Calcio
March 04 2024
Che sia una stagione maledetta per polemiche e veleni lo si è capito da tempo. Una tempesta perfetta, mesi compressi tra scadenze elettorali (tra un anno la corsa per la presidenza della Figc, prima quella dell'AIA), riforme lacrime e sangue da fare, spinte secessioniste in Italia ed Europa e un campionato che per qualche mese è vissuto sul ritorno della rivalità tra Inter e Juventus. La più dura e accesa del calcio italiano.
Non sorprende, insomma, che arrivati alla fine dell'inverno il tono si sia alzato. La sparata del presidente della Lazio, Claudio Lotito, che studia come adire le vie legali o altro per sistemare i conti arbitrali e non solo, sono la fotografia però di un'escalation ormai fuori controllo. Difficile che il patron laziale ce l'avesse solo con il povero Di Bello, arbitro (pessimo) della sfida tra Lazio e Milan. Nel mirino si torva tutto il sistema con gli arbitri che, come tradizione, ne rappresentano l'anello debole e più attaccabile con nessuno disposto ad immolarsi a loro difesa.
Ecco perché gli errori o presunti tali dei fischietti sono tornati sotto i riflettori. E' successo anche a Torino, dove il giovane Marchetti non ha compiuto alcun sfacelo ma che si è trovato nel mezzo di una bufera. Il designatore Rocchi si prodiga nello spiegare in una stagione di trasparenza mai vissuta prima, ma che non soddisfa ugualmente i critici, e però si deve difendere prima di tutto da chi vorrebbe veder capitolare la sua testa e l'autonomia dell'AIA. Il sogno di molti presidenti è portare gli arbitri sotto il controllo della Lega, usarli e licenziarli a piacimento senza che debbano rispondere a un sistema al di fuori del loro controllo. E' il senso dell'intervento di Lotito e quello che pensa anche De Laurentiis, un altro che da mesi sta approfittando di ogni occasione per attaccare la Figc e il suo presidente, Gabriele Gravina.
Il clima è torrido e irrespirabile. Quanto emerso dalle carte della Procura di Perugia con il filone calcistico dell'inchiesta sul dossieraggio illegale che ha coinvolto lo stesso Gravina, i suoi familiari e altri protagonisti del pallone inquieta. Anche perché rimanda alla battaglia politica che sta lacerando il movimento lasciando intuire scenari che superano l'immaginazione anche più fervida.
A breve sarà il momento della resa dei conti sulle riforme. Lo stesso Gravina ha dovuto cambiare strategia quando si è trovato davanti al muro della Serie A che vuole maggiore peso politico e non accetta di rinunciare al potere di veto e all'attuale format a 20 squadre. Sul tavolo, però, ci sono anche le nuove norme finanziarie per provare a mettere al sicuro tutto perché a colpi di passivi (-441 milioni di euro nel 2023) e debiti (oltre 5 miliardi e mezzo) non si può andare.
La posta in palio è, dunque, importante e il terreno su cui si muovono i protagonisti scivoloso. In una lega a posto i comportamenti e le parole di Lotito e De Laurentiis, che se l'è presa anche con DAZN che del campionato italiano è di gran lunga la maggiore finanziatrice, non sarebbero tollerati o porterebbero a immediate aperture di inchiesta. In Italia si va avanti così, dividendosi su tutto, litigando e prendendosela con i più deboli che quasi sempre sono gli arbitri.
In attesa di capire se le minacce legali di Lotito, capofila di una cordata che vuole tentare di ottenere da fuori il diritto della Serie A di staccarsi dalla Federcalcio sul modello della Premier League, si concretizzeranno, non resta che mettersi l'elmetto. Perché da qui a giugno la temperatura è destinata a crescere e non solo perché si avvicinano primavera ed estate.