Economia
January 26 2018
E’ meglio il reddito di inclusione, il reddito di cittadinanza o il reddito di dignità? Ecco un interrogativo su cui dibatteranno nei mesi a venire le quattro principali forze politiche che si affronteranno nelle prossime elezioni politiche. Di seguito una panoramica sulle loro proposte per combattere la povertà.
Nella lotta alla povertà, il partito oggi al governo vuole continuare sulle strada intrapresa sinora. Per i meno abbienti è stato creato dai governi di Renzi e Gentiloni il Reddito di inclusione sociale (Reis), che spetta alle famiglie che si trovano al di sotto della soglia di povertà assoluta. Si tratta di un sussidio il cui valore può arrivare sino a circa 500 euro al mese. Per adesso la platea dei beneficiari del Reis è limitata a poche centinaia di migliaia famiglie, per un totale di meno di due milioni di persone. Il centrosinistra a guida Pd prevede però di estendere progressivamente l’applicazione del Reis a un numero sempre maggiore di cittadini.
Il mezzo principale su cui punta la coalizione di Centrodestra per scardinare la povertà (in particolare Forza Italia,) è il Reddito di dignità. Si tratta di un sussidio universale variabile a seconda delle singole situazioni, che serve per riportare tutte le famiglie sopra la soglia di povertà. Il sussidio può arrivare sino a 2mila euro circa mensili per un nucleo familiare molto numeroso, anche se la media dell’assegno dovrebbe posizionarsi attorno ai 480 euro mensili.
Il cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle è da sempre il reddito di cittadinanza, un sussidio universale che serve per riportare i cittadini al di sopra della soglia di povertà. Il sussidio, che viene revocato non appena il beneficiario rifiuta più di due offerte di lavoro, varia a seconda delle singole situazioni familiari. Per una persona singola senza figli e senza reddito è prevista un’indennità attorno a 780 euro. Per una coppia di coniugi con due figli e senza redditi il sussidio supera i 1.900 euro.
Nel programma del movimento guidato da Piero Grasso c’è isoprattutto l’estensione degli ammortizzatori sociali, per renderli davvero universali, includendo tra i beneficiari quelle categorie lavorative che oggi sono scoperte e ancora prive di tutela in caso di disoccupazione.