eletti" nell’ambiente vendoliano) possono godere di gregari piazzati direttamente nelle liste. In queste condizioni, un Ermanno Rea o una Valeria Parrella eletti, meriterebbero l’onore di un’epopea (greca, va da sé).
Tsipras teme un fiasco anche in Grecia, dove le elezioni europee sono state fatte coincidere con il secondo turno delle amministrative. In pratica, quel giorno si voterà anche per i comuni in cui si è andati al ballottaggio. I greci dovrebbero tornare alle urne per la seconda volta in sette giorni, in un caldo fine maggio, per votare i loro rappresentanti al Parlamento europeo, un’istituzione che, nel migliore dei casi, tollerano con rassegnazione.