Mangiare bene per sconfiggere il male




Contiene una promessa impegnativa il libro di Maria Rosa Di Fazio, oncologa milanese che da tempo predica e pratica una logica integrata contro i tumori. Il titolo è infatti Mangiare bene per sconfiggere il male (Mind edizioni) e lei è troppo seria per fare facili concessioni alle mode, anche alimentari, del momento. Del resto, Di Fazio utilizza certamente la chemioterapia - «che ha portato molti successi» - ma è anche convinta che possa e debba essere coadiuvata da un buon regime alimentare.

Non c’è dunque nessun flirt con alimenti più o meno “magici” che facciano regredire o consentano di contenere le neoplasie. C’è invece un ragionamento serrato, scientificamente coerente, esposto con grazia colloquiale, che parla con proprietà ed esempi della necessità di maggiore consapevolezza a tavola.

E qui casca l’asino, come si dice. La verità è che magari intuiamo, ma culturalmente ignoriamo, tre grandi categorie di problemi. La prima, forse la più grave, ruota intorno al reale ruolo dei carboidrati e all’insostenibilità attuale del glutine: che l’industria sempre più sofisticata pompa in gran quantità (il doppio di un tempo) nelle farine raffinate. Tra l’altro, il tema della cattiva alimentazione industriale non si riflette solo sulle formazioni tumorali ma anche sulla gamma notevole e crescente delle malattie autoimmuni e del diabete più di ogni altra.

La seconda consapevolezza da acquisire riguarda la nocività del latte di mucca e derivati, in particolare per certi tumori come quelli ormono-sensibili (mammella, utero/ovaio, prostata e tiroide); e soprattutto degli zuccheri, che se allietano il nostro palato sono anche eccellente carburante del cancro (che colpisce sempre più soggetti giovani).

Banditi i dolcificanti di ogni ordine e grado («allora meglio un cucchiaino di zucchero bianco, che peraltro non differisce affatto da quello di canna»); e se il gusto amaro del caffè fosse inaccettabile, allora meglio il caro vecchio miele o lo sciroppo d’acero o meglio ancora arrivare a una riduzione progressiva del grado di dolcificazione. Anche la frutta, proprio per il suo alto contenuto zuccherino, andrebbe consumata con moderazione, certamente mai a fine pasto e comunque se possibile al mattino. Filtra qui un importante discorso di cronobiologia: il nostro organismo è predisposto a metabolizzare più al mattino e molto meno dal pomeriggio in poi: caratteristica che dovrebbe quindi trovare un corrispettivo nel nostro modo di nutrirci.

La cosa curiosa, che Di Fazio racconta e che potrebbe risultare controintuitiva, è che vegetariani e vegani, magari fruttariani, incorrono nelle stesse problematiche oncologiche degli onnivori perché la loro dieta è troppo sbilanciata. Via libera alla carne, dunque? Non proprio. O meglio: sì, ma in piccole quantità. Sì, ma bio e una volta  ogni dieci giorni. Si, ma non bruciata sulla griglia, perché fa malissimo.

Per alleviare il duro colpo che potremmo ricevere da alcune informazioni del libro, diciamo che ci sono anche belle sorprese. Ad esempio, che le uova non fanno affatto male né tantomeno aumentano il colesterolo. E, soprattutto, che sono consentiti degli strappi. Anche se i formaggi non fanno bene e i dolci sono deleteri, per dire, ogni tanto ci si può concedere qualche gratificazione. La cosa importante è che, ordinariamente, il regime alimentare tenda a essere sano ed equilibrato.

Maria Rosa Di Fazio non è per niente talebana («solo con le sigarette», precisa lei). Si rende perfettamente conto che non è semplice modificare abitudini ossidate nel tempo e a proposito delle quali la gente riceve feedback positivi persino da molti medici e negli ospedali.

In appendice viene analizzato anche il tema, oggi molto up to date, della dieta per i differenti gruppi sanguigni. Funziona? Non funziona? Il tema esiste, precisa Di Fazio che è, oltre che medico, una studiosa sperimentale per vocazione. E quella del gruppo sanguigno è una delle tante informazioni personali che, sensatamente, sarebbe opportuno per ciascuno di noi conoscere.

Più in generale, occorrerebbe una impetuosa ondata di nuova scienza e nuova acculturazione popolare sulla salute e sulla malattia. Le persone che scoprono di avere un tumore in un certo organo sono indotte a credere che sia un problema a carico di quell’organo, ma non è così: stiamo parlando di «una malattia sistemica», scrive l’autrice, che riguarda cioè tutto l’organismo e che aggredisce una delle sue parti, probabilmente in quel momento la più debole o esposta. Il tumore nasce in tutto il corpo e in tutto il corpo minaccia di deflagrare. Per questo ogni cancro, per quanto segnato da un’eziologia generale, ha una storia personale e va curato assieme a quella persona.

Con un ventaglio di  strategie, con tutti gli strumenti a disposizione. Per portare avanti questa concezione evoluta di cura, Maria Rosa Di Fazio ha lasciato la clinica milanese in cui ha lavorato per oltre vent'anni (ora nel capoluogo lombardo riceve solo nel suo studio) e si è trasferita a San Marino, dove è la responsabile Oncologia del Centro medico internazionale SH Health Service: qui lei applica il metodo chemioterapico “soft” del luminare francese Philippe Lagarde, caratterizzato da una bassissima tossicità e che si avvale anche di altre forme di cura integrata.     

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