Ha avuto inizio ieri, 22 settembre, l'annuale pellegrinaggio dei fedeli islamici alla Mecca. Secondo la stampa saudita sono 2 milioni le persone che parteciperanno quest'anno all'hajj, ritenuto un dovere per ogni buon musulmano che ne abbia le possibilità, da compiere almeno una volta nella vita.
Mentre le autorità di Riad - scrive l'agenzia di stampa Misna - sono alle prese con la minaccia dei gruppi estremisti, la diffusione del coronavirus Mers (Middle East Respiratory Syndrome) e il conflitto nel vicino Yemen, i pellegrini sono entrati nello stato di ihram, la sacralizzazione rituale, durante cui sono proibite diverse azioni come tagliarsi le unghie o usare profumi.
Indossando l'abito tradizionale, due pezzi di stoffa bianca senza cuciture, dopo aver compiuto i rituali sette giri intorno alla Kaaba - il cubo nero situato nella Grande Moschea in direzione del quale i musulmani di tutto il mondo si prostrano per pregare - i pellegrini effettuano il tragitto che collega la Mecca a Mina, attraversando la pianura di Arafat e seguendo poi il percorso a ritroso.
Dopo la discesa dei pellegrini dal Monte Arafat, una collina di granito situata ad est della Mecca dove si ritiene che 1.400 anni fa il profeta Maometto abbia pronunciato il suo ultimo sermone, alla fine del pellegrinaggio avrà luogo l'Eid al-Adha (la festa del Sacrificio), una delle due più importanti feste religiose per i musulmani di tutto il mondo.
Lo scorso 11 settembre il crollo di una gru che stava effettuando lavori sulla Grande moschea ha causato oltre un centinaio di morti tra i fedeli in preghiera. Un tempo scandito da incidenti, spesso mortali, il pellegrinaggio è divenuto nel tempo oggetto di crescenti misure di sicurezza. Le autorità saudite hanno allestito un imponente schieramento di forze per prevenire incidenti. I timori sono tanto più grandi quanto più forti sono le tensioni tra gli schieramenti sunniti e sciiti, contrapposti nelle varie guerre che insanguinano la regione, ma uniti nel pellegrinaggio.