Le manovre di Mattarella

Massimo D’Alema è davvero un uomo dalle mille vite e quando pensi che sia spacciato, destinato a coltivare la vite nella sua tenuta umbra, rieccolo. Non si contano le sue sconfitte, l’ultima delle quali risale al 2017 quando, al culmine di uno scontro con l’allora segretario del Pd Matteo Renzi, lasciò il Partito democratico per fondare Articolo uno, candidandosi poi nella lista di Liberi e uguali in Puglia. Arrivò quarto, dietro - udite, udite - a Barbara Lezzi, del Movimento 5 stelle, e a Teresa Bellanova, del centrosinistra, restando fuori dal Parlamento. Sembrava la fine della sua carriera politica: senza seggio e senza neppure un pulpito da cui arringare la folla dall’alto del suo complesso di superiorità. E invece, appena due anni dopo la batosta, rieccolo in veste di ispiratore di Giuseppe Conte, il quale, liberatosi dalle catene di Matteo Salvini e soprattutto di Luigi Di Maio, decise di volare da solo con un suggeritore d’eccezione: Baffino.


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