Lifestyle
July 05 2024
Michele Monopoli è la dimostrazione vivente che l’ironia ti può davvero cambiare la vita, anzi rivoluzionarla: a 35 anni, tre figli (Antonella di 14 anni, Nicole 9, Vito 2) e un mutuo in centro storico a Bitonto, è diventato campione di click girando irresistibili video tra gli ulivi in cui inventa dialoghi paradossali con bionde influencer pettorute, muscolosi personal trainer americani e perfino Berlusconi ai tempi in cui aveva lanciato orgoglioso il suo canale sui social. Con il risultato che Michele è diventato a sua volta un content creator per caso con 13 milioni di “mi piace” su Tik Tok, e oltre 781mila followers su Instagram, perlopiù all’estero e in Nord Italia. Per dire. Lo segue anche Anna Scavuzzo, vicesindaco di Milano. Leggere alla voce contadino-influencer, per piacere. A vederlo sembra il cugino di Antonino Cannavacciuolo con quella faccia un po’ così, la barba hipster, l’inseparabile cappellino rosso, la felpa verde e il marsupio ben allacciato in vita. E poi la pancia esibita con orgoglio e che racconta di quanto si diventi inevitabilmente più di una buona forchetta dopo un’intera giornata passata a “spaccarsi le perchie”, come dice lui. Pittoresco, simpatico e assai divertente Michele ricorda a tratti la naturalezza di cui Checco Zalone, anche lui originario di Bari, ci ha fatto letteralmente innamorare e con il ritmo incalzante di piccoli video spassosi canta la sua ode alla vita nei campi 3.0.
Sì, ma com’è iniziato tutto?
«Durante la pandemia mia figlia Antonella mi ha fatto scaricare Tik Tok e ho cominciato a girare video che condividevo su Whatsapp con il gruppo dei parenti: ero l’unico che poteva uscire per lavorare quindi mi divertivo a riprendere piccole banalità tra gli ulivi in cui davo il buongiorno, facevo commenti sul caldo e il freddo. Cose così. Poi un giorno ho deciso di metterli online. È così che ho scoperto che la gente restava incollata allo schermo».
Quando si è reso conto di piacere così tanto?
«Subito. In un paio di mesi ho raccolto oltre duemila followers che per me erano un numero assurdo. Tra l’altro parlavo in dialetto pugliese stretto e la gente mi scriveva che non mi capiva ma gli piaceva quello che facevo. Praticamente quello che succede con le canzoni in inglese, non capisci le parole ma senti che ti piacciono. Ecco. Ora sono passati 4 anni, ma è dal 2023 che il successo è esploso e i fan sono raddoppiati così non mi sono più fermato»
I video in cui metti a confronto la vita splendente delle influencer con la tua sono i più clicclati. Come scegli le tue “vittime”?
«Per caso e sono anche famose. I video in cui scimmiotto Chiara Ferragni che racconta una giornata a Portofino mentre io le faccio il verso sul trattore funzionano alla grande. Le Iene hanno portato quattro influencer a raccogliere le olive nel mio campo e con una di loro, Karen Jiane, è nata anche un’amicizia».
E sua moglie non è gelosa?
«No, finché sto al mio posto e non rovino tutto. Sa che questo del contadino-influencer è un momento che dobbiamo sfruttare per dare alla nostra famiglia un’opportunità in più».
In che senso?
«Sono un agricoltore e in un anno sono passato dal fare il dipendente ad avere la mia piccola azienda. Quello che guadagno sui social lo investo sulla terra: al momento ho 4 ettari e 600 ulivi, ma per stare tranquillo devo arrivare almeno a possederne 20 così se un giorno mi alzo e Instagram e Facebook non esistono più io ho ancora un lavoro».
Lei ha un agente, fa le sponsorizzazioni e qualcuno l’accusa di non essere più “vero”.
«Se ho la possibilità di guadagnare non dico di certo di no, le pare? D’estate mi alzo alle 3 e mezza del mattino, d’inverno alle 5 e gli ulivi mi tengono impegnato tutto l’anno ma è una vita piuttosto dura, anche se mi piace. Quindi non rinuncio di certo a pubblicizzare capsule di caffè o a fare il testimonial di Sanb (Servizi ambientali Nord Barese) per sensibilizzare sul tema dell’abbandono dei rifiuti, ad esempio. Devo mantenere una famiglia».
Lei ha sempre sognato di diventare famoso?
«No, mio padre ha provato a farmi studiare all’alberghiero perché si augurava un’altra vita per me. A 17 anni ero a Modena a fare il cameriere ma ero l’ombra di me stesso. Guadagnavo bene, ma ero dimagrito così tanto che sono dovuto tornare a casa per problemi di salute. Oggi sono popolare, ma essere riconosciuto per strada mi dà anche un po’ fastidio perché in realtà io sono un timido. Mi imbarazza essere fermato dagli sconosciuti, soprattutto quando sono in giro con i miei figli. Ma il prezzo della celebrità è anche questo. Una volta però non ce l’ho fatta. Eravamo da McDonald con i bambini e uno si è messo a urlare il mio nome così li ho avuti tutti addosso. Siamo scappati senza mangiare».
Però ho visto un video in cui si fa riprendere con Claudio Marchisio, il Principe.
«Era a un evento e l’ho trovato un uomo molto umile. Ma fosse per me potrebbero scoppiare tutti i palloni da calcio del mondo, io non sono un patito anzi. Al massimo guardo la nazionale altrimenti preferisco mangiare le lasagne».
La politica, invece, la segue?
«Per niente. Destra o Sinistra per me sono la stessa cosa perché nessuno ormai la raddrizza questa Italia. Non è colpa né di Meloni né di Conte, ma di tutti i politici che c’erano prima di loro. Insomma, è andata così. Awuandan Awuandan».
Sarebbe a dire?
«È il mio motto, intraducibile in italiano. Significa più o meno prendi la vita come viene, sii sempre positivo».
Ah, ok. Allora Awuandan Awuandan.