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January 28 2015
“Cerco di reagire con il sorriso e di non farmi scoraggiare”. È tutto in queste parole il segreto di Maria Elena Boschi, la ragazza di Laterina che faceva la Madonna nel presepe vivente del suo paese, capace di trasformarsi nel giro di 12 mesi dalla Miss del Pd, bella ma chissà se anche intelligente, nella donna che, a soli 34 anni appena compiuti, ha portato a casa una riforma elettorale attesa da 10 anni.
Un risultato costruito tassello dopo tassello, resistendo a pressioni di ogni genere, alle critiche, agli attacchi, dei propri compagni di partito soprattutto. Riuscendo a conquistarsi la fiducia e la stima di molti di loro (prima tra tutti la signora della sinistra italiana, la presidente della commissione Affari costituzionali del Senato e candidata al Quirinale Anna Finocchiaro) e degli altri (Denis Verdini le ha aperto la tana del lupo ma senza poterne mai fare un sol boccone).
Alzi la mano chi davvero la prese sul serio quando Matteo Renzi le affidò il dossier su cui si sarebbe giocato tutto: le riforme. Uno scoglio contro il quale, prima di lui, si erano andati a sfracellare politici ben più navigati. Soprattutto quando, cercando l'accordo con il nemico di sempre, quel Silvio Berlusconi ricevuto dal neo segretario addirittura tra le mura di casa, al Nazareno, erano stati abbandonati sul più bello in alto mare.
E invece eccola qua Maria Elena, una che sembra sempre appena uscita dalla beauty farm pure se è stravolta di stanchezza, rivendicare con orgoglio – dopo aver veleggiato tra gli squali e schivato le sirene - di aver scritto e fatto approvare una legge grazie alla quale “finalmente la sera delle elezioni sapremo chi ha vinto senza fare inciuci”.
Pensare che quando Renzi la chiamò con sé a Palazzo Chigi, anche tra i rottamatori non mancò chi storse il naso: “Ma come si fa a farla ministro – si lamentò uno di loro con il Corriere - È come se io diventassi campione di Masterchef . Certo, so fare le seppie ripiene, ma forse non basta per fare lo chef”.
Questo per dire del clima di sfiducia e scetticismo che aleggiava intorno alla “bella giaguara” messa in croce per i suoi tacchi a spillo - ai quali per fortuna non ha mai rinunciato se non in rarissimi casi sostituendoli, occasionalmente, con ballerine e scarpe da ginnastica – e i tailleur attillati come quello, celeberrimo, blu elettrico sfoggiato il giorno del giuramento da ministro davanti a Giorgio Napolitano. Uno dei tanti che la Boschi ha saputo mano a mano conquistarsi. Un altro è Silvio Berlusconi, che infatti ancora sta cercando una sua copia per Forza Italia.
Impresa non facile visto che per assomigliarle bisognerebbe possedere almeno un po' della sua granitica resistenza allo stress, della calma serafica di fronte a qualsiasi tipo di offesa (le peggiori, per lei, sono proprio quelle che arrivano dalle donne) e pure una sorprendente conoscenza dei tempi comici. Dimostrata solo qualche giorno fa quando, attesa la fine della sfuriata di una deputata grillina contro di lei rea di parlare al cellulare durante il suo intervento, la ministra chiese la parola per comunicare all'Aula il motivo della sua “distrazione”: aver appreso da Palazzo Chigi della liberazione di Vanessa e Greta, le due giovani italiane rapite in Siria.
Da provincialotta miracolata sulla via per la Leopolda (una sua invenzione) quale era considerata all'inizio e che molti invidiosi probabilmente continueranno a considerare, a ministra improvvisata per meriti più estetici che politici ieri, a motore oggi della macchina di governo. Un motore verde, che non inquina, ma dalle altissime prestazioni. In fondo lo disse anche lei che, da donne, “dobbiamo dimostrare di essere due volte più brave”.