Televisione
December 01 2017
La storia di Rosy Abate è appena cominciata. Se lo dice Pietro Valsecchi, il produttore della serie culto di Canale 5, tocca fidarsi: tradotto in altri termini, la seconda stagione della fiction con Giulia Michelini si farà ed è già in fase di scrittura. Tutto dunque lascia pensare che tornerà anche Luca Bonaccorso, il poliziotto pronto a tutto pur di proteggere Rosy, interpretato da Mario Sgueglia. Ed è un momento d’oro quello che sta vivendo l’attore: dopo tanto cinema e tv – da Don Matteo a Distretto di Polizia fino a 1992 – passa all'incasso con un ruolo importante e una sfilza di cririche positive anche per la partecipazione in Suburra. Panorama.it l’ha intercettato in teatro, alle prese con la preparazione di un nuovo spettacolo che potrebbe andare in scena nel 2018.
Mario, perché secondo te Rosy Abate-La serie sta avendo un successo così clamoroso?
C’ho pensato molto in queste settimane. A differenza degli altri crime, Rosy Abate è fondamentalmente la storia di una madre che lotta contro le ingiustizie della vita. È questo il suo quid: il pubblico trova in questo snodo qualcosa d’interessante, senza contare che è un personaggio così forte da essere entrato nell’immaginario collettivo.
Tanto da diventare un’eroina fuori da ogni stereotipo…
Esatto. Merito della scrittura, che ha fatto di Rosy un personaggio controverso, duro, determinato, in grado di tenere testa agli uomini. Intorno a lei c’è poi un corollario di personaggi altrettanto forti e ben scritti. Senza contare le novità a livello di linguaggio e d’immagine.
Tra i personaggi chiave della serie c’è il vice questore Luca Bonaccorso, che interpreti tu. Che tipo è?
Luca è una persona schiva, riservata, con ferite personali molto profonde che cerca di nascondere. Ha un forte senso di giustizia, ma anche di vendetta, due aspetti che non vanno di pari passo: il suo migliore amico è stato ucciso, Rosy le ha celato molte verità e lui vive queste vicende come un fallimento personale. Ma Luca andrà avanti, provando a trovare il suo equilibrio e a giocarsi una rivincita.
Com’è stato lavorare a questo progetto?
Bello e interessante. Non avevo mai lavorato a una serie così lunga ed è stata una prova impegnativa: mantenere la concentrazione non è facile, occorre una lunga preparazione. Noi attori studiamo per questo, ma metterlo in pratica è un’altra cosa.
“Lunga vita a Rosy Abate perché il suo mito e la sua storia è appena incominciata”, ha detto il produttore Pietro Valsecchi, annunciando la seconda serie.
Non ho notizie di prima mano, ho letto quello che ha dichiarato a Sorrisi e Canzoni. Le seconde stagioni possono essere un grosso rischio, ma in questo caso ci sono i presupposti per fare una cosa ancora più interessante. Io spero che si faccia, perché mi sono divertito molto.
Di sicuro non ci sarai in Suburra 2, sempre che si faccia, ma solo perché il tuo personaggio, Quirino, il fidanzato di Livia, muore. Com’è stato recitare in questa serie cult?
Ho sostenuto due provini per Suburra, ma pensavo avessero scelgo un altro attore per quel ruolo: invece a uno dei registi sono piaciuto molto e mi hanno scelto. Sono davvero contento e la considero una sfida vinta: i ruoli piccoli sono le prove più grandi per un attore. Quando sai di avere solo dieci episodi e un numero limitato di scene a disposizione, ti sforzi di esprimere al massimo tutte le potenzialità di quel personaggio.
Che fase della tua carriera stai vivendo?
In questo momento mi sembra di volare. La cima della montagna è un passo più avanti, non mi sento affatto arrivato, ma sono soddisfatto perché tutto quello che ho fatto, sia a teatro che al cinema o in tv, è di grande qualità. La dose di fortuna è una componente fondamentale, poi perché sono consapevole di aver scelto bene.
A chi senti di dover dire grazie?
Dovrei ringraziare una moltitudine di persone, anche quelli che mi hanno chiuso la porta in faccia. Ma Beatrice Bracco (attrice e insegnante argentina morta nel 2012, ndr) è quella cui devo di più: per me è stata una maestra di vita.
Hai detto dei no dei quali ti sei pentito?
Non rimpiango niente, al massimo ho tolto dal curriculum alcuni sbagli (dice ridendo). Mi è capitato di rifiutare un ruolo molto bello e importante, ma all’interno di un progetto non era di qualità, anche se poi è andato bene. Rifarei la stessa scelta.
La tua laurea in legge sta chiusa in un cassetto. Che avvocato saresti stato?
Pessimo credo. Non ero tagliato per quel lavoro e probabilmente avrei fatto dei danni. Ho cominciato a recitare il primo anno di Liceo, iscrivendomi a un corso. A 22 anni è arrivata la svolta professionale e studiando con Beatrice ho capito di avere in mano le chiavi per aprire le porte giuste e cominciare un’avventura magnifica.
Prossimi progetti?
Ho due cose molto belle all’orizzonte. Un progetto per il cinema e uno per la tv, ma è troppo presto per parlarne.
La tua ambizione massima?
Continuare a fare quello che amo, come lo sto facendo adesso: ho trasformato la mia passione in un lavoro e spero anche in futuro di avere la possibilità e la libertà di scegliere di fare ciò che veramente mi piace.