Economia
September 28 2023
“Non mi preoccupa l’Ue ma i mercati”. Queste le parole del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dette una settimana prima dell’approvazione da parte del Cdm della Nota di aggiornamento al Def. Affermazione che sottende un problema di non facile gestione: da chi, il governo, vuole la fiducia? Dal suo elettorato? dall’Ue? O dai mercati? La Nadef approvata ieri lascia poco spazio all’immaginazione. La fiducia che in questo momento si ricerca è quella dell’Ue, per evitare procedure di infrazione ed essere bacchettata. Il problema è che però seguendo le strette regole europee l’Italia fatica a crescere. Il documento ha infatti previsto un indebitamento netto in salita al 5,3%, con un aumento dello 0,9% a causa dei bonus edilizi per il 2023 e una crescita economica più debole del previsto per quest’anno (+0,8%) e il 2024, (+1,2%). Crescita che è legata sicuramente ad una congiuntura internazionale non favorevole ma che risulta anche essere strettamente collegata ad una mancanza di investimenti da parte dell’industria privata. Il calo della domanda di credito, che stiamo ormai registrando da mesi, è dovuto al fatto che le imprese non stanno più chiedendo prestiti alle banche per fare investimenti e questo a sua volta fa mancare la spinta alla crescita nazionale.
Come mai questa ritrosia? Sicuramente da una parte c’è il problema del costo del denaro, ma dall’altra manca una visione di lungo termine sugli investimenti reali. Una mancanza che se non colmata condanna il Paese all’immobilità economica. Un problema che non può essere dunque imputato a questo governo in senso stretto, visto l’enorme portata, ma con cui deve fare i conti. La Nadef approvata ieri è stata infatti predisposta tenendo conto “di un quadro economico-finanziario su cui gravano gli effetti di una politica monetaria restrittiva basata sull’aumento dei tassi d’interesse e le conseguenze del conflitto russo- ucraino”, spiega Giorgetti, aggiungendo anche che riguardo al quadro di finanza pubblica previsto nella Nadef, il governo ritiene che non crei alcun conflitto né con la Commissione europea né con i mercati "perché è improntato al principio della responsabilità e della prudenza con interventi indispensabili e necessari per assicurare la coesione sociale. L’aumento dei tassi d’interesse generato dalla politica restrittiva brucia risorse nell’ordine di 14-15 miliardi, sottratti ovviamente a interventi attivi a favore dell’economia e delle famiglie: è un buon motivo per non creare debito ma ovviamente dobbiamo ridurre gli effetti negativi su tutti noi”, conclude il ministro.
Una legge di Bilancio prudente con misure che rispetteranno i dettami dell’Ue e sì, che non creeranno particolari conflitti con i mercati. Ma non creare conflitti non significa guadagnarne la piena fiducia, dato che andiamo in contro ad una Manovra poco brillante dal lato della crescita. Aspetto quest'ultimo che risulta essere, tra le altre cose, apprezzato dagli investitori. Se infatti andiamo a guardare l’effetto Nadef sui BTP notiamo che lo spread si posiziona sotto la soglia dei 200 punti, ma si allarga a 198,5 punti, raggiungendo il massimo da aprile 2022. Sintomo che il rischio Italia sta tornando a far venire il mal di pancia.