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January 17 2014
Lucio Presta, re dei press-agent, è finito a sorpresa nella bufera giudiziaria legata alle presunte mazzette e favori che alcuni dirigenti Rai avrebbero chiesto per fare lavorare la Ldm di Piero di Lorenzo, produttrice di programmi come Ciak si canta e I Raccomandati.
Presta, agente di pezzi da novanta come Roberto Benigni, Paolo Bonolis e Antonella Clerici, è stato appena iscritto nel registro degli indagati dal pm Alberto Galanti che gli contesta il reato di corruzione e che ha ottenuto una proroga di sei mesi per le indagini. La procura di Roma si era messa al lavoro alla fine del 2012 dopo la denuncia di Di Lorenzo contro Gian Piero Raveggi, ex capostruttura di Raiuno (ora in pensione), sua moglie Chiara Calvagni (ancora al suo posto di capostruttura all’ufficio risorse) e Chicco Agnese (all’epoca dei fatti responsabile dei palinsesti di Raiuno, ora in pensione), accusati di tentata concussione. Nelle sue 22 pagine di denuncia nelle quali non risparmiava nessuno, Di Lorenzo, assistito dall’avvocato Alessandro Diddi, non aveva affatto coinvolto Presta. L’agente sarebbe quindi finito nel registro degli indagati a seguito delle indagini del pm e delle varie testimonianze.
Contattato da Panorama.it Presta fa sapere: «Ho saputo due giorni fa di essere indagato. Ma dormo tranquillo. Possono anche fare indagini su di me per i prossimi quindici anni, non c’è nulla che mi si possa contestare».
La storiaccia comincia nel 2006: Di Lorenzo ha raccontato che all’epoca, quando il suo rapporto con la Rai era sereno, fatturava 18 milioni di euro l’anno. Ma, per il suo rifiuto a concedere «prestiti» a Raveggi e a piegarsi a richieste di mazzette e assunzioni di favore, sarebbe sceso, sostiene a due milioni di euro. Grazie a un presunto ostracismo attuato negli anni successivi con controprogrammazioni forti e sfociato in emarginazione totale. Nonostante, ha raccontato Di Lorenzo, le sue lettere e i suoi appelli ai vari direttori Rai e pure alla commissione di Vigilanza. I dirigenti Rai indagati hanno parlato di «accuse campate in aria».