News
August 01 2017
Leopoldo Lopez e Antonio Ledezma sono i due oppositori-simbolo del Venezuela ed erano entrambi ai domiciliari. Entrambi avevano rivolto appelli, nell'ultima settimana, a non votare domenica per l'Assemblea costituente convocata da Maduro.
La moglie di Lopez, Lilian Tintori, ha scritto che gli agenti "hanno portato via Leopoldo da casa": "Non sappiamo dove si trovi. Maduro è responsabile se succede qualcosa", ha aggiunto. In carcere dal 2014 per istigazione alla violenza di piazza e altre accuse, Lopez si trovava ai domiciliari dall'8 luglio.
Dal 6 aprile 2017, denunciano la moglie Lilian Tintori e gli avvocati di López, nessuno è riuscito a parlare con lui. Nella notte tra il 3 e il 4 maggio si sono velocemente diffuse in rete delle voci su un suo trasferimento in un'ospedale militare di Caracas, rafforzate da un tweet del senatore statunitense Marco Rubio, già candidato alle ultime primarie del Partito repubblicano.
Leader del movimento Voluntad Popular, è tra le figure più note dell'opposizione venezuelana.
Nove uomini del Sebin sono entrati nella casa di Ledezma, sindaco di Caracas leader della formazione Abp e agli arresti domiciliari dall'aprile 2015, senza nessun ordine e lo hanno portato via (nel filmato si vede che è spintonato) dinanzi agli occhi dei tre figli, Victor, Vanessa e Antonieta.
Poche ore prima dell'arresto, Ledezma aveva rifiutato la sfida lanciata dal presidente Maduro all'opposizione perché si presentasse alle elezioni regionali previste per la fine dell'anno e rimandate già in due occasioni.
Ledezma era stato arrestato nel febbraio 2015, accusato di cospirazione e associazione a delinquere; dopo due mesi nel carcere militare di Ramo Verde aveva ricevuto una "misura cautelare sostitutiva della liberta'" e per motivi di salute attualmente era agli arresti domiciliari (ma quasi due anni e mezzo dopo il suo arresto, Ledezma non è stato ancora condannato).
Nato a Caracas nel 1971 da una famiglia benestante, Leopoldo López ha studiato negli Stati Uniti, dove ha conseguito un master alla John F. Kennedy School of Government dell'Università di Harvard. Di professione economista, è stato sindaco di Chacao, un distretto di Caracas, dal 2000 al 2008. Eletto per il primo mandato con il 51%, quattro anni dopo ha ottenuto l'81% dei consensi.
Al termine del suo secondo mandato, si è candidato a Alcalde mayor de Caracas, la più alta carica amministrativa del distretto metropolitano della capitale. Dato per favorito, la sua candidatura viene rigettata da un alto organo amministrativo che lo dichiara incandidabile, perché macchiatosi di "corruzione e uso improprio di fondi pubblici".
Nel 2009 lascia Primero Justicia, il partito guidato da Henrique Capriles, e fonda il Movimiento Voluntad Popular. Nelle elezioni parlamentari del 6 dicembre 2015 la coalizione Mesa de la Unidad Democratica (Tavola rotonda per l'Unità democratica), da lui guidata, ottiene la maggioranza assoluta dei seggi: un primo schiaffo al partito chavista di Maduro.
Accusato dalle autorità di essere il responsabile degli incidenti scoppiati al termine di una manifestazione studentesca svoltasi il 12 febbraio 2014, dopo diciannove mesi dai fatti, Leopoldo López è stato condannato a quasi 14 anni di carcere per istigazione alla violenza. Durante la protesta i manifestanti avevano assaltato la sede della Procura di Caracas e due di loro erano morti durante i tumulti, insieme a un dirigente del partito di Chavez.
Un'inchiesta giornalistica aveva fatto cadere l'iniziale accusa secondo cui sarebbe stato responsabile anche di triplice omicidio, non riuscendo però a demolire l'intero castello di menzogne costruito dalla Procura.
Consegnatosi spontaneamente sei giorni dopo gli incidenti, ha sempre sostenuto che la sua fosse una lotta nonviolenta e pacifica e che le accuse contro di lui erano minate da un vizio persecutorio, dichiarando: "se andare in prigione può servire a svegliare nel popolo la volontà di cambiamento verso pace e democrazia, allora ne sarà valsa la pena".
Rinchiuso nel carcere militare di Ramo Verde, a nord di Caracas, López è diventato un simbolo. Non solo per l'opposizione venezuelana, che il governo populista di Nicolás Maduro accusa di essere al soldo della Cia, ma anche per molti gruppi di difesa dei diritti umani. Questi ultimi hanno svelato le numerose irregolarità che hanno viziato il procedimento a suo carico, apparso da subito come un "processo politico" volto a tacitare una voce scomoda.
Considerato un prigioniero politico da Amnesty International, da Human Rights Watch, dall'Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani e dal gruppo di lavoro dell'Onu per le detenzioni arbitrarie, tutte queste organizzazioni chiedono da tempo la sua liberazione immediata.
Antonio Jose Ledezma Diaz, 62 anni, 4 figli, è un politico e avvocato venezuelano, sindaco del Distretto Metropolitano di Caracas fino al 2015.
Assieme alla deputata Maria Corina Machado e Leopoldo López è stato autore di un manifesto pubblicato l'11 febbraio scorso su una pagina del quotidiano El Nacional.
Proponeva un accordo nazionale di transizione: l'epilogo politico della serie di rivolte che scandirono i primi sei mesi del 2014, quando mezzo Venezuela fu sconvolto da sommosse, scontri, barricate e piccoli attentati organizzati da un'opposizione frammentata su posizioni diverse. Questo è bastato al sindaco di Caracas per essere definito "il vampiro".