La maggioranza vacilla ma tiene perché nessuno vuole la crisi ed il voto

Alla fine della giornata, tra le più tese e difficili per il Governo Draghi, forse la notizia della fiducia ottenuta al senato con un’ampia maggioranza è l’unica nota positiva. Soprattutto l’unica immagini di una maggioranza compatta. perché per il resto nelle ultime 48 ore all’esecutivo sono arrivati solo segnali di tempesta.

La mattinata cominciava con gli strascichi del vertice del centrodestra finito male, anzi, malissimo dicono i ben informati, con Giorgia Meloni poco convinta sulla ritrovata compattezza («Non basta dirlo, bisogna essere una coalizione con i fatti…») e Berlusconi che rispondeva sostenendo che «solo un folle romperebbe la coalizione che porterebbe alla sconfitta elettorale ed alla vittoria della sinistra». A questo si aggiungeva l’intervista al Corriere di Mariastella Gelmini che per la prima volta si allontanava da Arcore: «Non riconosco più lo spirito di Berlusconi…» commentava il Ministro in merito alle parole non proprio atlantiste del leader di Forza Italia.

Ma il meglio in realtà doveva ancora venire. Appuntamento alle 9.30 subito dopo il cappuccino di colazione, per l’elezione del nuovo Presidente della Commissione esteri. Posto lasciato libero dal Movimento 5 Stelle che però da giorni ne reclamava la proprietà candidando Licheri. Ed invece dal voto (segreto) ecco che usciva il nome dell’azzurra Stefania Craxi (cognome e storia pesante) che superava Licheri per 12 voti a 9.

Immediata si scatenava l’ira di Giuseppe Conte. Il leader grillino senza mezzi termini lanciava cannonate alla nave dell’esecutivo. «Draghi tenga in piedi la maggioranza» ammoniva il capo politico del Movimento a cui seguiva un comunicato ufficiale: "L'attuale maggioranza esiste solo sulla carta non nella realtà del confronto quotidiano. Registriamo come ormai sia venuto meno anche il più elementare principio di leale collaborazione. E' quanto scritto nel comunicato del consiglio nazionale dei 5 stelle riunitosi d'urgenza stamane dopo il voto sulla commissione esteri del senato.

Tensione quindi altissima e forse il peggio per il premier deve ancora venire. Domani infatti Draghi è atteso dalla prova più dura. Nella sua informativa sulla guerra in Ucraina dovrà illustrare la posizione dell’esecutivo ed il Paese sulla questione delle forniture di armi a Kiev. Il tutto mentre nella maggioranza dai grillini alla Lega e adesso anche in Forza Italia si comincia a pensare ad uno stop all’invio e soprattutto nel giorno in cui il Cremlino ha espulso 24 diplomatici italiani. «Un atto ostile» lo ha definito Draghi.

Tensioni su tensioni. Ma alla fine la fiducia arriva perché comunque nessuno ha voglia oggi di far saltare il governo e di andare al voto anticipato. Come ormai accade dall’inizio di questa tormentata come non mai legislatura.

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