Non è l’anno di Euroluce, perché gli ambienti protagonisti del Salone del Mobile 2024 sono la cucina e il bagno con le relative Biennali e tutto ciò che si portano dietro, eppure non c’è elemento più importante, significativo e fondamentale dal quale partire quando si progetta una casa, un ufficio, un museo, un hotel se non la luce.
Perché la luce è tante cose insieme: è tecnologia, è funzionale, ha una dimensione estetica, una imprescindibile forza emotiva e poi determina il comfort. Di spazi che si fanno casa.
Ilenia Viscardi è un architetto, di quelli che progettano non le luci ma La Luce, anche la luce. Al Salone diversi suoi lavori hanno trovato dimora nei vari padiglioni, a partire da Rugiada, lampada da tavolo o da terra, progettata nel 2021 per Natevo di Flou e realizzata in legno massello di frassino o in vetro soffiato. Cosa la rende speciale? Il corpo illuminante. Un’asta in metallo che incorpora luci a led che permettono alla lampada di assolvere svariate funzioni e illuminare spazi di diverse dimensioni.
«Rugiada» di Arch. Ilenia Viscardi, per Flou
L’importanza della luce, spesso si sottovaluta.
“La luce - spiega Ilenia Viscardi - crea uno scenario, lo stesso ambiente lo si può modificare in base al tipo di luce e di scena che si va a creare. Uno spazio vuoto con solo scene di luci inizia a vivere. A maggior ragione ciò accade quando uno spazio inizia ad essere vissuto e suddiviso per estetica e per funzioni. La luce dà vita, è fondamentale, è posizionata per ultimo ma deve essere la prima ad essere pensata. Va vista nelle diverse ore della giornata, va immaginata nelle varie stagioni, perché è da tenere in conto che anche la natura crea le sue scene. La luce artificiale accompagna la luce che già esiste”.
Come si progetta una luce?
“Ci sono almeno due modi. O pensi alla luce che vuoi che il corpo abbia: accendo una luce e in tal caso si parla di come diventa quell’oggetto acceso; oppure penso alla proiezione di quella luce. Occorre capire cosa si vuole, se un oggetto che viva di luce propria fine a sé stessa o se quella luce deve essere proiettata nell’ambiente. E come? In modo uniforme? Come un fascio di luce? Solo dopo mi concentro sull’oggetto e sui materiali che saranno funzionali al tipo di luce del quale dispongo”.
È stato visto e fatto di tutto.
“Trovo sia la cosa più sbagliata che si possa dire in questi casi. Non può ovviamente essere così perché altrimenti saremmo tutti fermi. Non sempre poi ciò che vedi equivale a un copia, alle volte si hanno in mente degli elogi, altre volte sono delle rivisitazioni. L’arco di Flos non potrà mai essere copiato perché vivrà sempre di una essenza che è solo sua”.
Ci riprovo. Come non cadere nel banale o nel già visto?
“Dipende sempre da dove parti. Sto progettando una linea per una zona notte. Il mio punto di partenza, tutte le ante e i cassetti ruotano intorno al sentimento, immagino la proiezione di un abbraccio, quel senso di appartenenza che tutti si aspettano. Sarà lui a determinare la forma progettuale. ‘Lasciati addormentare, sei in una zona sicura’: questo deve arrivare. Banale? Che vuol dire progettare un tavolo? Ha delle gambe e un piano ma dietro che idea c’è? Voglio che trasmetta cosa? Solidità? Convivialità? Deve essere una scultura, devo amarlo? Ammirarlo? Se parti dal concetto del sentimento, dalla sua anima verrà difficile pensare che non c’è più nulla da inventare. Se però parti dalle linee cadi nella copia di un già visto”.
Una cosa è certa, la luce influenza le nostre percezioni, le nostre prestazioni, le preferenze, i comportamenti e il nostro umore. Ecco perché il lavoro del lighting designer deve tenere conto dell’evoluzione tecnologica ma anche di tutta una serie di riflessioni filosofiche intorno alla luce che determinano il benessere dell’uomo. Durante questa settimana del design, abbiamo selezionato un po’ di luce!