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April 26 2018
C’è un’altra Londra che, non lontana dalle strade più alla moda di Regent Street e Piccadilly Circus, vicina alle vie percorse da milioni di visitatori che tra Shoreditch e Hackney fanno il pieno di gallerie d’arte, boutique indipendenti e locali di tendenza, si fa conoscere perché dura, povera, squallida. E, soprattutto, pericolosa. Come dal luogo in cui nasce, la periferia in cui prolifera e da cui poi si espande.
In diversi punti della città, a macchia di leopardo dall’inizio del 2018 si è arrivati a contare 53 morti violente causate per la maggior parte da baby gang. Tra i quartieri più difficili c’è Tottenham, noto per la rivolta razziale del 2011 e per aver mantenuto in quasi sette anni il più alto tasso di disoccupazione e povertà del Paese, oltre a quello di banditismo giovanile e di difficile convivenza tra etnie. A ruota lo segue la zona diWestminster e Brixton, definita il Bronx londinese, storicamente popolata da bande di minorenni. Ma la mappa della paura si allarga verso Kensington e Chelsea. Raggiunge il rischio più alto a Newham e Harlesden come a Lambeth e Islington, strisciando fino a Soho, Camden Town, Peckham, Seven Sisters e Limehouse.
Ragazzi che uccidono ragazzi, spesso per motivi razziali (soprattutto neri), che lasciano sull’asfalto una lunga scia di sangue che in soli 4 anni si è allargata drammaticamente nell’area metropolitana.
Bambini di 10 anni, adolescenti, o comunque giovani che non arrivano mai oltre i 30 anni, appartenenti a minoranze etniche o provenienti da contesti familiari e socio-culturali difficili, costituiscono bande che si combattono tra loro e vanno a caccia di vittime innocenti da depredare e talvolta uccidere senza pietà.
Un fenomeno che colpisce ovunque, a partire da dove la metropolitana non arriva. E proprio in periferia ci sono stati 18 omicidi di minorenni dall'inizio dell'anno. In un rapporto stilato dalla polizia ad agosto 2018 si legge che a Londra sono presenti quasi 170 gang giovanili.
Ciascuna è rappresentata in media da venti a trenta membri, ma le più grandi arrivano anche a cento. Ognuna è suddivisa etnicamente: nell’ordine ci sono gli afro-caraibici, gli asiatici e i bianchi. Tutti prediligono i coltelli e le pistole di basso calibro (come il 9), vestono con colori che demarcano l’appartenenza e il territorio. Molti diventano a loro volta vittime, come il caso di Ben Hitchcok, ucciso a coltellate da assassini mai presi.
Questi giovani controllano la zona in cui operano e hanno un’egemonia radicata sui traffici illeciti. Usano violenza, bullizzano anche per motivi razziali – come è successo a Mariam Moustafa, l'italiana di origine egiziane morta a seguito dell'aggressione da parte di una banda di ragazze afro-britanniche a marzo.
Paradossalmente, se non numericamente, più violenta di New York, Londra negli ultimi anni ha assistito a un aumento degli omicidi: da 109 nel 2016 a 116 nel 2017, con una media di quasi un assassinio ogni due giorni nei primi mesi del 2018.
Secondo quanto riportato dal Guardian, esiste un problema intergenerazionale tra la Polizia metropolitana (Met) e la comunità nera di Londra, soprattutto. Il 22 aprile la città ha ricordato l’assassinio di Stephen Lawrence, il 18enne pugnalato a morte a una fermata del bus da una banda di giovani bianchi, condannati dopo quasi 20 anni dalla brutale aggressione. Un caso che aveva fatto scalpore, a cui ne sono seguiti a centinaia, per il quale la polizia britannica e le istituzioni per tanti, troppi anni, non sono stati in grado di trovare un colpevole.
Il sindaco di Londra, Sadiq Khan (definito uno dei nuovi volti del liberalismo europeo), e il capo della Met, Cressida Dick, accusano infatti il governo dei tagli alla scuola e alla sicurezza. Con quasi 700 milioni di sterline stanziate in meno dal 2011, aggiunte alla diminuzione di 30mila unità nella polizia e di oltre 200 tra commissariati e sportelli chiusi, le classi sociali più basse si sono impoverite al pari delle etnie più a rischio.
Londra e la Gran Bretagna, ovvero la capitale e la nazione più dinamiche d'Europa, si avvicinano sempre di più agli Stati Uniti in materia di alienazione giovanile, criminalità, violenza per la mancanza di una rete di aiuti familiari, di minori protezioni da parte del welfare e di diversità socio-economiche.
"Il motivo per cui questi giovani si lasciano affascinare dalle gang è la mancanza di modelli positivi", osserva Raymond Stevenson, responsabile di Dont' Trigger, la campagna finanziata dal governo che al Guardian ha rivelato inoltre: "Questi sono figli di adolescenti che smettono di andare a scuola. Considerano la società come un nemico. Dalla gang si sentono protetti" perché alcune offrono loro anche soldi e un impiego facendoli diventare trafficanti di droga. Inoltre la banda dà loro un'identità, gente con cui stare, un posto dove andare trasformandolo in casa.