Logistica in tilt in Brasile: oltre 2 milioni di sacchi di caffè fermi

Non c'è tregua per il caffè: ritardi e disorganizzazione nei porti del Brasile pesano sull'export e sui prezzi globali. Ci sono fermi, da mesi, 2,155 milioni di sacchi di caffè pronti per essere esportati. Problemi di logistica che, iniziati a gennaio, non si sono risolti e le conseguenze economiche rischiano di essere gravi.

Secondo l'ultimo rapporto del Consiglio brasiliano degli esportatori di caffè (Cecafé) il Paese ha perso finora l’equivalente di 536,74 milioni di euro in mancati introiti dall’export della materia prima fondamentale per l’economia interna. Inoltre, le aziende del settore hanno dovuto sostenere costi addizionali per 5,938 miliardi di reais (circa 960 milioni di euro) a causa dei ritardi e dei continui cambi di scalo delle navi. Questi problemi non sono episodici, ma cronici: solo a settembre, il 69% delle navi destinate all’esportazione di caffè, 190 su 277, ha subito cambiamenti nello scalo o ritardi, con il porto di Santos, principale hub per l’export di caffè brasiliano, che ha registrato un tasso di ritardo dell’84% per le navi portacontainer.

Questa crisi logistica aggrava una situazione già difficile per il mercato internazionale del caffè. Le quotazioni globali sono in costante aumento da mesi. In un anno, il prezzo del caffè Robusta è salito dell’80%, toccando i 4.820 dollari per tonnellata, mentre l’Arabica ha segnato un +66%, con prezzi intorno ai 5.700 dollari per tonnellata. Aumenti dettati principalmente dalla siccità, che ha colpito i principali produttori mondiali, tra cui Brasile e Vietnam. Il cambiamento climatico ha ridotto drasticamente l’offerta, mentre il rafforzamento del dollaro sull’euro e la crisi del Mar Rosso degli scorsi mesi hanno ulteriormente gonfiato i costi di trasporto e delle materie prime.

Il risultato è una vera e propria "tempesta perfetta" per il mercato del caffè. I prezzi hanno raggiunto i massimi da oltre un decennio, con il caffè che ora viene scambiato a 5,86 dollari al chilogrammo, segnando un aumento del 20% dall'inizio dell'anno e del 40% negli ultimi dodici mesi. Nei mercati di nicchia, in cui si commerciano le qualità più pregiate, gli aumenti sono ancora più accentuati: Bloomberg segnala rincari fino al 40%.

E in fondo non vengono risparmiati nemmeno i consumatori finali. In Italia, per esempio, lo spettro di un rincaro fino a 2 euro a tazzina per il caffè al banco non è più solo una possibilità remota, ma una realtà che potrebbe concretizzarsi nei prossimi mesi.

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