Economia
January 27 2014
Quanto vale il made in Italy? Giuseppe Caiazza, amministratore delegato dell’agenzia di pubblicità Saatchi & Saatchi Italia, se lo chiedeva da tempo. «Sia perché lavoriamo con aziende paladine nel mondo del marchio Italia, sia perché viaggiando avvertivo una disarmonia tra quello che noi pensiamo dei nostri prodotti e la percezione dei clienti internazionali».
Così Caiazza ha commissionato all’istituto canadese Hotspex una ricerca che ha sondato i pareri sul brand Italia di un campione di oltre 2 mila uomini e donne tra i 21 e i 65 anni di due paesi chiave, Stati Uniti e Cina. Di più: lo studio ha messo a confronto i loro giudizi sul «made in Italy» con quelli sul «made in France», il nostro concorrente più temibile nella moda e nel food.
Risultato? In generale abbiamo posizioni tutt’altro che di retroguardia, ma le sorprese non mancano. Apprezzati per qualità e tradizione, i prodotti a marchio italiano vincono la partita sulla Francia presso i consumatori americani, che li considerano più affidabili e di buona fattura rispetto a quelli francesi, ma perdono in Cina, dove sono ritenuti nel confronto carenti di passione e creatività. E se gli americani finora sono stati per l’Italia ottimi clienti, per il futuro solo il 31 per cento di loro parla di sicuri acquisti di prodotti europei. Mentre i cinesi, shopper convinti, continuano nel complesso a dare preferenza alla Francia.
Secondo Caiazza i segnali che vengono dallo studio non vanno lasciati cadere. Così si sta muovendo presso grandi aziende italiane e a livello istituzionale per promuovere un progetto sul marchio – Paese, dove al verbo fare del «made in» si sostituisce il verbo creare. «Certo per rilanciare un paese non bastano le sole parole, occorrono politiche di sistema e investimenti, ma “created in Italia” è un brand che richiama passione e personalità come i mercati chiedono» conclude Caiazza. Che pensa a una vetrina ideale: l’Expo di Milano.