Dal Mondo
November 30 2022
Emmanuel Macron è arrivato a Washington poche ore fa, per incontrare Joe Biden. Non è un viaggio esattamente in discesa quello che attende il presidente francese. Per quanto i rapporti tra l’Eliseo e la Casa Bianca si fossero già deteriorati ai tempi dell’amministrazione Trump, la situazione è addirittura peggiorata con l’attuale presidente statunitense (basterebbe a tal proposito ricordare la crisi dei sottomarini esplosa l’anno scorso). I dossier divisivi sul tavolo oggi non sono d'altronde affatto pochi.
In primo luogo, emergono la questione ucraina e quella (consequenziale) degli equilibri interni all’Alleanza atlantica. È noto che Macron ha sempre cercato di mantenere una linea non eccessivamente dura nei confronti del Cremlino, scontrandosi così de facto con la linea più severa promossa da Polonia, Paesi Baltici e Gran Bretagna: una linea, quest’ultima, fatta propria – pur con qualche tentennamento – dall’amministrazione Biden. La Francia ha del resto spesso sostenuto posizioni eccentriche all’interno della Nato: nel 2019, Macron non solo definì l’Alleanza atlantica come “cerebralmente morta”, ma spalleggiò anche il filorusso Khalifa Haftar in Libia. Più in generale, l’inquilino dell’Eliseo ha cercato negli anni di allontanare Bruxelles dall’anglosfera, indebolendo così le relazioni transatlantiche. Non è d’altronde un mistero che Macron consideri l’Ue un amplificatore degli interessi di Parigi e che stia conseguentemente cercando di costruire un’egemonia politica francese in seno alle istituzioni europee. Il che contribuisce a spiegare l’ostilità da lui nutrita per il governo guidato da Giorgia Meloni: una Giorgia Meloni che si è dichiarata fermamente atlantista e che, parlando negli scorsi giorni sia con Biden sia con Jens Stoltenberg, ha giustamente sottolineato la necessità di una maggiore attenzione della Nato nei confronti del Mediterraneo. Un’area, quest’ultima, in cui assai spesso gli interessi italiani cozzano con quelli francesi (si pensi soltanto alla Libia).
In secondo luogo, oltre alla questione del prezzo del gas liquido, è noto che Macron non veda granché di buon occhio l’Inflation Reduction Act: una mega-legge approvata ad agosto, che prevede ingenti sussidi a favore delle auto elettriche di produzione americana e che presenta quindi una notevole importanza sul piano politico-economico interno agli Stati Uniti. Ebbene, la misura, secondo Parigi, risulterebbe pericolosamente protezionista. Una posizione, questa, espressa appena pochi giorni fa dal ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire. “La Francia può chiedere deroghe ad alcuni dazi e limiti imposti dall'amministrazione Usa. Ma la vera domanda che dobbiamo porci è che tipo di globalizzazione ci attende?”, aveva dichiarato, per poi proseguire: “La Cina favorisce la produzione cinese, l'America favorisce la produzione americana, è tempo che l'Europa favorisca la produzione europea... Tutti gli Stati europei devono capire che oggi di fronte a queste decisioni americane, dobbiamo imparare a tutelare e difendere meglio i nostri interessi economici”.
Sotto questo aspetto, Macron potrebbe cercare di giocare di sponda con la Cina. La posizione di Parigi nei confronti di Pechino è infatti notoriamente ambigua, mentre lo stesso presidente francese dovrebbe recarsi in visita nella Repubblica popolare all’inizio del prossimo anno. Tutti questi nodi fanno chiaramente comprendere come le relazioni tra Macron e Biden non risultino esattamente idilliache. E che difficilmente, da questo viaggio, potranno emergere delle soluzioni soddisfacenti per entrambi i leader.