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January 09 2014
Qui nel Maine gli orsi polari hanno freddo. Alyce, che col marito Jon mi ospita nella sua fattoria per un anno di high school, di liceo, mi ha detto oggi che gli orsi polari, negli zoo, con questo gelo non vengono tenuti all’aperto ma al riparo nelle loro casette. E il terreno è così freddo e duro per il ghiaccio, che non si può scavare una buca e i morti non vengono seppelliti ma conservati in freezer speciali, aspettando la primavera per la sepoltura.
Ma tutto questo è normale. Qui sono attrezzati. Non vanno contro la natura, la assecondano. A scuola, di regola i bambini possono giocare all’aperto durante la ricreazione fino a -6 Fahrenheit (i nostri -21). E ci sono cartelli che indicano quando puoi camminare su un lago ghiacciato perché la crosta è spessa e ti può reggere.
In generale nel New England (il Maine è lo Stato più a nord, al confine col Canada) del loro clima dicono solo: “You never know”, “Non sai mai”. Non importa quello che dicono i meteorologi. Il tempo del New England fa un po’ come gli pare. Il tempo del New England non ha regole. E i New Englanders lo sanno, loro il cielo lo conoscono meglio di chiunque altro. Loro convivono con il loro cielo sregolato e imprevedibile. Lo conoscono e lo lasciano fare, lasciano che venga giù potente e sfrenato e si adeguano, si comportano di conseguenza. Sopportano il gelo, quello vero, i 30 gradi sotto zero che irrigidiscono i muscoli, le mani, che spaccano le labbra e gelano la mente. Loro sanno che senza un giaccone sperimentato per le basse temperature, senza guanti e capello, non si esce di casa. Sanno che in macchina va sempre tenuto un deicer, un antigelo, e un kit anti-gelo con doppi calzini, doppi guanti, scaldamani, scalda dita dei piedi e coperte varie. Non sia mai accada qualcosa, non sia mai finisca la benzina o un cervo ti attraversi la strada e la macchina si ribalti chissà dove nel bosco...
Gli abitanti del Maine le sanno queste cose, loro con la natura ci sono nati, loro con il freddo ci sono cresciuti. I bambini giocano in una neve più alta di loro. E la amano. Imparano a spalare appena imparano a camminare. Imparano a non avere paura dei fiocchi di neve che vengono giù. Sanno come camminare sullo strato di ghiaccio alto due centimetri che segue ogni freezing rain, la pioggia che tocca terra e diventa subito ghiaccio. Sono abituati al loro freddo inverno. E lo amano. Amano la bellezza degli alberi coperti di ghiaccio che riflettono la luce del sole, la bellezza delle montagne innevate, dei tetti bianchi, delle orme dei cervi nella neve. Ne conoscono la bellezza. E la amano. Ma ne conoscono anche la pericolosità. La pericolosità del lago ghiacciato che si può rompere sotto i tuoi piedi. La pericolosità del ghiaccio sulla strada che fa slittare la macchina, dei frost bites, i morsi del congelamento. Sono preparati, questi New Englanders. Lavorano come formiche durante l’estate, si preparano al grande freddo. Gli uomini tagliano la legna per averne a sufficienza nel camino quando il tempo farà come gli pare.
A Roma credevo di sapere che cosa fosse il gelo, qualche grado sotto lo zero. Ma qui c’è il freddo vero. Quello dei 30 gradi sotto. Quello che ti fa diventare le orecchie rosse e doloranti e che entrando in gola ti fa male. L’inverno quassù è l’inverno del grande nord. L’inverno della neve che cade e cade ininterrottamente. E quando non nevica piove. Ma la terra è così fredda che quando le goccioline di pioggia toccano terra diventano ghiaccio. Diventano ghiaccio sugli alberi spogli. Diventano ghiaccio sui tetti delle case. Diventano ghiaccio sull’asfalto delle strade. Dopo qualche ora di pioggia, guardando dalla finestra, il paesaggio sembra un dipinto di cristallo. È bello da vedere, quando si sta in casa seduti davanti al fuoco con una cioccolata calda tra le mani. È un po’ meno bello quando devi andare a scuola e l’autista del bus giallo deve tornare indietro e prendere la rincorsa per superare le cunette ghiacciate. Qui le scuole non chiudono quasi mai. Se succede, ti avvertono prima per telefono, per e-mail o alla televisione.
Roma si blocca con pochi centimetri di neve. Nella piccola cittadina di Farmington, Maine, con la neve alta mezzo metro per le strade, i bus gialli portano i bambini a scuola e la gente va a lavoro senza problemi.
Si va a scuola anche quando le temperature sono artiche. A quel punto devi dimenticare l’esistenza delle parole “moda” e “stile”. Devi dimenticare il bel giacchettino che indossavi a Roma e gli stivaletti neri con il tacchetto. Qui, solo grossi stivali con tanto di pelliccia. Strati e strati di leggings. “Stay warm”. Stai calda, ti insegnano gli abitanti del Maine. E ti conviene fare come dicono loro. I Mainers lo sanno. Loro sanno tutto del loro clima e del loro cielo. Nel freddo ci sono nati e cresciuti. E allora sono abituati ai frost bitese a non seppellire i loro cari d’inverno. Sono così abituati a vivere in questo grande freezer che quando fa zero gradi, a loro sembra arrivata la primavera e vedi i ragazzi andare a scuola in magliette a maniche corte e la gente fuori dalle case a godersi il “bel tempo”.
Voi la chiamate tempesta perfetta, qui è la normalità.