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February 17 2022
Innamoratissima del cinema italiano e dei suoi giovani virgulti, che ama scoprire e promuovere. Energica, belligerante ma provata da tante battaglie. È Maddalena Mayneri, la fondatrice di Cortinametraggio, festival dedicato al meglio della cinematografia breve italiana, da sempre attento allo scouting dei nuovi talenti (da qui sono usciti Paolo Genovese, Luca Miniero, Massimo Cappelli). Ora lancia la 17^ edizione, che si terrà a Cortina d’Ampezzo dal 20 al 27 marzo, ma non senza fatiche. «Mancano gli sponsor e le mie forze si stanno esaurendo», ci dice Mayneri masticando passione e amarezza. «Il festival sta crescendo sempre più, la selezione quest’anno è stata davvero complicata per la gran mole di corti di qualità, ma purtroppo i finanziatori non ci credono: sono un quarto rispetto agli anni scorsi. Sono io da sola, donna pazza e mecenate che decide di investire su questo festival pur di non tradire i registi. Ma ero sul punto di dire basta».
Cortinametraggio 2022 ci sarà e sarà una nuova immersione nell'intenso mondo del cortometraggio, a vista Dolomiti. Ma Maddalena Mayneri lancia il suo Sos, perché possa esserci anche Cortinametraggio 2023.
Sotto lo sguardo della Tofana, saranno 25 i corti in concorso della XVII edizione, con 5 anteprime mondiali e 2 anteprime italiane. Tra i protagonisti dei corti Stefano Accorsi, Lello Arena, Tea Falco, Antonia Truppo, Valentina Bellè, Edoardo Pesce, Giuseppe Battiston, Frank Matano, Colin Firth e Abel Ferrara.
A presentare le serate della kermesse Roberto Ciufoli e Irene Ferri. Tra gli ospiti attesi Paolo Genovese, ovviamente, David Warren, Violante Placido, Micaela Andreozzi, Clayton Norcross, Christian De Sica, Lodo Guenzi.
Triestina dal cuore ampezzano, oltre che presidente e fondatrice di Cortinametraggio già fondatrice del festival Maremetraggio di Trieste, Maddalena Mayneri ci racconta la sua illuminata e burrascosa avventura.
Come sarà Cortinametraggio 2022?
«Abbiamo ricevuto 410 corti, iscritti regolarmente, più una trentina di irregolari che purtroppo sono stati depennati in partenza. Lo staff, guidato dal direttore artistico Niccolò Gentili, giovane bravissimo che è stato chiamato anche ad Alice nella città, ha litigato fino alla sera prima della selezione – sorride Mayneri - perché, viste la quantità e la bellezza dei corti, è stato difficile sceglierne solo 25. A Cortina non è come a Venezia: alle proiezioni non si va di mattina, di giorno si va a sciare, a prendere il sole, a godersi la Regina delle Dolomiti, si va al cinema dalle 18 in poi. Purtroppo abbiamo una sola sala. Il cinema locale è stato chiuso, quindi siamo in un teatro diventato cinema. Sto pressando l’amministrazione perché avremmo bisogno di due sale. È dura selezionarne solo 25 su 410. Faremo vedere anche 4 lungometraggi di registi passati dal nostro palco, che hanno avuto fortuna dopo Cortinametraggio, più alcuni eventi speciali. Verranno molti produttori perché vogliono conoscere questi ragazzi, vedere le loro opere, c’è un forte seguito».
Sulla difficoltà a raccogliere sponsor ha inciso la pandemia?
«In verità nel primo anno di pandemia a livello economico ci è andata di lusso perché sono stata un piccolo genio, me lo dico da sola. Siamo entrati in lockdown l’8 marzo, Cortinametraggio 2020 iniziava dopo 20 giorni. Siamo stati i primi in Europa ad andare online: allora nessuno sapeva cosa significasse fare un festival online. Ho avuto la fortuna di conoscere Roberto Salvini, titolare di Canale Europa Tv, che si è messo subito a disposizione e ci ha dato la piattaforma. Abbiamo chiamato tutti i registi, ci siamo fatti mandare di nuovo i video per l’online, quindi non per il cinema, in due giorni. Mi sono fatta mandare videomessaggi da tutti tramite Whatsapp, ho chiamato i due presentatori Roberto Ciufoli e Anna Ferzetti perché facessero la presentazione da casa. Gli sponsor ci hanno creduto e sono rimasti. Racconto anche un aneddoto divertente: mentre piangevo calde lacrime da sola, in terrazza, guardando tutto online, abbiamo scoperto l’esistenza di Zoom. Ecco così che l’ultima puntata l’abbiamo fatta tramite Zoom, quindi potevamo vederci e chiacchierare in diretta: è stata una meraviglia. Abbiamo fatto milioni e milioni di follower».
Siete stati dei precursori. Cortinametraggio 2021 invece è stato in presenza…
«Sì, ho combattuto fino alla fine perché fosse in presenza. Ci siamo chiusi in bolla dentro l’Hotel Vittoria, ho fatto venire tutti i giurati, non i registi purtroppo (avevamo solo 39 camere), e siamo andati online sulla piattaforma di MyMovies come trasmissione televisiva, con collegamenti in diretta con tutti i registi. E la mattina interviste con Canale Europa. Quest’anno saremo l’ultimo festival della pandemia se lo stato di emergenza finisce il 31 marzo. Forse saremo l’ultimo festival con mascherina addosso».
Il poster di Cortinametraggio 2022 ha il volto della giovanissima attrice Ludovica Francesconi.
«Sì, visto che Cortinametraggio è un festival di scouting, da due anni ho deciso di scoprire giovani talenti anche tramite la locandina del festival, offrendo la possibilità di dare la loro immagine alla manifestazione, prima che diventino famosi. L’anno scorso il mio amico Henry Secchiaroli di Fano ha realizzato il poster con il viso dell’attrice Jenny De Nucci. Poi ho scoperto Ludovica Francesconi, volto nuovo che mi piaceva molto e mi ricordava la protagonista de Il favoloso mondo di Amélie. È stata entusiasta di aderire: quando l’ho contattata era quasi sconosciuta, ora ha partecipato alla trilogia Sul più bello, Ancora più bello, Sempre più bello. Mi piace scoprire giovani meritevoli e aiutarli a crescere».
Tra i cortometraggi più amati?
«Racconto un fatto che pochi conoscono. Nel 1999 a Cortinametraggio vince il corto Piccole cose di valore non quantificabile: i registi sono Luca Miniero e Paolo Genovese. È uno dei più visti su YouTube, è bellissimo, me ne innamorai subito. Avevo la fortuna di conoscere un po’ di gente dentro l’Arma dei carabinieri e, con il permesso dei registi, ho portato la videocassetta del corto al comando dei carabinieri per farglielo vedere: ebbene, è diventato il video promozionale dell’Arma. Tuttora è proiettato nelle varie manifestazioni dell’Arma quando si tratta la violenza sui minori. È questo l’aiuto che mi piace dare. Con Paolo si è creato un legame di sangue, siamo amici veri, non manca mai a un mio festival. E tante altre persone stanno prendendo questa strada nel mio cuore: Matteo Nicoletta, che ha vinto anche lui a Cortinametraggio, sta finendo di montare il corto che presenteremo in anteprima a Cortina per la Polizia di Stato, che è entrata come patrocinio al festival, e mi ha chiesto di realizzare questo corto. Si intitola Babbale, lettera a Babbo Natale, prodotto da MG Produzioni di Morena Gentile, società di produzione che crede tuttora nel nostro festival. Sarà una storia molto romantica, girata in tre giorni a Roma di notte, e diventerà il video istituzionale della Polizia di Stato».
Il cortometraggio è una scuola di essenzialità. Un po’ snobbato, probabilmente è anche più difficile da realizzare rispetto a un film, perché deve arrivare subito al cuore del pubblico. Perché ha scelto i corti?
«Cortinametraggio è nato nel 1997 da un’idea mia e di Andrea Gris, dalla mamma ampezzana. Era stato Vittorio Gassman, amico di mia madre, con cui andava a sciare, a introdurmi ai corti. Poi quando Andrea Gris, che lavorava nel mondo dello spettacolo, mi disse di fare un festival di corti, ho detto subito sì. Nel ‘97 eravamo solo 4 festival dedicati ai corti: Cortinametraggio, Capalbio, Arcipelago, Siena. Adesso sono più di 1500. I corti sono la palestra di roccia vera per entrare nel mondo del cinema, ti insegnano come si fa cinema. In 20 minuti al massimo devi dare delle emozioni. Il corto ti deve lasciare anche qualcosa di più di un lungo».
Nel 2021 abbiamo visto al cinema il corto The Human Voice di un certo Pedro Almodóvar. Il corto potrà avere un domani anche dignità di distribuzione in sala?
«Anni fa un corto di Antonio Albanese fu distribuito prima di un film di Woody Allen (Dead train, aringhe sottotreno, prima di Harry a pezzi, ndr). Purtroppo le sale cinematografiche preferivano però proiettare la pubblicità piuttosto che i corti, per questo i corti non entrano nelle sale. Per fortuna ci sono piattaforme che gli dedicano spazio come MyMovies, Rai Cinema Channel, ogni tanto Sky. Netflix voleva creare una piattaforma di soli corti: per assurdo, nonostante conosca tutti in questo ambito, non riesco ad arrivare alla Andreatta per proporle “facciamo qualcosa insieme con i miei corti”. Lancio un messaggio: vorrei che Netflix si appoggiasse a Cortinametraggio, che prendesse i nostri corti e gli desse la visibilità. Avrebbero a disposizione la migliore cinematografia italiana del mondo del corto. Il meglio del meglio. Sarebbe bellissimo dare un premio Netflix o Amazon».
Tolti gli scarponi da sci, i vacanzieri di Cortina apprezzano il festival?
«La gente mi ferma per strada per sapere quando inizia Cortinametraggio. Piace molto, anche agli ampezzani. Ho un grande aiuto da parte degli alberghi del posto. E anche i ristoranti mi stanno dando una mano: ogni giorno porteremo gli ospiti a mangiare all’aperto, con pranzi offerti dai ristoratori di Cortina. E il venerdì mattina ci sarà la lezione di curling! Speriamo che ci sia con noi Stefania Constantini (fresca medaglia d’oro ai Giochi olimpici invernali di Pechino, ndr)».
A proposito di Giochi olimpici invernali, un’altra idea bolle in pentola…
«Ho creato le Cortiadi. Durante la settimana del festival Matteo Nicoletta girerà un corto, che parla di uno sport invernale: lo monterà sul posto e lo vedremo la serata finale della premiazione. Spero che potrà essere l’inizio di una collaborazione con le Olimpiadi invernali Milano Cortina d'Ampezzo 2026, ne ho parlato con il comitato della Fondazione 2026. Potrebbe essere una soluzione per non andar via da Cortina e non fallire: obiettivamente, le mie tasche si stanno svuotando. Su 300.000 euro circa di costi, il Comune di Cortina partecipa con una quota piccolissima, solo 20.000 euro. Se gli sponsor o le istituzioni non mi aiutano sarò costretta a chiudere il festival. O a portarlo via, anche se la popolazione di Cortina ci rimarrebbe male. Me l’hanno chiesto tante località, ma io purtroppo sono innamorata di Cortina, sono nata e cresciuta qui, anche se vivo a Trieste. Per me Cortina non è la città mondana, per me è casa».
Cosa si aspetta da questa 17^ edizione?
«Mi aspetto che la Fondazione per le Olimpiadi invernali 2026 si accorga che Cortinametraggio vale e che un grande partner si palesi e mi dica “Maddalena, ti aiuto io, proseguiamo insieme, non puoi continuare sempre da sola”, perché è un progetto talmente importante. Mi aspetto che la gente in Italia si accorga di Cortinametraggio e che ho bisogno di aiuto per continuare a cercare talenti. Sono sicura che ci saranno il nuovo Paolo Genovese, il nuovo Massimo Cappelli. Mi auguro che questo festival imminente sia un segnale forte. Domani non so, ma intanto quest’anno farò Cortinametraggio, guardando la Tofana davanti a me, come adesso, con il cielo senza una nuvola».