La strana «guerra» contro Lukaku

L'ultimo capitolo è stata la mozione dei grandi vecchi, il pantheon degli juventini di sempre convocato in assemblea plenaria per spiegare che no, scambiare il serbo per il belga non conviene. Anzi. Tema già sviluppato a lungo nel corso dell'ultimo mese sul giornale rosa che ha aperto una sorta di battaglia senza quartiere contro l'idea dello sbarco di Lukaku in maglia bianconera. Non scambiandolo con Vlahovic e nemmeno insieme. insomma, no e basta.

Lukaku che, come ha brillantemente sintetizzato Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport che sul 'tradimento' di RL all'Inter ha costruito lo scoop dell'estate, si è improvvisamente scoperto "giovane per l'Inter e vecchio per la Juventus". Di più, bollito. Sulla fase discendente della parabola della sua carriera, fisicamente inaffidabile e perennemente in lotta con la bilancia. Addio 'Big Rom' dai pettorali scolpiti mentre attendeva la chiamata dell'Inter per tornare agli ordini di Simone Inzaghi, dentro Romelu che per rimettersi in forma ha bisogno di uno o due mesi di calcio a perdere, nel senso che prima di arrivare al suo peso forma perde i superpoteri e si trasforma in uno qualsiasi o anche meno.

E, quindi, ecco la rilettura della sua ultima stagione e anche di quelle precedenti: non più a colori ma in grigio tendente al nero. E poi l'etichetta di "affarista" a caccia sempre del contratto più favorevole, l'estratto conto dei suoi stipendi da quando ha messo piede tra i professionisti e il conteggio esatto del rapporto qualità/prezzo per l'Inter nell'ultima annata. Non favorevole, visto il lungo infortunio subito nel cuore dell'inverno, ma evidentemente considerato sufficiente a Marotta e Inzaghi per investire 40 milioni e riportarlo a Milano se lui, il reprobo, non avesse cambiato idea.

Che Lukaku non si sia comportato bene con l'Inter è un dato di fatto. Che sia stato scorretto con chi da settimane, anche su suoi impulso, trattava per prenderlo in via definitiva, anche. Ma lo era stato anche un anno fa quando aveva mollato il Chelsea fregandosene degli oltre 100 milioni investiti per lui e aveva costretto i Blues a prestarlo a prezzi stracciati all'Inter, eppure allora la crociata moralista non era partita.

Romelu l'inaffidabile con gli sponsor, Romelu condizionato dalla madre nelle sue scelte professionali, Romelu contattato a marzo quando non si poteva e che, forse, anche per questo ha deciso in negativo la finale di Champions League persa dall'Inter a Istanbul. Insomma, Romelu Lukaku improvvisamente trasformato nell'Al Capone del calcio moderno, quasi fosse l'unico rappresentante della categoria di chi è interessato solo al prossimo contratto, all'aumento e al bonus da strappare lucrando sulle proprie prestazioni.

Possibile? Strano. Nella folle estate del mercato italiano, però, è successo anche questo. Perché? Il sospetto è che si siano intrecciate valutazioni tecniche e storie di rapporti, scoop veri e buchi altrettanto reali. Nel mirino è finito anche Allegri cui dalle stesse pagine è stato recapitato un messaggio chiaro: se prende il 'cattivo' e lascia andare il 'buono' svende il futuro della Juventus e si condanna a una stagione senza alibi in cui vincere lo scudetto è il minimo sindacale. Lui, gli avversari no. Ah, saperlo...

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