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December 01 2014
''Io l’ho visto Loris sabato mattina. È sceso dall'auto della mamma ed è andato verso il chioschetto per comprare il panino. Poi mi sono allontanata e non l'ho più visto". L’ultimo ricordo di Loris Stival è di una bambina di 10 anni, alunna della scuola elementare Falcone e Borsellino, la stessa che frequentava il bambino trovato morto in un canalone sabato scorso.
Sulla sua morte ci sono ancora moltissimi misteri: l'autopsia ha accertato che è stato ucciso per strangolamento. Gli inquirenti sperano di trovare qualche indizio nelle oltre 30 telecamere di abitazioni private e esercizi commerciali che si trovano nelle vicinanze dell’istituto scolastico e nella direzione che Loris teoricamente avrebbe potuto prendere allontanandosi dalla sua scuola.
Ma il caso di Loris, purtroppo è solo l’ultimo, di una serie di morti ancora senza colpevoli, che riguardano i bambini di un’età compresa tra i 3 e 9 anni.
La scarpetta di Chicca
Il 21 luglio 2014, Fortuna Loffredo chiamata Chicca, 6 anni, viene trovata morta nel cortile di un condominio nel Parco Verde di Caivano, paese alla periferia di Napoli.
La prima ipotesi è quella che la bambina sia caduta accidentalmente dal balcone. Ma i davanzali dell’edificio sono alti 1 metro e 50, troppo per pemettere auna bambina di quell’età di potersi sporgere e precipitare. E c’è un elemento che spinge gli investigatori, a non chiudere il caso come "caduta accidentale": alla bambina mancava la scarpetta destra. Questo particolare inquietante, lega la morte di Fortuna a quella avvenuta pochi mesi prima ad un altro bambino. Per questo motivo sul corpo della bimba viene effettuata l’autopsia che testimonierà che “Chicca”, nei mesi precedenti, era stata vittima di abusi sessuali.
Il suo assassino non è ancora stato trovato.
Il caso di Antonio
Antonio Giglio ha 3 anni ed è amico di Fortuna. Lei giocava spesso con Antonio e stranamente anche lui, muore precipitando dallo stesso edificio, il 27 aprile 2013, quindi un anno prima di Chicca.
Anche sul suo corpo, rinvenuto nel cortile del palazzo, mancava la scarpetta destra. Ma gli investigatori archiviarono immediatamente il caso e sul suo cadavere non venne mai effettuata l’autopsia. Il caso di Antonio, dopo l’omicidio di Fortuna, è stato riaperto.
Ma in quello stesso condominio di Caivano un terzo minore sarebbe precipitato 9 anni fa. Il bambino di 8 anni si chiamava Andrea. Anche quel caso, come la morte di Antonio Giglio, fu archiviato come “caduta accidentale”.
Panorama.it, ha intervistato il legale della famiglia di Chicca, Angelo Pisani, per capire se ci possono essere elementi comuni nei casi di scomparsa che poi sfociano nelle morti violente dei bambini.
Avvocato Pisani, alla luce degli sviluppi sulla morte di Fortuna, come dovrebbero muoversi gli investigatori per fare chiarezza sul caso di Loris?
È fondamentale mettere in campo tutti i mezzi tecnologici a disposizione degli investigatori e se necessario coinvolgere immediatamente anche degli psicologi. Gli investigatori devono lavorare sugli omicidi dei bambini, così come sugli allontanamenti misteriosi da casa, come se si trattasse di un caso di Mafia, Camorra o ‘Ndrangheta. Questo perché, dietro a questi casi, spesso ci sono vere e proprie organizzazioni criminali, interessi economici e uno sfruttamento incredibile dei minori. Purtroppo l’opinione pubblica spesso se ne dimentica e a volte anche gli investigatori stessi.
Secondo lei, dagli elementi emersi, ci possono essere analogie con le morti di Chicca, Antonio e Andrea?
La presunta violenza sessuale è sicuramente un elemento fondamentale. Comunque, in attesa degli ulteriori accertamenti, pur non avendo una conoscenza approfondita degli elementi investigativi, posso senz’altro dire che il caso di Loris, proprio come quello dei bambini di Caivano, è un caso di “morte perfetta” ossia un omicidio 'camuffato' con una caduta accidentale che potrebbe indurre gli investigatori a non approfondire le vere cause della morte. Gli ultimi sviluppi sul caso di Loris, invece, mostrano chiaramente che proprio come è avvanuto per Chicca, è necessaria anche un’indagine difensiva per ricostruire le abitudini degli abitanti del paese, le peculiarità del luogo e gli interessi della zona.
Secondo la sua esperienza, sono fondamentali per la risoluzione dei casi, gli ultimi giorni precedenti la morte…
Sì, mediamente gli ultimi 3 giorni che hanno preceduto il decesso del minore dovrebbero essere scandagliati e smembrati con grande attenzione da parte di chi indaga perché, in quelle ore, c’è sicuramente la soluzione del caso, il nome dell’omicida o degli assassini.