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Giorgia Meloni al Senato: le comunicazioni in vista del Consiglio Ue

Giorgia Meloni si prepara per partecipare al Consiglio europeo che si terrà giovedì e venerdì a Bruxelles e dove verranno affrontati temi quali il conflitto in Medioriente e la guerra in Ucraina. Oltre a questi, si discuterà anche del dossier sull'immigrazione e di altre questioni internazionali come la situazione in Venezuela, il conflitto in Sudan e il tema della competitività europea.

Prima della sua partenza per Bruxelles, come di consueto, la presidente del Consiglio interverrà al Parlamento per le comunicazioni ufficiali, in cui delineerà la posizione del governo italiano sui temi che saranno trattati durante il vertice europeo. Il suo intervento è previsto per le 9.30 in Senato, mentre nel pomeriggio interverrà alla Camera dei Deputati per la replica.

Accanto a Meloni, sono seduti i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini. Presiede l'aula il presidente del Senato, Ignazio La Russa.

«Questa nuova legislatura europea si è aperta all'insegna della preoccupazione e dell'incertezza per il protrarsi della guerra in Ucraina, per la drammatica escalation in Medio Oriente e i mutamenti geopolitici e le molte difficoltà attraversate dall'Ue, in parte per questi scenari e in parte figli degli errori del passato», ha detto la premier.

L' indicazione di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione Europea «riconferma la ritrovata centralità dell'Italia in ambito europeo, rafforzata da un governo credibile che garantisce la stabilità politica in un momento in cui tutto intorno a noi è instabile", osserva Meloni e a proposito del possibile ruolo di Fitto sottolinea: «Mi auguro che tutte le forze politiche italiane si facciano parte attiva presso le proprie famiglie politiche europee affinché questo risultato per la nostra nazione possa essere raggiunto rapidamente e senza inciampi. Ci sono momenti - ha aggiunto - in cui l'interesse nazionale deve prevalere su quello di parte: mi auguro che sia uno di questi senza distinguo e senza tentennamenti».

Nelle sue comunicazioni la premier ha spiegato: «La delega al Pnrr» del commissario Raffaele Fitto, «secondo le indicazioni della presidente dovrà essere esercitata congiuntamente con il commissario Dombrovskis: qualcuno ha letto in questo affiancamento una ipoteca rigorista, ma questa collaborazione di carattere paritario rappresenta piuttosto un'opportunità per il commissario italiano di far valere le ragioni di una necessaria maggiore flessibilità negli investimenti, una posizione storicamente italiana che ha trovato un primo parziale accoglimento nella riforma del Patto di stabilità». La delega al Pnrr conferita a Raffaele Fitto nella Commissione europea «vale circa 600 miliardi di euro». «Grazie all'ottimo lavoro svolto negli ultimi due anni dallo stesso Fitto, l'Italia è la nazione più avanti di tutte nella realizzazione del Pnrr», ha aggiunto.

«La centralità dell'Europa non è scontata»

«L' Europa di domani non può essere uguale a quella di ieri e di oggi, deve cambiare, ripensare completamente le sue priorità, il suo approccio, la sua postura», «dobbiamo chiederci quale futuro intendiamo costruire per l'Europa» perché "la centralità del nostro continente non è scontata» ha detto la presidente del Consiglio nelle comunicazioni in Senato. «Il mondo in cui troppo a lungo ci siamo crogiolati è finito - ha rilanciato Meloni -, non possiamo perdere l'occasione storica che questa nuova legislatura ci offre» ovvero se guardare al futuro o continuare ad «essere un gigante burocratico con molte regole». E ha aggiunto "Possiamo invertire radicalmente questa tendenza, concentrandoci sulla visione e sugli strumenti necessari a realizzare quella visione. È quello che i cittadini ci hanno chiesto con il loro voto, e fedeli come siamo alla sovranità popolare intendiamo dare seguito a questa indicazione. Ecco lo spirito con il quale il governo Italiano intende affrontare la legislatura europea che si è appena aperta».

Sostegno all'Ucraina

«Non ci rassegniamo, come pure in molti suggeriscono, all'idea di abbandonare l'Ucraina, all'idea che di fronte alla violazione del diritto internazionale dovremmo chiudere un occhio, banalmente perché sappiamo che quando saltano le regole le crisi si moltiplicano, e tutti ne paghiamo le conseguenze - afferma la premier in Senato -. Così l`invasione dell`Ucraina sta avendo effetti destabilizzanti molto oltre i confini nella quale si consuma, contribuendo ad accendere nuovi focolai di crisi o a far detonare quelli mai spenti. Sono convinta che quanto accade in Medio Oriente sia figlio anche di questa destabilizzazione. Voglio condividere con voi la preoccupazione per l`escalation in corso in Libano, perché sono sinceramente preoccupata da come sta evolvendo lo scenario, nonostante gli sforzi innumerevoli, nostri e dei nostri alleati». E poi: «Il Consiglio europeo - ha sottolineato Meloni - ribadirà il proprio sostegno alla causa ucraina, perché l'obiettivo di tutti rimane sempre lo stesso: costruire le condizioni per una pace giusta e duratura e aiutare l'Ucraina a guardare al futuro, un futuro di prosperità e benessere. Giovedì scorso ho ricevuto a Roma il Presidente Zelensky e in quell'occasione ho ribadito ancora una volta che difendere l'Ucraina è nell`interesse dell`Italia e dell'Europa, perché significa tutelare quel sistema internazionale di regole che tiene insieme la comunità internazionale e protegge ogni Nazione».

Preoccupazione per lo scenario in Libano: «Atteggiamento di Israele è ingiustificabile»

«Sono sinceramente preoccupata dallo scenario in Libano», ha dichiarato la premier "nonostante gli sforzi innumerevoli nostri e dei nostri alleati. Le postazioni Unifil sono state colpite dall'esercito israeliano e io penso che questo non si possa considerare accettabile. E' la posizione che l'Italia ha assunto a tutti i livelli e io stessa ho ribadito a Netanyahu. Pretendiamo che sia garantita la sicurezza dei nostri soldati» e «riteniamo» l'atteggiamento dell'esercito israeliano «ingiustificato e una palese violazione della risoluzione 1701 dell'Onu».

«Nel 2024 sbarchi diminuiti del 60%»

«Nel 2024 la percentuale di sbarchi illegali è diminuita del 60 per cento rispetto al 2023 e del 30 per cento rispetto al 2022». Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso delle comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre. «È frutto dell'operato del governo» ma anche della sigla dei memorandum con Tunisia ed Egitto, ha ricordato Meloni. Che poi attacca: «È vergognoso» che l'Ong Seawatch definisca le guardie costiere i veri trafficanti di uomini, «volendo delegittimare tutte quelle del Nord Africa e magari anche quella italiana». In questo modo si «da via libera agli scafisti che questa Ong definisce innocenti e che casualmente si sarebbero trovati a guidare imbarcazioni piene di immigrati: sono dichiarazioni vergognose», ha proseguito Meloni.

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