Lifestyle
April 14 2014
Segui Blucerchiando su Facebook e Twitter
Caro Mauro,
la premessa è semplice: in questa sede nessuno intende parlare, giudicare e/o tirare in ballo la tua vita privata. Fondamentalmente perché è una storia triste. Nessuno sa come sia andata veramente, come siano distribuite le colpe e chi abbia più ragione. Tutti però sanno che non bisogna mai tatuarsi il nome di una donna.
Sei arrivato a Genova a 18 anni e la Sampdoria ha investito su di te. Lo scorso anno hai avuto la possibilità della vita, quella di vestire la nostra maglia in serie A e iniziare una carriera ad alti livelli. A metà della scorsa stagione tutti sapevano che saresti andato via e nessuno si è stupito quando hai iniziato a tirare indietro la gamba aspettando che il campionato finisse. Ci hai lasciato con la gioia del derby e te ne sei andato con il tuo hummer dorato arrivando a Milano dopo aver comprato il Suv più grande del mondo in un'età dove tanti giocano ancora con le Bburago.
Non è colpa tua, anche Adriano alla tua età si sentiva immortale. Lo avevano battezzato l'Imperatore ricordi? Aveva il numero 10 sulle spalle e si sentiva in potere di fare tutto dentro e fuori dal campo. Poi Milano l'ha masticato e sputato e di quel ragazzino talentuoso è rimasto oggi un uomo con tanti rimpianti, problemi e insicurezze.
Ieri hai segnato una doppietta, ma hai perso. Come uomo.
Hai dimostrato di non conoscere il significato del rispetto e della gratitudine, hai offeso la gente che per mesi ti ha sostenuto e incitato, hai oltraggiato una delle tifoserie più calde e rispettate d'Italia. Gli interisti minimizzano perché sono di parte, ma sono lo stesso pubblico che alle prime difficoltà ti fischierà e costringerà a far le valigie dimenticandosi di te.
La Sud ti aspetterà sulla riva del fiume.
Della tua triste scenata di ieri la cosa più grave è che non hai avuto neanche l'intelligenza di chiedere scusa a partita finita nel tentativo di placare un po' gli animi. Hai offeso la gradinata sud e ti sei mostrato a tutta Italia per quello che sei: un ragazzino viziato che si sente già un imperatore. Il tuo sorriso di scherno, il tuo zittire, la tua ingratitudine, hai mancato di rispetto a gente che ha contribuito a pagare il tuo stipendio, a migliaia di persone che lavorano, sudano, faticano ogni giorno e che potrebbero darti lezioni di vita a schiaffi sullo smartphone.
Tutto ti tornerà indietro. Perché il calcio, come la vita, è pieno di imprevisti che cambiano le carte in tavola, soprattutto a chi crede di aver già vinto.
Devi ancora capire come è fatto il mondo Mauro. E nel mondo la ruota gira, il karma è sempre in azione. Le belle donne, le belle auto, la prospettiva di un futuro alla Cristiano Ronaldo, un nome nella storia del calcio, orecchini con brillanti e una vita da impunito. Tutto ruota attorno alla sottile linea del successo e dell'insuccesso. Finché sei all'Inter ti faranno fischiare le orecchie con i complimenti per i bei gol ma se mai ti ritroverai da solo pensa alle 10 mila persone che hai zittito sputando nel piatto dove hai mangiato. Pensaci il giorno in cui qualcuno sputerà nel tuo. Pensa a come sei riuscito a uscire sconfitto in una giornata ideale. E soprattutto pensa a cosa i più piccoli (tutti) impareranno dal tuo gesto.
I tuoi difensori hanno già detto la loro: "c'era un clima di tensione", "normale dopo una settimana d'insulti", "chi provoca poi si deve aspettare una reazione".
Se davvero chi provoca deve aspettarsi una reazione, allora lode ad Andrea Costa (che invece ha chiesto scusa).
Tutti possono riempirsi la bocca di teorie e arringhe, ma la considerazione è una e sola: cresci bambino, cresci!