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Marani: “Con Tacopina e Saputo, Bologna può tornare grande”

Tutto in una notte, o poco più. Nella serata di ieri, il consiglio di amministrazione del Bologna ha dato il via libera all'insediamento della cordata americana capitanata dall'ex vicepresidente della Roma, Joe Tacopina. Dentro lui e fuori due: l'ormai ex presidente Albano Guardaldi e, soprattutto, Massimo Zanetti, il patron della Segafredo, che nelle scorse settimana si era detto disponibile a impegnarsi in prima persona per ripianare il bilancio della società. Da oggi, la Bologna del calcio parla inglese. Tutti felici? “La città mi sembra contenta - spiega Matteo Marani, bolognese doc e direttore del mensile di sport "Guerin Sportivo" - La mia impressione è che ci fosse una predominante corrente di pensiero che si augurava l'arrivo degli americani, anche perché pare abbiano grandi potenzialità economiche”.

Dicono e scrivono che il grande sconfitto della vicenda sia Massimo Zanetti: condivide?
“Zanetti è stato sicuramente preso in contropiede. Fino alla primavera scorsa, non si era mai esposto in via ufficiale benché glielo chiedessero tutti, anche tramite lettere pubbliche. Ma lui ha sempre risposto che se non la sentiva perché aveva altri problemi a cui badare, come l'ingresso in borsa della sua azienda. Un passo indietro che è stato letto da molti come un disinteresse vero e profondo nei confronti della squadra. Poi, quando si sono affacciati gli americani, è improvvisamente arrivato anche lui, coinvolto da Morandi e da Guaraldi. Se si fosse mosso prima, quando tutta la città in ginocchio gli chiedeva di entrare, credo che oggi non saremmo qui a parlare della cordata americana. Invece lui ha vacillato, aspettando troppo e consentendo a Tacopina di fare l'affondo decisivo. Zanetti si è trovato a battersi con gente che sa fare affari quanto lui, forse di più, e gli è andata male. Sì, si può affermare senza tema di smentita che Zanetti esca sconfitto da questa vicenda”.

Qual è il principale errore che si può imputare all'ormai ex presidente Albano Guaraldi?
“La sua è stata una gestione scellerata. Ha fatto una serie di errori clamorosi, l'ultimo dei quali, probabilmente il più grosso, è non essere riuscito a trattenere Gilardino. La cessione di Diamanti nel gennaio scorso, ha poi segnato la retrocessione del Bologna in Serie B in un campionato in cui non serviva tanto per salvarsi. In quel momento, ha preferito prendere i milioni di euro dai cinesi che badare al bene della squadra. Da gennaio a giugno, il Bologna è stato in campo solo virtualmente. Non ha più segnato, non ha più avuto neanche un giocatore in grado di trascinare lo spogliatoio”.

Denaro a parte, quale potrebbe essere il valore aggiunto della nuova presidenza Tacopina?
“Tacopina è un avvocato, non un imprenditore. Il suo mestiere, a Roma come a Bologna, è stato mettere insieme gli investitori. Non so quale sia il guadagno, anche se certamente ci sarà. Altro discorso vale per Joey Saputo, presidente dei Montreal Impact: sulla sua capacità finanziaria non esistono dubbi. E' uno degli uomini più ricchi dell'Occidente. Sia chiaro, questo non vuol dire che investirà tantissimo sul Bologna, lo capiremo soltanto nei prossimi mesi. Significa però che ha i mezzi per fare bene”.

Anche la Roma giallorossa è a stelle e strisce. E da quelle parti le cose sono andate piuttosto bene.
“Certo che sì. Al di là degli ottimi risultati sul campo, siamo di fronte a un nuovo corso societario del quale stiamo misurando la forza in questi giorni. Dopo la vicenda di Torino, Pallotta ha trovato il modo di stemperare gli animi e riportare la serenità nell'ambiente. Speriamo che sia possibile fare qualcosa di simile anche a Bologna. Molto dipenderà dalle persone che verranno coinvolte nel progetto. Si fanno già i nomi di Fenucci, Corvino, professionisti che sanno il fatto loro e che sono capaci di lavorare con i giovani in un contesto che ovviamente non è come quello di Roma. Ciò detto, sono convinto che Bologna sia un eccellente posto per fare calcio. Sono tanti anni che non lo si fa o lo si fa molto male. E' una piazza che se le cose vanno bene, ti ripaga molto. C'è tanta fame e tanta speranza. Ecco, a mio parere gli americani hanno portato a Bologna un po' di quella speranza che da queste parti non si vedeva da anni. Un sentimento che invece Zanetti non è mai riuscito a trasmettere”.

Dall'allenatore Árpád Weisz, titolare di due scudetti negli anni Trenta, a campioni celebrati come Giacomo Bulgarelli, Harald Nielsen, Ezio Pascutti. Cosa è rimasto oggi di quella Bologna che “tremare il mondo fa”?
“E' una città che ha visto grande calcio e grandi campioni. Bologna è stata cullata e cresciuta con i miti e non tutte le città possono vantare un simile passato. Agli appassionati un po' più giovani è toccata la parte peggiore, retrocessioni e fallimenti. Ma il sentire, l'humus della piazza è ancora quello di una città che si immagina e vuole tornare grande e io credo che abbia tutte le potenzialità perché accada. E' un ricordo che deve tornare a essere cronaca, attualità, non soltanto storia”.

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