Politica
February 10 2023
«Sono molto contenta dai risultati ottenuti da questo consiglio europeo, dei passi avanti su alcuni temi che erano particolarmente delicati». C’è qualcosa di strano nel sentire le prime parole dette nella conferenza stampa post Consiglio Europeo Straordinario dal Presidente del Consiglio. Perché a leggere i titoli di molti giornali tra ieri ed oggi e a sentire le campane di numerosi commentatori la sensazione era ben diversa.
Ci hanno infatti raccontato di un’Italia «isolata», «senza peso politico internazionale», addirittura Stefano Bonaccini, impegnato nella durissima battaglia con la sua «vice» in Emilia Romagna, Elly Schlein, per la segreteria del Pd ci ha spiegato che «prima era diverso», per non parlare poi degli orfani di Mario Draghi. E qui, permettete una parentesi: l’ex Presidente del Consiglio ha una considerazione a Bruxelles che non è legata al paese di provenienza ma proprio personale; maturata negli anni alla guida della Bce. Un caso irripetibile e non comparabile con nessun altro. Soprattutto con nessuno del Nazareno.
Tanto è vero che se c’è una cosa che emerge forte da Bruxelles è che Giorgia Meloni ha proprio tra le sue priorità il riportare l’Italia al centro della politica europea, indipendentemente da chi siede a Palazzo Chigi.
Un concetto ribadito più volte e che ha fatto da sfondo alle varie questioni trattate nel corso del vertice.
Sull’Ucraina, ad esempio, ha ribadito non solo l’appoggio dell’Italia ma che la cosa principale è «la compattezza dei Paesi dell’Unione su questo». E qui, ecco la riflessione sul Cat-Macron, o meglio, sul mancato invito fatto dall’Eliseo all’Italia nell’incontro di due giorni fa con il premier ucraino, Zelensky: «Confesso che trovo alcune letture italiane un po' provinciali. Il tema non è 'gelo', 'problemi', il tema è che l'Italia è una nazione abbastanza centrale in Ue da dover dire quando su qualcosa non è d'accordo rispetto al passato in cui per noi era sufficiente stare in una foto e questo bastava a descrivere la nostra centralità. Non è facile per nessuno di noi gestire la questione Ucraina con l'opinione pubblica. Quello che era giusto era la foto dei 27 con Zelensky, anticipare la compattezza con una riunione a Parigi era politicamente sbagliato. Il tema non era stare nella fotografia e io non ho condiviso la scelta. Isolati noi? A Parigi" con Zelensy c'erano due presidenti, e non gli altri 25»
Insomma, quello che conta per la Meloni è una lettura diversa delle cose anche perché l’isolamento di questo o quello non aiuta nessuno, soprattutto la compattezza e la credibilità dell’Europa:
«Chi pensa ad una Ue di serie A e serie B - ha ribadito il premier - chi pensa che l'Europa debba essere un club in cui c'è chi conta di più e di meno, sbaglia. Secondo me quando si dice che l'Ue ha una prima classe e una terza classe, vale la pena ricordarsi del Titanic. Se una nave affonda non conta quanto hai pagato il biglietto».
Al di là della questione Ucraina le note liete per l’Italia arrivano dall’esito del confronto sul tema migranti. «Ieri si è stabilito un principio, si cambia approccio, che è molto diverso da quello degli ultimi anni. L'approccio messo nero su bianco parte da una frase che mai si era riusciti a mettere: 'l'immigrazione è un problema Ue e ha bisogno di una risposta Ue». Certo non è la prima volta che da Bruxelles arrivano promesse ed impegni a non lasciare sola l’Italia il principale paese di primo approdo della Ue ma la Meloni si sente abbastanza sicura del fatto che a breve non avremo solo parole ma fatti concreti. E che avranno a che fare con la gestione dell’Ong, persino l’utilizzo di fondi per la costruzione di strutture per potenziare il controllo dei confini. Insomma, anche su questo tema il premier ha ribadito il concetto a lei più chiaro: l’Italia non si accontenta più di pacche sulle spalle, mezzi sorrisi nelle foto ufficiali di fine evento. Servono gesti, soldi, azioni. Serve, in una sola parola, rispetto.