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November 17 2021
Italia fanalino di coda nella classifica europea per i servizi broadband. È quanto emerge dai dati preliminari dello studio «Il settore Telco in Italia: assetto normativo e analisi di impatto» realizzato dalla Luiss Business School di Roma in collaborazione con Windtre.
I numeri raccontano che solo il 61% delle famiglie italiane è abbonato a servizi di banda larga, pertanto occorre procedere a una rapida e capillare alfabetizzazione digitale per cogliere appieno lo sviluppo delle nuove reti, a partire del 5G. La digitalizzazione ha infatti un ruolo decisivo nel favorire la crescita economica e sociale di un Paese nel periodo post pandemico, ma l'assenza di infrastrutture necessarie a garantire la connessione in modo omogeneo a famiglie e imprese rischia di penalizzare l'Italia.
Per risultare competitivi a livello internazionale, diventa così fondamentale dare vita a una collaborazione pubblico-privato con interventi mirati da parte delle istituzioni quali la semplificazione burocratica per la realizzazione delle infrastrutture e le riforme relative ai limiti elettromagnetici, oggi tra i più bassi in Europa.
Queste importanti scelte si collocano in un contesto - quelle delle telecomunicazioni in Italia - che risulta caratterizzato da ingenti investimenti a fronte di una costante decrescita dei profitti. I dati forniti da Agcom e Asstel mostrano infatti come i i ricavi degli operatori di Tlc siano passati dai quasi 46 miliardi di euro del 2007 a meno di 29 miliardi di euro nel 2020, con una riduzione di circa il 37,5% nel periodo, e di quasi cinque punti nell'ultimo anno.