Mafia foggiana, il dominio violento di un'organizzazione spietata

Antonia Lopez, 19 anni è stata colpita a morte da uno dei sette colpi di pistola calibro 7,65 esplosi in una discoteca di Molfetta a Bari. I proiettili erano destinati a Eugenio Palermiti, 20 anni, nipote dell’omonimo boss del quartiere Japigia di Bari. Antonia è solo l'ultima vittima innocente della mafia foggiana, una delle organizzazioni criminali più feroci e spietate d’Italia che nel silenzio e nella paura, ha costruito il suo impero. La mafia foggiana conosciuta anche come Società Foggiana, sebbene meno nota rispetto alle altre organizzazioni mafiose italiane, come la 'Ndrangheta, la Camorra o Cosa Nostra, è una realtà criminale radicata che evolve continuamente pur mantenendo una struttura tradizionale. Un aspetto distintivo è l'intensa violenza, spesso utilizzata come strumento di intimidazione e controllo del territorio, con un tasso elevato di omicidi rispetto ad altre zone mafiose italiane. Le estorsioni sono una delle principali fonti di reddito. Le imprese locali, soprattutto nel settore agricolo e turistico, sono frequentemente vittime del "pizzo", un sistema di protezione estorsiva che permette ai clan di esercitare un controllo diffuso sull'economia locale. Questo dominio sul territorio ha reso difficile la denuncia da parte delle vittime, poiché la paura di essere brutalmente aggrediti o uccisi è molto alta.

«Per esperienza diretta posso dirle che la mafia foggiana, è particolarmente feroce. Qui, le dinamiche criminali sono caratterizzate da una violenza inaudita, senza codici d’onore come in altre mafie, che almeno evitano di colpire donne e bambini», commenta Michele Abbaticchio, vice presidente di Avviso Pubblico minacciato dalla mafia.

Cosa può dirci di questa organizzazione criminale?

«Negli ultimi anni, la mafia foggiana ha compiuto un’evoluzione pericolosa, espandendosi in nuovi settori e infiltrandosi in modo sempre più capillare nei comuni, fino al punto di farli commissariare per mafia. Diversi comuni della provincia di Foggia sono stati sciolti proprio per queste infiltrazioni. La violenza si è intensificata, e i territori sono diventati campo di battaglia per i clan, impegnati in una brutale guerra di droga e potere. In questo clima di terrore, è avvenuto l’omicidio di Antonia Lopez, la giovane uccisa per errore in una discoteca di Molfetta. In parallelo, si sono registrati episodi di estrema violenza anche a Bitonto, dove in pieno giorno si è verificato un tentativo di omicidio. La situazione si sta aggravando, con una pericolosa riorganizzazione dei clan a Molfetta e Bari, che lottano per il controllo del traffico di droga. I ragazzi affiliati a queste organizzazioni hanno un unico ordine: spararsi a vista. Questa è una guerra senza regole, che coinvolge chiunque si trovi sulla loro strada. Per questo la situazione è diventata ingestibile, con sparatorie che possono esplodere in qualsiasi momento. La violenza continua a permeare la vita dei cittadini, sempre più esposti al rischio di essere coinvolti in azioni criminali».

Secondo lei cosa andrebbe fatto?

«Secondo me andrebbe ridotto il consumo di droga investendo in attività nelle scuole, promuovendo luoghi di aggregazione e aumentando i controlli sul territorio».

Come vengono reclutati i giovani dai Clan?

«Le famiglie stesse, sono conniventi e spesso spingono i propri figli verso la criminalità. Pensano che la scuola offra un percorso lungo e incerto, mentre la mafia garantisce una carriera rapida: si passa dal fare da palo al diventare spacciatore in poco tempo, con uno stipendio che può arrivare a 1.300 euro al mese. Questo è l’orribile fascino che la criminalità esercita sui giovani, e finché non riusciremo a offrire alternative reali e concrete, sarà difficile spezzare questa spirale di violenza».

Lei è stato minacciato?

«Sono stato sindaco di Bitonto per dieci anni, e in questo tempo ho ricevuto minacce e intimidazioni da parte della mafia. Oggi sono il vice presidente di Avviso Pubblico, un’associazione che si occupa del supporto agli amministratori locali nella loro lotta contro le mafie. Come sindaco, avevo avviato una politica di controllo del territorio urbano, ma questo ha innescato una reazione violenta da parte dei clan. Sono stato aggredito da un uomo agli arresti domiciliari, collegato alla mafia locale. Dopo l’aggressione, hanno cominciato a minacciarmi apertamente, fino al punto di scrivere su il mio account Facebook un post: "Sei un morto che cammina." Hanno anche bucato le gomme della mia macchina, segno che ero nel loro mirino».

Anatomia della mafia foggiana: Geografia e struttura di un potere criminale in evoluzione

Nella relazione della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) del primo semestre 2023, emerge il ritratto di una mafia in costante evoluzione, capace di adattarsi alle circostanze pur mantenendo la sua natura spietata. La Società Foggiana, è un’entità composta da diverse organizzazioni mafiose che operano in vari ambiti della provincia di Foggia. Tra queste, emergono la mafia garganica, la mafia dell'Alto Tavoliere e la malavita cerignolana, ciascuna con un controllo ben definito su specifici territori. Tuttavia, nonostante la suddivisione geografica, i gruppi mafiosi sono strettamente legati da alleanze che facilitano la condivisione di risorse, interessi e attività criminose. La Società Foggiana opera con una struttura federale, suddivisa in tre principali "batterie", ognuna delle quali gestisce affari criminali autonomi ma complementari. Queste batterie sono i Sinesi-Francavilla, i Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese e i Moretti-Pellegrino-Lanza. Ogni batteria è responsabile di un segmento particolare delle attività mafiose, ma il loro equilibrio è sempre instabile e può facilmente degenerare in violenti conflitti. I contrasti tra clan rivali, infatti, sono all’ordine del giorno e spesso portano a scontri sanguinosi per il controllo del territorio e delle risorse ma hanno un’incredibile capacità di rigenerarsi. I gruppi mafiosi foggiani sono una minaccia permanente per la regione ed hanno compiuto negli ultimi anni, numerosi crimini di particolare gravità, come la Strage di San Marco in Lamis del 2017, in cui furono uccisi quattro uomini, due dei quali non avevano legami con la criminalità, furono giustiziati solo perché si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato come Antonia Lopez. La violenza mafiosa non si è fermata a quell’episodio. Nel 2021, Foggia ha visto un’escalation di atti intimidatori, con decine di attentati incendiari contro attività commerciali e imprenditoriali. Bombe e incendi dolosi sono stati utilizzati come strumenti per estorcere denaro attraverso il pizzo. Nel 2023, la violenza mafiosa ha colpito in particolare gli imprenditori agricoli del Gargano, con una serie di incendi dolosi e danneggiamenti, specialmente in aree come Vieste, dove i clan mantengono un forte controllo del territorio. Nello stesso anno, l'operazione "Transumanza" ha smascherato una maxi truffa ai danni dell'Unione Europea. La mafia foggiana, insieme ad altre organizzazioni criminali, ha truffato milioni di euro destinati a pascoli inesistenti, intascando fondi pubblici europei.

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