Dallarena
Uffico stampa Mignardi
Musica

L'Arena di Verona ha celebrato il geniale canzoniere di Lucio Dalla

Il primo marzo del 2012, oltre dieci anni fa, è una data tristemente nota agli appassionati di musica perché ha segnato la morte improvvisa di Lucio Dalla, avvenuta a causa di un attacco cardiaco in un albergo di Montreux, la città del jazz, dove si era esibito la sera prima. Le sue canzoni profonde e intense, la sua voce straordinaria, la sua musica così ricercata che attingeva alle sue esperienze giovanili nel jazz (soprattutto nell'uso dello scat), il suo personaggio buffo e al tempo stesso delicato, con il cappello e la barba, lo rendono un artista fuori dal tempo, che ha lasciato un vuoto incolmabile nel panorama della musica italiana.

Lucio era una persona schiva e riservata, che amava le grandi tavolate con gli amici al riparo dagli occhi indiscreti, ma anche vulcanica, allegra e positiva, sempre prodigo di scherzi e di irresistibili gag. Quando s’innamorava di qualcosa, di un paesaggio, di un’emozione, di una musica, cercava di tradurlo immediatamente sullo spartito per trasmettere quella stessa sensazione al maggior numero di persone, riuscendo sempre a cogliere nel segno. Ciò che resta di un artista non sono i freddi numeri degli stream, dei dischi di platino e dei premi, ma le canzoni e, a giudicare dal riuscito "DallArenaLucio", programma tv andato in onda ieri sera su Rai1, di canzoni memorabili Lucio ne ha lasciate davvero tante, tra grandi successi e gemme nascoste del suo ricco repertorio. Al di là degli ottimi ascolti dello show (3,8 milioni di spettatori con il 25% di share, tantissimo per la musica in tv), condotto con ritmo e professionalità da Carlo Conti e Fiorella Mannoia, ci sono piaciuti il calore e il sincero affetto che ciascun ospite nutriva per Dalla, sentimenti che emergevano sia nelle parole con le quali ha ricordato il cantautore bolognese che nell'interpretazione del brano scelto.

Lucio amava dare soprannomi ai suoi amici più cari, così Fiorella Mannoia per lui era "Rosalba", Carlo Conti "Lo Scuro", Samuele Bersani "Mueeel" e Rosalino Cellamare "Ron", che è diventato, poi, il suo nome d'arte. Fiorella Mannoia ha duettato, con la consueta classe e intensità, con il chitarrista Ricky Portera e Marco Mengoni in Vita (Mengoni ha poi strappato applausi convinti in L'anno che verrà), con Alessandra Amoroso ne La sera dei miracoli, con Giuliano Sangiorgi (che indossava l'ampia camicia di Dalla del tour con Morandi del 1988) in Anna e Marco e nel gran finale con Stadio, Ron e Bersani in Canzone, mentre ha cantato da sola la delicata Se io fossi un angelo. Non poteva mancare, in un omaggio a Lucio, la potente voce di Iskra Menarini, per 25 anni la sua corista, in una divertente versione di Attenti al lupo con il Piccolo Coro dell’Antoniano e Pierdavide Carone, che nel 2012 è stato diretto a Sanremo dallo stesso Dalla. Il Volo ha giocato in casa con la versione operatic-pop di Caruso, da anni un pezzo immancabile nel loro repertorio, mentre il Lucio più giocoso, irriverente e scanzonato è stato omaggiato da Tommaso Paradiso (L'ultima luna), La Rappresentante di Lista (Balla, Balla, Ballerino), Brunori Sas (Disperato Erotico Stomp) e Stadio (Grande Figlio di Puttana). Di grande qualità i duetti di Ron con Ornella Vanoni(Chissà se lo sai) e Tosca (La casa in riva al mare).

Al di là delle singole performance, ci è piaciuto che finalmente, in un programma televisivo di prima serata le canzoni fossero davvero al centro dello show e non meramente funzionali alla narrazione degli autori, come accade troppo spesso nei talent. Inoltre, gli aneddoti tra una canzone e l'altra non erano uno stratagemma per allungare oltremodo il brodo (il riferimento alle estenuanti maratone del Festival di Sanremo non è puramente casuale), ma un sincero e caloroso omaggio al modo in cui Lucio Dalla è stato in grado di entrare, in punta di piedi e con la sua aria scanzonata, nella vita di ciascuno di noi, rendendola più colorata.

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