Lucio Dalla: il disco cult del 1979

Il primo marzo del 2012 il mondo della musica ha pianto la scomparsa di Lucio Dalla a causa di un attacco cardiaco in un albergo di Montreux, la città del jazz, dove si era esibito la sera prima del decesso. Le sue canzoni profonde e intense, la sua voce straordinaria, la sua musica così ricercata che attingeva alle sue esperienze giovanili nel jazz (soprattutto nell'uso dello scat), il suo personaggio buffo e al tempo stesso delicato, con il cappello e la barba, lo rendono un artista fuori dal tempo, che ha lasciato un vuoto incolmabile nel panorama della musica italiana.

Lucio era una persona schiva, riservata, ma anche vulcanica, allegra e positiva. Quando s'innamorava di qualcosa, di un paesaggio, di un'emozione, di una musica, cercava di tradurlo sullo spartito per trasmettere quella stessa sensazione al maggior numero di persone, riuscendo sempre a cogliere nel segno. Il primo a intuire il suo talento irregolare fu Gino Paoli, ma altrettanto importante fu l'incontro con il poeta Roberto Roversi, con il quale strinse un patto di esclusiva a partire dall'album Il giorno aveva cinque teste del 1973. La tumultuosa rottura con il paroliere costrinse Dalla a reinventarsi, a 34 anni, autore dei suoi testi, circostanza decisamente fortunata a giudicare dalla clamorosa trilogia formata da Come è profondo il mare (1977), Lucio Dalla (1979) e Dalla (1980), che gli ha garantito un posto di primo piano nella storia della canzone italiana. L'eponimo disco del 1979, che contiene brani immortali come Anna e Marco, Cosa sarà e L'anno che verrà, è un album semplicemente perfetto, in cui ogni canzone è una storia ricca di poesia, di verità e di sentimento.

Lucio Dalla aveva allora trentasei anni, aveva ormai raggiunto il grande successo con l'albumCome è profondo il mare e stava per intraprendere lo storico tour di Banana Republic con l'amico Francesco De Gregori, portando per la prima volta la canzone d'autore in stadi che ribollivano d'entusiasmo. Un momento di grazia, fotografato splendidamente nell'album, registrato al Castello di Carimate (Como) e prodotto da Alessandro Colombini e Renzo Cremonini in cabina di regia, con una superband formata da Giovanni Pezzoli alla batteria, Marco Nanni al basso, Fabio Liberatori alle tastiere e Ricky Portera alla chitarra, i cui assoli daranno un'impronta più rock ai brani. Nella magnifica L'anno che verrà (dai più conosciuta come "Caro amico ti scrivo"), il cantautore bolognese sembra voler esorcizzare, in una missiva rivolta a un amico lontano, la paura del domani, in quegli anni difficili per l'Italia, segnati dal terrorismo e dalle tensioni sociali. Le celebri parole finali, "Io mi sto preparando, è questa la novità", mostrano un pizzico di ottimismo nel domani. L'ultima luna è emblematica dello stile di Dalla, in perfetto equilibrio tra poesia ermetica e linguaggio della strada: "La sesta luna/ Era il cuore di un disgraziato/ Che, maledetto il giorno che era nato/ Ma rideva sempre/ Da anni non vedeva le lenzuola/ Con le mani sporche di carbone/ Toccava il culo a una signora/ E rideva e toccava/ Sembrava lui il padrone".Anna e Marco sembra la sceneggiatura di un film, il tenero racconto di un amore fra due ragazzi confinati nell'anonima periferia di una città, Anna bello sguardo e Marco grosse scarpe e poca carne, in cerca di una svolta nella loro vita, che si chiude con dei versi che sono ormai scolpiti nella memoria: "Anna avrebbe voluto morire/ Marco voleva andarsene lontano/ Qualcuno li ha visti tornare/ Tenendosi per mano".

Lucio Dalla - Anna e Marco (Live@RSI 1978) - Il meglio della musica Italianawww.youtube.com

Stella di mare è una dolce ballad in crescendo, la fascinazione di Dalla per le ore piccole emerge compiutamente nella metafisica Notte, che ha un finale da antologia grazie agli arrangiamenti d'archi di Giampiero Reverberi, mentre decisamente più ermetiche risultano la cupaSignora, con il basso di Nanni che ti entra nelle viscere, e la carnale Tango. Cosa sarà, composta con Ron un anno prima e qui riproposta in una versione leggermente diversa insieme a De Gregori, è un duetto da antologia, con i suoi sorprendenti interrogativi ( "Cosa sarà che fa morire a vent'anni anche se vivi fino a cento… Cosa sarà che ti spinge ad amare una donna bassina e perduta… Cosa sarà che ti spinge a picchiare il tuo re e che ti porta a cercare il giusto dove giustizia non c'è") e con l'effervescente assolo di sax di Dalla. Milano è una delle più belle canzoni dedicate al capoluogo lombardo mai scritte, che compete ad armi pari con Luci a San Siro di Vecchioni, Porta Romana di Gaber e Vincenzina e la fabbrica di Jannacci. Lucio Dalla, di cui è indimenticabile anche la copertina con l'intenso primo piano del cantautore bolognese con il consueto zuccotto di lana e gli occhiali tondi, è un album praticamente perfetto, che nei primi sei mesi ha venduto oltre mezzo milione di copie e che si è classificato al quarantesimo posto nei 100 dischi italiani più belli di sempre secondo Rolling Stone. Un disco che ha dato definitivamente forma al cosiddetto "Dalla-sound", un pop-rock viscerale, poetico, dalle radici italiane, ma con un soul tipicamente americano.

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