Lifestyle
July 03 2015
Mentre su Facebook la nuova moda è quella di arcobalenizzarsi la foto del profilo, e il popolo del web, come il popolo fuori dal web, si divide in fazioni pro, contro, “a favore ma”, “contro perché”, le (pericolosissime) 50 sfumature d’arcobaleno che contano davvero sono altre.
Già, perché, mentre noi siamo qua impegnati ad arroccarci su posizioni antitetiche in materia di diritti e preferenze sessuali, si consuma sotto silenzio l’ennesimo attacco al buon gusto e al pubblico decoro.
Rosa, giallo, blu, verde, rosso, non c’è limite alla scelta del colore per la nuova criminale moda maschile dell’estate: merman hair, cioè capelli da sirenetto. In pratica, sono uomini che si tingono capelli e barba di colori improbabili e poi pubblicano la propria foto con l’hashtag (no hashtag, no party!) #mermanhair sui social network per diffondere il virus.
Ora, io capisco, sarò ripetitivo, reazionario, brontolone, destinato a diventare uno di quel vecchi che imprecano tutto il giorno contro ogni cosa nuova che gli passi sotto gli occhi. Sta bene, accetto il mio destino di buon grado. Perderò, è evidente, O mi verrà un attacco di cuore. Perché a me, questa roba, non mi riesce proprio di viverla serenamente.
Mi viene proprio il nervoso. Ci rimugino tutto il giorno. Mi dicono, alcuni amici, più concilianti: “Ma che te ne frega, lascia perdere, scrivi un po’ di altre cose, sei sempre lì a infuriarti, non ti fa bene, vivi e lascia vivere”.
Forse hanno ragione loro. Ma io, come Gramsci, odio gli indifferenti. Questa sequela di scemenze esasperatamente gioiose sta avvenendo nelle nostre città, nei nostri quartieri, forse perfino nelle nostre case. Queste bande, armate di fantasiose idee creative, sono peggio delle cavallette, come autentiche orde, aggregandosi socialmente, radono al suolo quartieri interi, trasformandoli in ritrovi per fannulloni col desiderio di ammorbidire il mondo con la creatività. Ci ossessionano con l’idea balzana di doverci sentire tutti alternativi a ogni costo, al punto da cercare di filtrare la realtà per editarla come se fosse il magico mondo di Instagram, molto simile a quello smielato di Amelie, e la loro vita è tutta un fotoritocco spensierato, si sentono tutti dei piccoli Wes Anderson.
Non contenti di ammorbare il presente, prendono cose a caso del passato e le fanno diventare vintage, fingendo di intellettualizzare ogni cosa, vivendo, da bravi cicisbei, nel massimo del conformismo, ma con la pretesa, comune a tutti i super cicisbei, di vivere fuori dal coro (come il chinotto).
Credono di scegliere, ma non scelgono e non sceglieranno mai nulla, nemmeno i colori della barba che, ci scommetto, se davvero questa terribile moda attecchirà anche in Italia, come sta avvenendo all’estero (ma la Chiesa che fa, dorme? Ma non si potrebbe ripristinare l’inquisizione per occuparsi di queste pericolosissime derive estetiche scomunicando e imprigionando a destra e a manca? Perchè, invece del Family Day, non organizza un Buongusto Day?), seguiranno di certo ondate tipo “xxxxxxx is the new black”.
L’errore che facciamo è vivere questi fenomeni affrontandoli uno a uno, come tanti piccoli eventi scollegati, quando in realtà c’è un filo rosso che unisce ognuna di queste puccettose baggianate (dai risvoltini ai pantaloni, ai finti locali speakeasy - per far sentire lo spirito degli anni del proibizionismo a gente che, in quegli anni, sarebbe stata presa a bastonate in qualsiasi locale –, fino ai baffi a manubrio, alle camicie a quadri, ai flash mob di gattini su Facebook, etc, etc).
Se riuscissimo a collegare questi fatti, solo apparentemente sconnessi, ci renderemmo conto che, altro che scie chimiche e lobby occulte, questa massa incontrollata di grafici, scrittori, designer, performer, fashion blogger, e compagnia è il vero pericolo per l’umanità, e le loro conquiste sono chiari segni dell’Apocalisse imminente.
Potrà suonare brutto, ma se avessimo a cuore il futuro dei nostri figli, ci armeremmo sin dora di rasoi elettrici e inizieremmo questa battaglia di Resistenza sbarbando a destra e a manca questi facinorosi. Nopasaran!