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October 30 2014
"Non è stata colpa di Matteo Renzi e della linea di scontro con il sindacato ribadita alla Leopolda. Di quelle manganellate agli operai della Ast di Terni che hanno fatto ripiombare l’Italia in un clima da anni ’50 la colpa principale la porta la ThissenKrupp. Ora bisognerà accertare le responsabilità del ministro dell’Interno Angelino Alfano e del prefetto di Roma. Ma a Renzi vorrei ricordare quello che, come riporta una delle prime biografie, gli diceva il suo confessore: "Matteo, Dio esiste, ma non sei te. Per cui rilassati".
Parla, in questa intervista esclusiva a Panorama.it, Antonio Boccuzzi, il deputato-operaio del Pd, unico sopravvissuto alla strage più grande di operai degli ultimi anni provocata dall’incendio che nel 2007 alla Ast di Torino arse vivi sette suoi compagni di lavoro. Boccuzzi aveva 34 anni e ancora adesso di notte gli capita nel sonno di rivedere i terribili fotogrammi di quella che è stata una delle più grandi tragedie del mondo del lavoro.
Eloquio pacato, moderato sia nei toni che nei contenuti, lui in fabbrica era un delegato della Uilm. Jeans e codino, Boccuzzi ha un carattere allegro, nonostante tutto, e affabile. L’equilibrio e la competenza che esprime nella commissione Lavoro di Montecitorio gli sono valse la stima e la simpatia anche dei colleghi del centrodestra.
On. Boccuzzi, come ha vissuto la giornata di ieri?
È stata per me dolorosissima, terribile non solo per il gravissimo episodio davanti al Ministero dello Sviluppo economico, ma anche perché mi ha rinnovato tutta l’angoscia per la tragedia di cui sono l’unico dei sopravvissuti. Io e le famiglie dei superstiti per quella strage chiediamo le pene più forti possibili. Ma, attenzione, non pene esemplari, perché non vogliamo alcuna vendetta, chiediamo giustizia.
Quanto alle manganellate, il suo collega bersaniano Davide Zoggia in un’intervista a Il Corriere della sera attacca dicendo che sono anche il frutto di certe affermazioni contro il diritto di sciopero fatte alla Leopolda dal finanziere Davide Serra. Lei, che fa parte dell’area giovani turchi come la pensa?
Io dico che la colpa non è e non può essere di Renzi. Ma lui, suo malgrado, ha di fatto trasformato quello che gli diceva il suo confessore: “Dio esiste ma non sei te” in un messaggio politico al paese che suona capovolto: "Dio sono io". È in questo clima, fatto di strappi e di scontri, che si inserisce l’infelice battuta dell’europarlamentare Pina Picierno contro il segretario della Cgil Susanna Camusso, accusata di essere stata eletta con "voti falsi". Anche queste sono manganellate, seppur metaforiche.
Ma Susanna Camusso aveva accusato il premier di essere al governo grazie ai poteri forti...
Sì, e anche lei ha sbagliato, se non altro perché ha usato lo stesso linguaggio del suo acerrimo nemico Sergio Marchionne il quale disse: "Renzi ce lo abbiamo messo noi".
Questo clima di scontro Pd-CGIL ha influito sull'episodio delle manganellate agli operai della Thissen?
Io non voglio, non posso e non devo pensare che sia colpa anche di certi strappi renziani. Dico però che è giunto il momento in cui da parte di tutti, e quindi anche da parte di Renzi, i toni si devono abbassare per non correre il rischio che determinati messaggi di rottura vengano poi declinati in maniera pericolosa.
Come giudica il clima da guerra fredda dentro il Pd: Renzi che di fatto invita la minoranza ad andarsene e gli oppositori a loro volta che replicano di voler restare?
Io credo che la vera vocazione maggioritaria di quello che è stato il meraviglioso sogno di Walter Veltroni imponga a tutti noi di rimanere dentro il Pd. Evocare la scissione da una parte e dall’altra, come hanno fatto Renzi e la minoranza, offusca soltanto le potenzialità e i valori espressi dall’opposizione interna. Se ci sarà una scissione, sarà una sconfitta per tutto il Pd e il suo segretario.
Sta dicendo che il Pd di Veltroni, che la volle in parlamento, era più inclusivo e dialogante di quello di Renzi?
Senza dubbio. Solo che Veltroni, pur avendo perso con il 33%, e rappresentando il primo partito italiano nelle elezioni del 2008, purtroppo non ebbe mai la possibilità di mettere alla prova la sua capacità riformatrice fatta di decisionismo ma anche di dialogo.