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September 28 2015
743 pagine di biografia, esclusi indici e ringraziamenti: roba da Napoleone o Eisenhower... Invece no: quelle 743 pagine sono di "Michael Jordan, la vita", dettagliatissima opera di ricerca (pubblicata in Italia da 66th and 2nd) a firma di Roland Lazenby, giornalista e scrittore specializzato (anche) in ritratti di grandi sportivi. Dagli esordi all'high-school al finale di carriera, passando per i 6 titoli con i Chicago Bulls inframezzati dalla parentesi nel baseball, ecco allora raccontata la parabola vincente di quello che - come si legge nel suo profilo sul sito dell'Nba - "è per acclamazione il più grande giocatore di basket di tutti i tempi".
In realtà, MJ è stato molto di più: quelle due iniziali hanno infatti trasformato la stessa Nba in un fenomeno planetario, con relativi fatturati stellari, indicando al contempo un'icona a livello mondiale, primo atleta della storia capace di andare ben al di là dei confini dello sport. Con guadagni prima di lui impensabili per chi calcasse qualsiasi tipo di campo: uomo-immagine (di sé stesso) e uomo-azienda (la sua), da giocatore Michael Jordan ha infatti messo insieme una ricchezza stimata a un certo punto della carriera in 500 milioni di dollari, paradossalmente frutto non degli ingaggi ma dei molteplici contratti commerciali, a partire ovviamente da quello della Nike per le ormai altrettanto mitiche scarpe "Air Jordan", lanciate in occasione della sua prima stagione Nba (1984-1985) e destinate negli anni a finire ai piedi di tanti suoi avversari.
Proprio alla creazione del personaggio MJ, promossa dall'azienda del baffo dopo aver sposato al buio l'idea di un bizzarro ma geniale consulente a nome Sonny Vaccaro, è tra l'altro dedicata una delle parti di questa monumentale biografia che rivela fatti ancora ignoti (o comunque meno noti) anche a chi ha seguito da vicino l'epopea di Michael Jordan. Ma in verità, per effetto del maniacale lavoro di raccolta delle fonti da parte dell'autore (non a caso tifosissimo dei Bulls), sono tante le cronache e gli aneddoti che arricchiscono la conoscenza di un uomo e di un'atleta predestinato al successo e alla conseguente idolatria, come certificato dal tiro che nella sua stagione da "rookie" regalò nel 1982 il titolo universitario a North Carolina contro Georgetown. "Era già tutto deciso. Era destino", si può leggere al proposito nel libro, in cui Lazenby riporta una dichiarazione rilasciata dallo stesso MJ a vent'anni esatti da quella storica prodezza. "Dal momento in cui ho segnato quel tiro, qualsiasi altra cosa mi è piovuta tra le mani. Se quel tiro non fosse entrato, non credo che sarei arrivato dove mi trovo oggi".
Quel tiro, appunto, entrò. Innescando così una carriera dalle mille luci, ma non priva di ombre: alle quali l'autore dedica non pochi approfondimenti, scongiurando così il rischio - assai diffuso nelle biografie sportive - di sconfinare nell'agiografia. Ecco così raccontato anche il Michael Jordan capace di battute e provocazioni intollerabili per i compagni oppure quello capace di perdere milioni di dollari al tavolo da giocoo sui campi da golf o ancora quello - quasi licantropesco - capace di incredibili baraonde notturne per effetto di un'adrenalina tanto vincente in campo quanto a volte controproducente fuori.
Del resto, ogni grande della storia è un personaggio controverso. Ed MJ, che la storia l'ha fatta anche al di fuori dello sport, non fa eccezione. Parola anche di Tex Winter, il leggendario assistente di coach Phil Jackson e inventore dello schema "Triangolo" con cui i Bulls di dominarono negli anni Novanta: "Parlando di personalità, la sua è da studiare. Sul serio. Credo di non avere l'intelligenza adatta per capire del tutto quello che muove Michael, cosa lo rende ciò che è. Penso di averlo analizzato piuttosto a fondo, ma lui è un uomo indecifrabile da troppi punti di vista, e penso che lo sarà sempre - forse anche per sé stesso". Se l'enigma MJ vi intriga, questa - numero di pagine a parte - è allora la lettura giusta.