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Mafia, si stringe il cerchio intorno al boss Messina Denaro

"Si stringe sempre più il cerchio attorno al super latitante Matteo Messina Denaro". Ne sono certi gli inquirenti di Palermo dopo gli undici arresti compiuti la scorsa notte nell'operazione Ermes condotta dai poliziotti delle squadre mobili di Trapani, Palermo, da agenti dello Sco e dai carabinieri del Ros. Nella rete sono caduti i personaggi che da ultimi, tra il 2011 e il 2015, si sono occupati dello smistamento dei pizzini da e per il boss e capo della mafia trapanese Matteo Messina Denaro, 53 anni, latitante da oltre 22 anni.

L'incontro tra i due anziani boss

Un frame da uno dei video realizzati durante le indagini su Cosa Nostra a Palermo

L'incontro tra i due anziani boss

Un frame da uno dei video realizzati durante le indagini su Cosa Nostra a Palermo

L'incontro tra i due anziani boss

Un frame da uno dei video realizzati durante le indagini su Cosa Nostra a Palermo

L'incontro tra i due anziani boss

Un frame da uno dei video realizzati durante le indagini su Cosa Nostra a Palermo

L'incontro tra i due anziani boss

Un frame da uno dei video realizzati durante le indagini su Cosa Nostra a Palermo

L'incontro tra i due anziani boss

Un frame da uno dei video realizzati durante le indagini su Cosa Nostra a Palermo

L'incontro tra i due anziani boss

Un frame da uno dei video realizzati durante le indagini su Cosa Nostra a Palermo

L'incontro tra i due anziani boss

Un frame da uno dei video realizzati durante le indagini su Cosa Nostra a Palermo


Carriera di un boss

Il boss di Castelvetrano, condannato all'ergastolo per le stragi che hanno insanguinato Roma, Milano e Firenze nel 1993, e considerato l'uomo che ha riorganizzato la mafia dopo gli arresti di Totò Riina e Bernardo Provenzano, continua, secondo le indagini non senza qualche difficoltà, a mantenersi in contatto con la sua organizzazione. L'ultimo degli intermediari, dopo quelli arrestati in almeno 5 operazioni, prosecuzione delle operazioni "Golem" ed "Eden", ha il nome e il volto di un vecchio capo mafia, Vito Gondola, mazarese, 77 anni. È lui che da pastore è arrivato in soccorso del boss Messina Denaro che, secondo la Procura di Palermo, non trova più supporto tra i giovani. In diversi mesi di indagine sono stati filmati e registrati diversi incontri, tutti in aperta campagna. Gli investigatori hanno potuto assistere a veloci passaggi di pizzini in cui venivano trasmesse le disposizioni ai propri sodali e così esercitare azioni di comando del clan. Tutto avveniva in due masserie nelle campagne di Mazara del Vallo e Campobello di Mazara, di proprietà di due allevatori, Vito Gondola e Michele Terranova, arrestati.

I "pizzini"

Biglietti che, secondo gli inquirenti, venivano smistati durante i summit, nascosti sotto terra e poi recuperati in seguito da persone fidate. Un sistema che veniva usato tre volte all'anno dai fedelissimi del boss, scelti tra persone fidate, e che aveva delle regole rigide. A partire dall'appuntamento. Ogni volta per scambiarsi i pizzini si sentiva Gondola al telefono parlare ovviamente di tutt'altro: "Ho la sudda pronta" (la sudda non è altro che l'erba che si dà in pasto alle pecore), "Ci sono le cesoie da molare" o anche "Bisogna tosare le pecore" e "Il formaggio è pronto da ritirare", "Ho la ricotta da parte, passi più tardi?". I pizzini venivano poi ripiegati e chiusi con dello scotch e nascosti sotto i sassi, in aperta campagna. I messaggi dovevano essere letti e poi distrutti.

Gli arresti

Con Gondola, accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso e favoreggiamento aggravato dalla modalità mafiosa per aver agevolato la latitanza del boss Matteo Messina Denaro, sono stati arrestate altre 10 persone: Giovanni Loretta, 42 anni; Leonardo Agueci, 27 anni; Pietro Giambalvo, 77 anni; Vincenzo Giambalvo, 38 anni; Giovanni Scimonelli, 48 anni; Giovanni Mattarella, 49 anni; Michele Terranova, 45 anni; Sergio Giglio, 46 anni; Michele Gucciardi, 61 anni, e Ugo Di Leonardo, 73 anni. Gondola, Gucciardi, Scimonelli, i due Giambalvo, padre e figlio, Giglio, Di Leonardo e Terranova sono tutti indagati per associazione mafiosa, Mattarella, Agueci e Loretta per favoreggiamento aggravato dalla modalità mafiosa, per aver agevolato la latitanza del boss. "Queste persone - ha affermato il pm di Palermo, Teresa Principato - erano i "pizzinari", coloro che dal 2012 fino al 2015 hanno consentito al latitante di mantenere uno stretto rapporto con il territorio nonostante la sua assenza, visto che sappiamo che lascia il territorio per andare all'estero. Matteo Messina Denaro è un parassita che non tiene conto dei legami familiari, ma usufruisce dei soldi e dei legami che i componenti del suo ambito familiare e del clan possono fargli avere. Il sistema di trasmissione delle notizie è scuro perché non c'era mai una persona sola a raccogliere i pizzini, che sono stati ritrovati, che venivano raccolti tre volte all'anno da persone fedelissime come il boss di Mazzara del Vallo. Persone che sono state in carcere e che non hanno mai parlato".

Il tweet di Alfano

Operazione applaudita sia dal premier Matteo Renzi che dal ministro Angelino Alfano. "Sono grato a investigatori, forze dell'ordine e a tutti i rappresentanti dello Stato per il colpo inferto all'organizzazione mafiosa con la cattura di molti uomini del giro di Matteo Messina Denaro. Grazie a nome del governo. E avanti tutta per andare finalmente a catturare anche il boss superlatitante", ha commentato il premier Matteo Renzi su Facebook, mentre Angelino Alfano ha twittato: "Lo #StatoVince la mafia perde". In attesa che, dopo 22 anni, il boss fino ad ora inafferrabile possa essere finalmente assicurato alla giustizia. (LaPresse)

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