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ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Economia

Made in Italy: la classifica dei prodotti più consumati

Nonostante i venti di crisi sembrino non voler abbandonare il nostro Paese, il fiore all’occhiello dell’economia italiana, ovvero l’export, e in particolare quello agroalimentare, ricomincia a tirare la carretta del nostro bilancio commerciale come nei tempi migliori.

A confermarlo c’è il fatto che mai come nel 2018 così tanto cibo e vino italiano sono stati consumati sulle tavole mondiali, con il record storico per le esportazioni agroalimentari Made in Italy appunto che l’anno scorso hanno raggiunto per la prima volta il valore di 42 miliardi di euro, con un aumento rispetto al 2017 pari al 3%.

Sono queste le stime rese note dalla Coldiretti che ha provato a tracciare un bilancio dell'anno appena concluso, sulla base delle proiezioni su dati Istat.

La classifica dei prodotti più venduti

A spingere la crescita, secondo i dati forniti appunto da Coldiretti, sono gli immancabili prodotti base della dieta mediterranea a partire dal vino. L’anno scorso però la vera star è stata la categoria degli spumanti le cui vendite hanno fatto un balzo in avanti del 13%, raggiungendo un complessivo giro d’affari all'estero superiore a 1,5 miliardi di euro.

A seguire l'ortofrutta fresca che in valore fa segnare però una leggera frenata del 4%, mentre buone performance vedono protagonisti i salumi, i formaggi con un incremento del 3% in valore e la pasta che aumenta del 2%.

Mercati principali

Per quanto riguarda i principali mercati di riferimento, non ci sono particolari sorprese. Quasi i due terzi delle esportazioni agroalimentari, precisa infatti la Coldiretti, interessano i Paesi dell'Unione europea dove il principale partner resta la Germania.

Fuori dai confini comunitari invece sono gli Stati Uniti il mercato di riferimento più significativo per l'italian food.

Incognite future

Sul successo del Made in Italy agroalimentare all'estero pesano però per il futuro le incognite legate ai cambiamenti in atto nella politica internazionale che potrebbero tradursi in misure neoprotezionistiche che riguardano i principali mercati di sbocco.

Sul rapporto con la Gran Bretagna gravano tutte le incertezze connesse alla Brexit, ma a rischio sono anche le altalenanti relazioni commerciali con gli Stati Uniti di Donald Trump, che come sopra ricordato restano uno dei mercati di sbocco più importanti per i nostri prodotti agroalimentari.

E problemi non da poco per il settore continuano ad arrivare anche dagli effetti negativi dell'embargo in Russia con il divieto all'ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche di pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia.

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