Economia
November 27 2018
Il governo sembra aver deciso di ammorbidire i propri toni battaglieri con l’Unione europea, ben esemplificati nei giorni scorsi dalle posizioni di fermezza espresse dai due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, e prova invece a cercare con Bruxelles un’intesa sui numeri della manovra.
È questo il risultato più significativo dell’incontro al vertice svoltosi ieri sera a Palazzo Chigi tra il premier, i due già citati vicepremier e il ministro dell'Economia Giovanni Tria.
Una riunione nella quale appunto, secondo quanto si è appreso da una fonte ufficiale del ministero dell’Economia si è "discusso degli emendamenti alla manovra di bilancio: il tutto nell'ottica di arrivare a un accordo” con la Commissione europea. Ma quale sarebbe il compromesso raggiunto?
In sostanza, il governo, secondo le indiscrezioni trapelate, starebbe lavorando sul filo dei decimali, che però tradotto in cifre, significa spostare voci di qualche miliardo di euro.
La proposta da portare a Bruxelles prevede in pratica un rallentamento dei tempi dell’entrata in vigore del reddito cittadinanza, in concomitanza, per lasciare inalterati delicati equilibri politici, a una frenata anche sulla famigerata quota 100 delle pensioni.
In questo modo, si potrebbe ridurre di un pur significativo 0,2% l’impatto sul deficit, facendo calare la sua quota sul Pil dal 2,4% al 2,2%. In questo modo si ricaverebbero circa 3-4 miliardi di euro, che però il governo non vorrebbe mettere in cassaforte, ma impegnare alla voce investimenti.
E che la ricerca di un’intesa sia stata subito vista con favore, è confermato dal fatto che la prima reazione a questa sorta di “buona volontà” dimostrata dal governo Conte, non è arrivata da Bruxelles, bensì dai mercati, con lo spread che repentinamente è sceso sotto quota 300, un livello di guardia sopra al quale invece aveva paurosamente stazionato nei giorni scorsi.
Vedremo ora se l’effetto decisamente positivo verificatosi sui mercati, potrà essere da preambolo ad un’accoglienza a Bruxelles anch’essa positiva delle correzioni apportate alla manovra.
D’altronde si è percepito con evidenza che, soprattutto a livello politico, Di Maio e Salvini, temono un reale avvio di una procedura d’infrazione, e anche le possibili sanzioni che potrebbero arrivare da Bruxelles per le nostre inadempienze finanziarie.
Due circostanze queste che potrebbero influire negativamente in termini di consenso in vista delle prossime elezioni europee in programma per la primavera 2019.
Intanto, un primo banco di prova per verificare se effettivamente l’Unione europea, e in particolare i tanti Paesi comunitari che avevano espresso il proprio dissenso sui contenuti finanziari della nostra manovra, avranno ammorbidito le proprie posizioni, ci sarà a breve.
Per il 3 e 4 dicembre è in programma infatti un vertice Ecofin, e in quella sede si potranno già saggiare le reazioni alle correzioni apportate dal governo al bilancio per il 2019. Correzioni che, è bene ricordarlo, dovranno poi essere tradotte in effettive norme di legge, molto presumibilmente con decreti ad hoc che saranno collegati alla manovra in via di approvazione. Insomma la strada è ancora lunga, con un sentiero che tra l’altro si fa sempre più stretto. Staremo a vedere.