Mario Biondi live Taormina
(cettilipari)
Musica

Mario Biondi conquista Taormina con grandi ospiti

Molti artisti, una volta raggiunto il successo, non fanno che ripetere pedissequamente la formula vincente della loro musica, quella che ha permesso loro di vendere decine di migliaia di album, con minime variazioni rispetto al copione originale. Non è il caso di Mario Biondi, una delle più belle voci maschili a livello internazionale, che negli ultimi vent’anni è passato dal nu jazz al soul, dal funk americano alla musica brasiliana, dalle canzoni natalizie al pop-dance, fino alle più recenti produzioni all’insegna del crooning à-la-Sinatra (Crooning Undercover) e alla reinterpretazione della grande canzone italiana (L’Oro).

Il denominatore comune dei suoi progetti è la sua voce inconfondibile, profonda, duttile, calda e pastosa, affinata in tanti anni di gavetta, che è stata fin troppe volte paragonata a quella di Barry White, anche se timbricamente è più accostabile ad altre due grandi voci black del passato, quelle di Isaac Hayes e di Lou Rawls. Biondi si è esibito sabato sera nella magnifica cornice del Teatro Antico di Taormina, accompagnato da un cast stellare di ospiti italiani e internazionali, nel concerto-evento “Crooning Special Night”, uno degli appuntamenti più attesi della programmazione del Festival Taormina Arte, co-organizzato da Friends & Partners, Baobab Music & Ethics e Puntoeacapo Concerti. Quasi tre ore di musica di grande qualità, nelle quali il crooner catanese è stato affiancato dalla sua affiatatissima band (Massimo Greco alle tastiere e programmazione, David Florio alle chitarre, Lorenzo Tucci alla batteria, Fabiano Petrullo al sax, Fabio Buonarota alla tromba, Luca Risoli al corno francese, Massimiliano Laganà al basso e contrabbasso) e dai Giovani dell'Orchestra del Conservatorio di Catania Vincenzo Bellini diretta dal maestro Gennaro Desiderio. Una “serata Telethon”, come l’ha definita scherzosamente Biondi per la sua lunghezza monstre, in cui il cantante si è sdoppiato nel ruolo di performer e di maestro di cerimonia di un minifestival di musica che troppo spesso sfugge dagli algoritmi delle grandi piattaforme e dai radar dei grandi media. Ieri sera si è ritrovata sul palco del Teatro Antico di Taormina una vera e propria nazionale italiana del jazz, con il trombettista Fabrizio Bosso, i sassofonisti Stefano Di Battista e Rosario Giuliani, le cantanti-pianiste Maria Pia De Vito e Francesca Tandoi, i pianisti Paolo Di Sabatino e Giuseppe Vasapolli, le voci di Simona Trentacoste e Gemma. A metà tra jazz e cantautorato si collocano altri due bravissimi artisti siciliani come Mario Venuti e Ivan Segreto, che sabato sera giocavano in casa, ma il parterre dell’evento di Taormina è stato ricco anche di nomi internazionali: dallo scozzese (ma ormai italiano a tutti gli effetti da un mese e mezzo) Nick The Nightfly, storica voce di Radio Montecarlo oltre che performer di grande classe e comunicativa, alla cantautrice inglese Rumer (vi consigliamo caldamente il suo album-omaggio a Bacharach del 2016, The girl’s in love) dotata di una voce cristallina, dal cantante e trombettista tedesco Jeff Cascaro, il cui stile soul-jazz è assai simile a quello di Mario Biondi, fino a una superstar internazionale come Gregory Porter. Il due volte vincitore del Grammy Awards come migliore album jazz vocale nel 2014 (Liquid Spirit) e nel 2017 (Take me to the Alley) ha entusiasmato il pubblico di Taormina intorno a mezzanotte, duettando con Mario nella sua celebre ballad Hey Laura, per poi coinvolgere il pubblico con la trascinante Liquid Spirit, il cui ritmo è sostenuto dal battito delle mani degli spettatori. La serata, fresca e ventosa, è stata introdotta dal saluto di Salvatore La Rosa, che ha ricordato le origini siciliane del jazz grazie al pioniere del genere Nick La Rocca, nato a New Orleans da genitori siciliani, così come avevano chiare origini italiani anche tre grandi crooner come Frank Sinatra, Dean Martin e Tony Bennett.

La lunga maratona musicale è stata aperta dallo standard My favorite things, impreziosito dal sax intriso di lirismo di Stefano Di Battista e dalla voce di Gemma, un brano contenuto nell'ultimo album di Biondi Crooning Undercover. Si torna leggermente indietro nel tempo con l'emozionante acid jazz di Shine On, composto dal pianista Massimo Greco, che ha lanciato il fortunato disco Sun, prodotto nel 2013 da Bluey degli Incognito. Biondi mostra tutte le sue doti di cantante confidenziale nella struggente Hello like before, resa ancora più emozionante dagli assoli dei suoi tre fiati Petrullo, Buonarota e Risoli, che ricevono applausi scroscianti. Fiati che sono grandi protagonisti anche di Cantaloupe Island, classico di Herbie Hancock ricco di ritmo, prima di lasciare spazio alla prima ospite internazionale, la raffinata cantautrice inglese Rumer, che incanta il pubblico con la ballad Slow. Si torna all'album Crooning Undercover con l'inedito Fool for your love, un brano la cui genesi risale ai tempi di If del 2009, il cui testo è stato scritto da Steven Sater, per anni co-autore di Burt Bacharach. «Sono davvero felice di essere qui con voi, in questo posto splendido, insieme a tanti artisti, anche se artista è ormai un termine inflazionato: dovremmo chiamarli operai della musica, anzi, artigiani della musica», ha sottolineato Biondi. Un altro artigiano della musica che l’altra sera è salito sul palco è Ivan Segreto, che nel 2004 ha esordito nel mondo del pop-jazz con il folgorante album Porta Vagnu, pubblicato dalla Sony. Segreto ha cantato l'ariosa Vola con la band di Biondi e l'orchestra, prima di lasciare il microfono al padrone di casa, che ha ripescato due brani dal suo fortunato album d'esordio Handful of Soul del 2006, la title track del disco, resa più intensa dalla tromba senza confini di Fabrizio Bosso (che tornerà più volte sul palco nel corso della serata, con assoli sempre brillanti), e Never Die, il cui stile musicale è tipicamente nu jazz. Il crooner catanese viene poi raggiunto sul palco dall'amico Nick The Nightfly, storica voce di Montecarlo Nights, che ha coinvolto il pubblico con due dei suoi brani più belli, la romantica Kiss the bride (che ha un coro davvero contagioso) e con la giocosa Be yourself, suonata con l'ukulele, canzone portatrice del messaggio positivo di non imitare nessuno, perché gli altri “posti” sono già occupati.

Gli altri due ospiti della maratona musicale sono i talentuosi pianisti Paolo Di Sabatino e Giuseppe Vasapolli, che hanno suonato rispettivamente Black Shop (composta dallo stesso Di Sabatino, che per Biondi ha scritto anche Dreaming Land in Mario Christmas) e Dindi, classico della bossa nova frutto del genio di Antonio Carlos Jobim. Le atmosfere brasiliane proseguono con Fortuna, cantata insieme al catanese Mario Venuti, accolto con un grande applauso dal pubblico di Taormina, e nella movimentata Rio De Janeiro Blue, che si è avvalsa dal sax ricco di groove di Rosario Giuliani. Mario Biondi ha mostrato di cantare molto bene anche in italiano in La voglia, la pazzia, l'idea, contenuta nell’album Sun, e con il brano sanremese Rivederti, classificatosi ingiustamente al penultimo posto del festival nel 2018 (ma sappiamo bene che qualità e Sanremo facciano rima assai di rado). La serata di Taormina è stata l'occasione per vedere dal vivo una delle pianiste jazz più interessanti della nuova generazione, la romana Francesca Tandoi, che ha duettato piano e voce con Biondi nello standard Teach me tonight, e per l'ennesima conferma della classe della napoletana Maria Pia De Vito, una delle nostre jazziste più apprezzate all'estero, che ha incantato il pubblico del Teatro Antico nel suo omaggio a Joni Mitchell con il capolavoro pop-jazz A case of you. Poiché il concerto ha già superato le due ore, Biondi aumenta saggiamente i ritmi con il brano pop-dance Love is a temple, con una versione accelerata di You'll never findanother love like mine con il cantante tedesco Jeff Cascaro e con i virtuosismi di un brano difficilissimo come Moody's mood for love, in cui il crooner catanese viene supportato dalla voce sicura di Simona Trentacoste.

Allo scoccare della mezzanotte arriva l'ospite più atteso, Gregory Porter, di cui abbiamo già parlato in precedenza: non capita tutti i giorni di vedere uno accanto all'altro due voci black di questo calibro, due giganti non solo per l'altezza di quasi due metri. C'è ancora tempo per un brano, che non poteva che essere This is what you are, la canzone-firma di Mario Biondi, che l'ha proiettato al successo una ventina d'anni fa. Il brano era stato lanciato nel 2004 non a nome Mario Biondi, ma con lo pseudonimo misterioso di Was-A- Bee. This is what you are entrò allora a far parte di numerose compilation dance, ma il salto di qualità avvenne quando il pezzo entrò nella top ten dei brani più trasmessi da Norman Jay nel suo programma cult in onda sulla BBC Radio, diventando poi il singolo di lancio dell’album d’esordio Handful of Soul nel 2006. Biondi ha ringraziato più volte il pubblico, nelle quasi tre ore di concerto, per aver riempito gli spalti del grande e suggestivo Teatro Antico di Taormina e per aver fatto sentire il suo calore per tutta la serata, anche ai numerosi e applauditissimi ospiti. Mario si è anche commosso, in una serata di grandi emozioni nella sua Sicilia, quando ha salutato sua mamma, che era in prima fila ad applaudirlo.

Uscendo dal teatro di Taormina la prima cosa che abbiamo pensato, oltre alle incredibili bellezze di cui siamo circondati in Italia, è il fatto che c'è una fervente e vivace scena pop-jazz in Italia, che si sta facendo valere non solo entro i nostri confini, ma anche a livello internazionale. L’altra sera Biondi non ha fatto semplicemente un bellissimo concerto, proponendo una selezione dei suoi maggiori successi a cui si è divertito a dare nuovi colori e sfumature, ma ha avuto anche il merito di aver chiamato a raccolta una sorta di all star della musica di qualità, italiana e internazionale, che ha confermato che c'è vita anche al di fuori delle lugubri cantilene trap, dei brani urban plastificati e dei ripetitivi brani pop dance a uso e consumo del pubblico di TikTok. Un po' come aveva fatto nel 2011 nel talent album Due, Biondi ha messo a disposizione il suo nome e un palco prestigioso come quello di Taormina a musicisti che in Italia suonano prevalentemente in piccoli e medi club, ma che invece meriterebbero venue all'altezza delle loro qualità. Non è vero, come si sente dire spesso, che "la musica di oggi fa schifo". Dietro al mondo luccicante ed effimero del mainstream, i cui meccanismi sono immancabilmente scanditi dalla richiesta di numeri sempre maggiori (un prerequisito fondamentale per organizzare concerti sempre più grandi), c'è una ricca scena musicale che ha come stella polare la qualità e che meriterebbe di essere supportata maggiormente, sia dal pubblico che dai media. Sembra tautologico, ma lo scopo della musica non è quello di macinare numeri, ma di dare emozioni: e l’altra sera, di certo, le emozioni non sono mancate al Teatro Antico di Taormina.

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