Economia
December 16 2013
Niente strette di mano, brindisi o fette di panettone. Solo un’email di saluto, niente più. Quest’anno, infatti, sia l’amministratore delegato Sergio Marchionne sia il presidente John Elkann non parteciperanno all’incontro di Natale organizzato dai dirigenti Fiat all’auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto. Uno strappo alla tradizione che, per qualcuno, si sposa bene con l’austerità che Marchionne predica in un anno di vacche davvero magre. O che, forse con più fondamento, si spiega con il momento delicato delle trattative con il sindacato Usa sul prezzo della Chrysler.
All’appuntamento di Natale, un anno fa, parteciparono via streaming, per la prima volta, anche i manager della casa americana conquistata dalla Fiat. Un gesto simbolico, tanto per anticipare gli effetti di un matrimonio che sembrava alle porte e che invece tarda a concludersi. Ritardo che, secondo quanto si sente dalle parti del Lingotto, comincia a innervosire Elkann. Anzi, dopo avere meditato a lungo su una possibile diversificazione degli investimenti della finanziaria di famiglia Exor, l’erede dell’Avvocato sembra ormai deciso a investire buona parte della liquidità per mantenere anche dopo la fusione con Detroit una quota che garantisca la leadership assoluta dell’Exor sul nuovo gruppo. Marchionne, però, tiene duro. Del resto, non è facile piegarsi a pagare i 5,8 miliardi di dollari chiesti dal sindacato Uaw per il 41,5 per cento della casa di Detroit dopo aver dichiarato che, per avere quei soldi, «l’Uaw deve comprare un biglietto della lotteria». Così come non è facile per il sindacato accettare di fare sconti, anche modesti, pena il rischio di una class action lanciata da qualche Landini d’oltreoceano.
Così, nell’attesa di una fumata bianca dagli States, i dirigenti Fiat devono rinunciare a un appuntamento che l’Avvocato Agnelli prima, il fratello Umberto poi, hanno sempre rispettato anche negli anni più bui. E che forse avrebbe contribuito a rafforzare il morale degli ufficiali di un esercito in difficoltà. In cifre il 2013 si avvia a essere, almeno in l’Italia, l’anno più nero per il gruppo Fiat: nei primi 11 mesi dell’anno ha venduto nella Penisola solo 348.879 vetture, il 10,4 per cento in meno rispetto al 2011. Brilla solo la Maserati, in crescita stellare (più 600 per cento). Un buon auspicio per il gruppo che verrà, com’è nelle intenzioni di Marchionne per cui Fiat-Chrysler sono già tutt’uno.