Maturità 2018: i 5 errori da evitare durante il colloquio orale

Ormai manca pochissimo. Qualche giorno d'attesa, 40 minuti di colloquio e l'esame di Stato per mezzo milione di studenti andrà in soffitta pronto per essere ricordato per il resto della proprio vita con innumerevoli aneddoti.

Missione: fare bella figura agli orali

Archiviate la prima, la seconda e la terza prova scritta questi sono i giorni degli ultimi ripassi in vista del tete-a-tete con la commissione d'esame.

Per molti il colloquio orale è il momento più difficile perché trovarsi di fronte a una serie di professori che hanno il preciso ruolo di valutare la preparazione delle studente spaventa e intimorisce. Al netto della preparazione, però, ci sono una serie di trucchi e accorgimenti che aiutano a fare bella figura e che restano validi per l'esame di maturità così come per ogni volta che si debba parlare in pubblico.

Come funziona il colloquio orale

Intanto è fondamentale avere le idee chiare sulla dinamica del colloquio (già evitare di chiamarla "interrogazione" dà sicurezza). L'esame orale, della durata approssimativa di 40 minuti, è diviso in tre parti.

I primi 10 minuti al candidato verrà chiesto di esporre la propria tesina, dopo si passerà alle domande della commissione (membri interni ed esterni) e infine verranno mostrati allo studente i tre scritti in modo da commentarli e verificare eventuali errori (in rete esistono decine di siti che hanno pubblicato le soluzioni delle prove, meglio dar loro un'occhiata per non farsi cogliere impreparati proprio sul gran finale).

Niente frasi contorte

Parlare davanti a un pubblico è tutt'altro che semplice. Se poi si hanno 19 anni e l'emozione della maturità che scorre nelle vene anche uno studente ben preparato rischia di fare figuracce.

Uno degli errori da evitare assolutamente è quello di perdersi in frasi troppo lunghe e contorte. Lo scopo è quello di farsi capire e il modo più semplice è quello di mettere soggetto verbo e complemento. In questo senso iniziare esponendo la tesina aiuta. A casa avrete dovuto esporla ad alta voce decine di volte e proprio questo è un buon allenamento per imparare a utilizzare la paratassi al posto dell'ipotassi.

Evitare i voli pindarici

Andate dritti al punto. Se la domanda, per esempio, è sulla poetica del fanciullino in Pascoli non partite dalla sua nascita raccontando vita, morte e miracoli dell'autore prima di arrivare al punto. La risposta alla domanda deve essere nelle prime due frasi, poi potrete sempre ampliare il discorso facendo comprendere che state parlando con cognizione di causa. A volte di desiderio di fare bella figura con la commissione porta a fare errori banali come questo.

Mangiarsi le parole

Se c'è una cosa che ogni professore odia è la "vocina" dello studente il cui utilizzo da parte dell'esaminando che bela più che parlare comporta un notevole sforzo uditivo da parte del professore e questo mal dispone l'esaminatore. Utilizzare bene la voce con un timbro chiaro e forte ben scandito senza mangiarsi le parole è un modo per affrontare ogni colloquio orale a scuola, nel lavoro e nella vita.

Non usare troppi avverbi in -mente

L'utilizzo del "dunque" a inizio frase o del "praticamente" inserito ogni quattro parole è sbagliato. In generale tutti gli avverbi che terminano in -mente hanno un suono cantilenante che mal si coniuga con l'esposizione orale. Non fanno che allungare il brodo, cosa che ogni professore detesta. Inoltre comunicano insicurezza e fanno perdere il filo del discorso. 

Occhio agli intercalari 

Lo stesso vale per l'utilizzo dei "cioè" o degli "eeeeeehh" di pausa mentre si cercano le parole che si affastellano nel cervello. Mordetevi la lingua ogni volta che utilizzate un intercalare in fase di ripasso in maniera tale che anche durante il colloquio non cadiate nell'infausta tentazione di ripetere l'errore buttandovi la zappa sui piedi.

Sopravvivere all'orale, dunque, si può. Anche uno studente non preparato in maniera eccellente se si dimostra sicuro di sé, capace di arrivare subito al cuore della risposta, in grado di esporre in maniera chiara, appassionata e sintatticamente corretta i concetti può uscirne alla grande e magari persino meglio di un compagno forse più preparato, ma verbalmente timido e insicuro.

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