Cieli d'Europa insicuri. Lukashenko nella bufera per il dirottamento

La Bielorussia è tornata nell'occhio del ciclone da domenica, quando ha costretto ad atterrare a Minsk un volo Ryanair diretto dalla Grecia alla Lituania. Stando a quanto riportato dall'Associated Press, "il servizio stampa del presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha detto che lo stesso presidente ha ordinato che un caccia MiG-29 scortasse l'aereo di linea dopo essere stato informato della minaccia di una bomba". Tuttavia, come sottolineato dal Washington Post, la vera ragione del dirottamento è in realtà da ricercarsi nel fatto che, tra i 123 passeggeri del velivolo, figurasse Roman Protasevich: giornalista d'opposizione che è stato arrestato subito dopo l'atterraggio. Sempre l'Associated Press ha riportato, in particolare, che si tratta del cofondatore del canale Telegram Nexta e che ha contribuito ad organizzare le proteste antigovernative, esplose in Bielorussia lo scorso anno. L'Organizzazione internazionale per l'aviazione civile ha dichiarato in una nota che quanto accaduto potrebbe essere avvenuto in violazione della Convenzione di Chicago. Tutto questo, mentre - nel pomeriggio di lunedì - un aereo Lufthansa diretto a Francoforte è stato bloccato a Minsk per "minaccia terroristica": il velivolo ha ottenuto poi il permesso di partire, ma non è ancora chiaro se l'episodio sia collegato al caso Ryanair.

Le reazioni internazionali sono state piuttosto celeri. Il presidente della Lituania, Gitanas Nauseda, ha parlato di "atto terroristico sponsorizzato dallo Stato", mentre la polizia lituana ha annunciato l'avvio di un'inchiesta. Sulla stessa linea, il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki. "Il dirottamento di un aereo civile è un atto di terrorismo di Stato senza precedenti che non può rimanere impunito", ha detto. Duro anche il commento del presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha dichiarato: "I responsabili del dirottamento di Ryanair devono essere sanzionati". In tal senso, il sito Axios ha riportato che i leader dell'Unione europea dovrebbero incontrarsi oggi per discutere eventuali sanzioni contro Minsk.

Il ministro degli Esteri britannico, Dominic Raab, si è detto "scioccato" da quanto accaduto, precisando: "Ci stiamo coordinando con i nostri alleati. Questa stravagante azione di Lukashenko avrà gravi implicazioni". Durissimo anche il segretario di Stato americano, Tony Blinken, che – in un comunicato – ha tuonato: "Gli Stati Uniti condannano ancora una volta le continue molestie e la detenzione arbitraria dei giornalisti da parte del regime di Lukashenko. Siamo con il popolo bielorusso nelle loro aspirazioni per un futuro libero, democratico e prospero e sosteniamo la loro richiesta al regime di rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali". Posizioni critiche sono arrivate anche da Italia, Germania e Austria. La Francia, dal canto suo, ha convocato l'ambasciatore bielorusso.

Insomma, la tensione è alta. E bisognerà adesso comprendere l'impatto di questa crisi sotto il profilo geopolitico. A seguito delle proteste avvenute l'anno scorso, Minsk era tornata ad avvicinarsi a Mosca, dopo che – nei mesi precedenti – aveva iniziato un percorso di parziale spostamento verso l'orbita occidentale. Tutto ciò, mentre è atteso – questa settimana – un incontro a Sochi tra il presidente russo, Vladimir Putin, e lo stesso Lukashenko per discutere di questioni economiche. Ecco che quindi la faccenda può avere delle ricadute nei rapporti tra la Russia e l'Occidente. Tanto più adesso che, dalla Casa Bianca, erano arrivati timidi segnali di distensione nei confronti di Mosca, soprattutto dopo il recente incontro a Reykjavík tra Blinken e il suo omologo russo, Sergej Lavrov. In questo quadro di (relativo) disgelo, non solo dovrebbe infatti presto tenersi un vertice tra il presidente statunitense, Joe Biden, e lo stesso Putin. Ma, pochi giorni fa, il Dipartimento di Stato americano ha revocato le sanzioni contro la società che supervisiona la realizzazione del gasdotto Nord Stream 2: una mossa, questa, che ha innescato una levata di scudi al Congresso (non solo tra i repubblicani ma anche tra i democratici). La principale incognita risiede quindi nell'impatto che la "questione Lukashenko" avrà sulle delicate relazioni tra Washington e Mosca.

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